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Chi è la preda?

Eravamo convinti di conoscere molti dettagli ma la GamesCom di quest'anno ci ha dimostrato che del nuovo gioco di Arkane Studios si sapeva davvero pochissimo

ANTEPRIMA di Pierpaolo Greco   —   18/08/2016
Prey
Prey
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Per moltissimi mesi è stato un rumor davvero duro a morire e alla fine Bethesda ha dovuto vuotare il sacco all'E3 di due mesi fa presentando al mondo intero la rinascita del brand Prey, ripensato da zero dai ragazzi di Arkane Studios, gli stessi che hanno raggiunto il loro picco di popolarità grazie a Dishonored. È veramente complesso parlare di questo franchise senza perdersi in un lungo dibattito sulla sua difficilissima genesi. Già il primo capitolo aveva incontrato incredibili difficoltà durante il suo sviluppo più di dieci anni fa ma il suo sequel in particolare, pur raccogliendo enormi consensi al momento del reveal nel 2011, ha vissuto in uno strano limbo per quasi cinque anni prima di venire cancellato da Bethesda, causando anche un importante ridimensionamento di Human Head Studios, lo sviluppatore originale.

Una cancellazione che in realtà ha consentito al titolo di tornare in pre-produzione per venire completamente stravolto da Raphael Colantonio, una delle due menti creative alle spalle di Dishonored (e dell'indimenticabile Dark Messiah of Might & Magic) per poi ripresentarsi a Los Angeles con quello che possiamo a tutti gli effetti considerare un reboot. Lasciati alle spalle i portali, gli indiani d'America ma anche e soprattutto la componente fantascientifica alla Blade Runner con protagonista un cacciatore di taglie aliene, eccoci quindi alle prese con uno scenario sicuramente più catastrofico e dagli strani risvolti horror molto inquietanti. Siamo su una base spaziale umana attaccata da alcune entità aliene non meglio definite e probabilmente il nostro avatar è l'unico sopravvissuto che dovrà imbarcarsi in un lungo viaggio tra le varie sezioni che compongono l'avamposto terrestre con l'obiettivo di indagare sugli avvenimenti e scoprire cosa è realmente successo. Ovviamente stando bene attenti a respingere gli spaventosi assalti alieni. Se all'E3 ci eravamo dovuti accontentare di un semplice trailer di annuncio, in più occasioni approfondito e spiegato dagli sviluppatori, alla GamesCom di Colonia abbiamo potuto assistere a un filmato non particolarmente corposo che ci mostrava finalmente i primi spezzoni davvero in game. Le informazioni trasmesse in questo video erano veramente tante e purtroppo molto poco approfondite, a lasciare intendere che probabilmente gran parte delle feature di Prey ci verranno rivelate nel corso dei prossimi mesi attraverso incontri dedicati alla stampa.

Dall'inatteso incontro tra BioShock e Dishonored nasce il nuovo Prey

Il prezzo della libertà

Appena avviato il filmato non abbiamo potuto fare a meno di notare come Prey, a colpo d'occhio, sembri l'unione perfetta tra il capolavoro di Ken Levine, BioShock, e il precedente lavoro di Colantonio, Dishonored. Se risulta abbastanza facile immaginare come quest'ultimo gioco abbiamo potuto ispirare il nuovo lavoro di Arkane, la somiglianza con BioShock è probabilmente più una sensazione legata al taglio artistico veramente molto ricercato che il gioco ci ha trasmesso fin dalle sue prime battute.

Chi è la preda?
Chi è la preda?

La connessione è audace ma possibile: la sensazione di solitudine in uno spazio completamente trasformato rispetto alla sua originale destinazione d'uso, l'orrore e l'inquietudine dietro l'angolo, una certa palette cromatica e soprattutto un mondo di gioco che, nel caso di Prey, pur avendo dei fortissimi connotati fantascientifici, tradisce una certa ispirazione retrò anni '60 in tutta una serie di arredi, suppellettili e oggetti con cui il protagonista si troverà a interagire. È una strana commistione che ci ha colpito molto positivamente durante la visione del filmato con armi e gadget dal sapore anacronistico ma arricchiti con innesti cybernetici e tecnologici come display, fili elettrici a vista e placche in metallo. Inoltre sembra proprio che la base spaziale sarà liberamente esplorabile dal giocatore senza particolari limitazioni, girovagando tra le varie sezioni che la compongono e dovendo spesso ritornare sui propri passi man mano che i suoi poteri cresceranno per avere accesso ad aree avanzate prima irraggiungibili. Esattamente come avveniva nel primo BioShock. È da Dishonored però che Prey raccoglie a piene mani il concetto della libertà di azione, soprattutto quando c'è da sparare i proiettili. Esattamente come avviene nell'eccezionale gioco di Arkane, in Prey sarà possibile avanzare ad armi spianate oppure muoversi in modo più riflessivo nel tentativo di aggirare il nemico e raggiungere posizioni che ci avvantaggino durante lo scontro. Se infatti è evidente come il titolo possa essere giocato anche in stealth, proprio rispetto a Dishonored sembra essere più forte la componente action, quasi a voler sottolineare una certa tendenza all'assalto del protagonista che in qualche modo deve farsi strada attraverso una minaccia soverchiante. Non farsi vedere sembra propedeutico a raggiungere una situazione di vantaggio prima che la battaglia abbia inizio piuttosto che apparire come un metodo per evitare questo scontro. Poco più sopra abbiamo parlato di poteri e proprio in questo ambito è fortissimo l'elemento di rottura con l'eredità del franchise e l'avvicinamento al precedente titolo della software house.

Chi è la preda?

Utilizzando un attrezzo che prenderemo nelle prime fasi di gioco, il Neuromod, avremo la possibilità di acquisire le abilità delle varie entità aliene e, attraverso alcune schermate dedicate potremo scegliere quali equipaggiare e anche potenziare con un sistema ruolistico di gestione dei talenti che sembra avere una discreta profondità. Abbiamo visto una manciata di queste capacità sovrannaturali: ad esempio, mutuata dal piccolo alieno ragno ben visibile anche nel trailer di annuncio, c'è la possibilità di prendere il "possesso" di oggetti inanimati e facilitare così le movenze stealth girovagando per gli ambienti sotto forma di tazze, ingranaggi, piccole sfere metalliche e così via. Abbiamo poi visto il protagonista sollevare e lanciare oggetti di dimensioni anche molto abbondanti con un chiaro indicatore di un potere di livello 3 a sottolineare che probabilmente sarà possibile potenziare le abilità speciali per avere accesso a capacità via via maggiori. Infine abbiamo visto l'attivazione di una sorta di scarica magnetica che consentiva al giocatore di spiccare salti particolarmente elevati. Una caratteristica peculiare del gioco, vista anche nel recentissimo Dishonored 2 è poi la possibilità di concatenare tra loro questi poteri ad esempio per trasformarsi in un suppellettile, raggiungere una certa posizione indisturbati e poi lanciarsi in aria con il super salto prima di riprendere la normale forma umana.

Tutto si distrugge e tutto si crea

Affrontando il discorso nemici è stato interessante notare che le strane entità aliene hanno un design interessante e riescono effettivamente ad assumere connotati molto inquietanti una volta che li si vede in azione. Innanzitutto i piccoli "ragnetti" sembrano avere una predisposizione per i "jumpscare" essendo costantemente mimetizzati in piccoli oggetti dell'ambiente pronti a saltare in aria non appena ci avviciniamo o proviamo a interagire con essi. Abbiamo poi visto in azione i phantom, creature bipedi dalle dimensioni simili a quelle di un umano che sembrano avere una sorta di teletrasporto per avvicinarsi al protagonista e infliggere i loro colpi in mischia mortali e Arkane non ha potuto fare a meno di lasciarci con un interessante cliffhanger che vedeva in azione il nightmare.

Chi è la preda?

Si tratta di un'enorme belva dalla forma in costante mutazione che iniziava a inseguire il nostro avatar partendo da un gigantesco magazzino e riuscendo tranquillamente a passare attraverso spazi angusti e porte semplicemente modificando la sua forma. Il design degli alieni ci ha ricordato, pur con le dovute distante, il primissimo design degli alieni di XCOM: The Bureau. Ovvero delle entità nere mutaforma che si trasformano e si decompongono in base alle azioni del giocatore anche se in Prey tutto sembra estremamente più studiato e credibile e soprattutto legato a una sorta di interferenza telecinetica piuttosto che a liquidi e melme instabili come succedeva nelle prime visioni del gioco 2K Games. Mentre i nemici avevano poi la tendenza ad avvicinarsi continuamente visto che all'apparenza, almeno per quel poco che abbiamo visto, non sembrano possedere armi a distanza, il protagonista sembrava avere un interessante arsenale a sua disposizione. Le armi che si possono equipaggiare sono quattro e in azione abbiamo visto una pistola e un fucile a pompa abbastanza classici, una chiave inglese per i combattimenti ravvicinati ma anche una Glue Gun: una sorta di enorme fucile in grado di lanciare a media distanza sostanze di vario genere che possono essere caricate al suo interno. In particolare il collante che le dà il nome permetteva sia di solidificare e incollare al terreno gli alieni ma anche di creare scale e piattaforme per risolvere alcuni piccoli puzzle ambientali e raggiungere località altrimenti troppo elevate. Abbiamo parlato poco sopra del crafting e a quanto pare sarà anche lui presente in Prey per potenziare ulteriormente la componente esplorativa e ruolistica del gioco. Sarà effettuabile attraverso dei tavoli di lavoro e ci permetterà di combinare tra loro gli elementi e le risorse che abbiamo raccolto per creare nuovi oggetti, equipaggiamenti e armi a patto di avere le schematiche.

Chi è la preda?

Tutti i corpi saranno lootabili così come contenitori e oggetti dello scenario e addirittura sarà possibile utilizzare una bomba molto particolare, la Recicle Charge, per ridurre ai loro elementi basilari gli alieni ma anche le suppellettili coinvolte nel suo raggio di esplosione renderizzato come se fosse un piccolo buco nero. E come se non fosse abbastanza proprio questo sistema di fabbricazione ci è stato mostrato brevemente come cruciale per creare un jetpack antigravitazionale, elemento essenziale per poter affrontare lo spazio aperto uscendo fuori dalla stazione spaziale e avventurandoci nel vuoto a gravità zero. Proprio come avveniva in Dead Space, potremo girovagare al di fuori della struttura in rovina stando bene attenti all'ossigeno e dosando a dovere i propulsori visto che la velocità d'impatto contro gli oggetti e il nostro movimento residuo sembrano giocare un ruolo molto importante ai fini dell'esplorazione. In conclusione la presentazione di Prey a cui abbiamo assistito non ha fatto altro che aumentare a dismisura la nostra curiosità su un gioco che sembra davvero avere tutte le carte in regola per diventare l'ennesimo successo dei ragazzi di Arkane Studios. A questo punto rimaniamo in speranzosa attesa di tornare a vederlo in futuro, magari con un press tour dedicato, visto che il tempo che ci separa dalla sua uscita dovrebbe essere ancora molto. Il gioco arriverà infatti su PC, PlayStation 4 e Xbox One il prossimo anno: non sappiamo neanche il mese ma dubitiamo che possa essere prima della seconda metà del 2017.

CERTEZZE

  • Un comparto artistico davvero molto interessante che unisce fantascienza e retrò
  • Il gameplay sembra molto vario e offre elementi ruolistici e persino il crafting
  • L'atmosfera inquietante e survival sembra offrire degli interessanti spunti alla storia

DUBBI

  • Così tanti contenuti vanno verificati e approfonditi per comprendere come si incastrano nel gameplay
  • Chi si aspettava una forte impronta stealth potrebbe rimanere deluso