Il 2017 ha visto l'uscita di moltissimi titoli di grande valore, ma anche le pustole non sono mancate. Parliamo di giochi belli come un'influenza intestinale che non hanno senso di esistere ma che, per un motivo o per l'altro, sono stati comunque pubblicati. Insomma, senza dilungarci troppo in preamboli, cerchiamo di scoprire il peggio del peggio a cui abbiamo giocato nel corso degli ultimi 365 giorni: quei titoli che vorremmo dimenticare ma che ormai tormentano le nostre notti.
Bloody Boobs
Avete presente le grandi idee che all'atto pratico si rivelano essere dei disastri completi? Ecco, in Bloody Boobs non ci sono proprio idee, ma in compenso il disastro è servito. Si tratta di un action stealth in terza persona in cui si guidano delle ragazze poco vestite in un labirinto in cui sono state rinchiuse non si sa perché, alla ricerca di quattro altari su cui pregare e di mostri da evitare intelligenti come concorrenti del Grande Fratello VIP. La parte migliore del gioco è il succinto editor, in cui si può scegliere il vestito della protagonista, ma per il resto ci troviamo di fronte a un titolo vergognoso che ha senso di esistere solo come scherzo mal riuscito. Il suo unico pregio, se così vogliamo definirlo, è la brevità, il che è tutto dire. Paradossalmente l'infantilità del suo concept (donne semi-nude vs. mostri... quanta creatività) è il minore dei suoi problemi, dato che non funziona davvero niente. Se fino a ora lo avete evitato, continuate a farlo. Difficilmente rimpiangerete di non averci giocato.
Bubsy: The Woolies Strike Back
Nel mondo videoludico, negli ultimi anni non sono mancate le operazioni nostalgia. Parliamo di tutti quei tentativi, più o meno riusciti, di riproposizione sul mercato di videogiochi storici in varia forma, siano essi remake, reboot, seguiti o gli originali stessi ricondizionati per l'occasione. Certo, il remake di un Secret of Mana può avere senso, perché l'originale era amatissimo, così come, per fare un altro esempio, una mini console come il SNES Classic ha sicuramente un suo valore, perché consente di rigiocarsi diversi capolavori in modo legale... ma Bubsy? Chi sentiva la mancanza di un personaggio simile? Stiamo parlando dell'insulso protagonista di una serie di insulsi platform risalenti all'epoca dei sistemi a 16-bit che è davvero difficile sia da ricordare, sia da rimpiangere. La risposta è semplice: nessuno. Non stupisce quindi che il pessimo Bubsy: The Woolies Strike Back, platform 2.5D di orrenda fattura, sia passato inosservato. Insomma, anche la nostalgia ha i suoi limiti.
Feminazi: The Triggering
Le intenzioni di Feminazi: The Triggering sono abbastanza chiare: fare satira sul femminismo militante. Detto questo, il risultato lascia molto a desiderare... a essere buoni. Semplicemente ci troviamo di fronte a un titolo inutile, in cui nel ruolo di una feminazi bisogna andare in giro a infastidire le altre persone con accuse e offese varie, che fallisce completamente il suo obiettivo. La satira non è facile da fare e non puoi semplicemente prendere e mettere insieme tutti i luoghi comuni su un certo argomento, che magari hai rimediato di seconda mano online, per risultare efficace. Comunque, anche facendolo sarebbe il caso che ti ingegnassi nel realizzare un videogioco quantomeno decente, in modo che il messaggio non venga soffocato dal vomito che sale in gola a chi è costretto a giocarlo.
Final Fantasy XV: A New Empire
Final Fantasy XV: A New Empire è figlio dei nostri tempi. Agli sviluppatori sarà stato detto: Game of War e Mobile Strike macinano miliardi, Final Fantasy XV è un titolo di grande richiamo, il mondo è pieno di fessi, tirate fuori un titolo mobile che mescoli il tutto che ci facciamo la grana! Ne è venuto fuori un aborto free-to-play infarcito di microtransazioni pay-to-win, in cui della serie Final Fantasy non c'è davvero niente, a parte alcuni artwork. La sostanza è che Final Fantasy XV: A New Empire è un prodotto completamente inutile e, in più di un senso, dannoso, che ha come unico pregio quello di essere il riassunto perfetto di tutto ciò che non va in un certo settore del mercato dei videogiochi. Anche se è gratuito, evitate di scaricarlo.
Game of Thrones: Conquest
Rileggete il paragrafo precedente, ma sostituite la stringa "Final Fantasy XV: A New Empire" con "Game of Thrones: Conquest". Insomma, sono la stessa schifezza, applicata a brand differenti. Questo ci fa capire come ormai i giochi free-to-play siano frutto più dell'analisi dei dati che dell'ispirazione degli autori. Non è solo una questione di seguire il mercato, ma la pura e semplice volontà di creare dei sistemi di spremitura dei malcapitati videogiocatori sempre più efficienti, attirandoli ovviamente con un brand famoso. Che poi il gioco non abbia alcuna attinenza con la serie poco importa: basta che ogni tanto appaiano sullo schermo le facce dei personaggi TV a ricordarci cosa abbiamo scaricato e a convincerci a continuare a premere sullo schermo come moderni ratti da laboratorio. Sicuramente ci sono i Lannister dietro a tutto questo.
John Wick Chronicles
Quanto ci mancano i tempi in cui uscivano orrendi tie-in per ogni film che arrivava nelle sale? Per niente, ma sfortunatamente Starbreeze Studios ha voluto mantenere viva la tradizione con John Wick Chronicles, un tiro al bersaglio per il visore VR HTC Vive che dura poco (quattro livelli, uno dei quali il tutorial, per meno di un'ora di gioco) e non rende in nulla l'atmosfera del film, ma che in compenso costa la bellezza di venti euro. Un affarone! Purtroppo si tratta di un'operazione così pigra e mal realizzata, evidentemente chiusa in fretta e furia, che rende bene solo quando ignorata. Ecco, non dovete giocarci, ma potete desiderare fortemente che sia un bel titolo... vi eviterete il mal di stomaco.
Life of a Black Tiger
Dai, è uno scherzo... vero? Sulla carta Life of a Black Tiger, titolo a quanto pare esclusivo per PlayStation 4, non è nemmeno terribile. Parliamo di un action survival con protagonista una tigre nera in cui bisogna esplorare, cacciare e accoppiarsi. Purtroppo la parte bella finisce qui, perché il gioco in sé è un accozzaglia di meccaniche mal realizzate, che danno vita a un gameplay legnoso e senza mordente, accompagnato da un lato grafico che definire amatoriale potrebbe offendere l'omonimo genere porno. Life of a Black Tiger è così brutto che scatta anche nei trailer. In realtà un pregio ce l'ha: dopo averci giocato per più di cinque minuti viene voglia di darsi in pasto a una tigre vera. Magari è un buon modo per preservare la natura selvaggia e sfoltire un po' la razza umana.
Mighty Morphin Power Rangers: Mega Battle
Il primo errore commesso da Mighty Morphin Power Rangers: Mega Battle è di averci fatto tornare alla mente i Power Rangers. Il secondo è quello di esistere. Il terzo è quello di esistere (repetita iuvant, dicevano gli antichi). Stiamo parlando di un picchiaduro a scorrimento 2D tecnicamente orrendo, capace di essere allo stesso tempo breve e ripetitivo come una notte di sesso con un cuscino. Lo sviluppo è stato così frettoloso, che alcune meccaniche sembrano essere state implementate a caso, tanto per fare numero. Ad esempio l'intero gioco. L'unico movente che potrebbe spingere a interessarsi a questa roba è l'amore incondizionato per i Power Rangers... ma a quel punto il problema diventa vostro e del vostro psicologo.
Troll and I
Troll and I voleva essere una specie di The Last Guardian: un gioco cooperativo in cui un mostro e un umano finiscono per sviluppare un commovente rapporto d'amicizia. Peccato che giocandoci l'unica cosa a essersi sviluppata sia stata la frustrazione, visto che non c'è una meccanica che funzioni come dovrebbe e il gioco in sé è appassionante come una partita di calcio senza palla. Più che sviluppare empatia per il Troll, se ne sviluppa per i nemici: arrivati alla fine dell'avventura si prova un profondo rimorso per averli eliminati, impedendogli di ammazzare l'inutile bestione che ci siamo trascinati dietro per interminabili livelli, dove abbiamo risolto dei puzzle senza senso. In effetti è difficile trovare un singolo aspetto di Troll and I che funzioni a dovere... ah sì, l'uninstaller.
What's Under Your Blanket 2!?
Se lanci un orrendo gioco sul masturbarsi senza farti beccare da amici e parenti, come ti aspetti che possa reagire l'utenza media? Comprandolo in massa, ovviamente. Evidentemente per alcuni What's Under Your Blanket!? non era uno scherzo, ma una descrizione accurata della loro vita. Non stupisce che ne sia stato prodotto un seguito, ancora più brutto dell'originale, perché meno ispirato e divertito. What's Under Your Blanket 2!? è come una battuta riciclata, che al secondo giro non fa ridere più nessuno. Purtroppo, senza risate, la pochezza del gioco appare in tutta la sua evidenza. Per operazioni simili i tempi comici sono importanti. Magari va bene contro la stitichezza. Se ne soffrite e le purghe non funzionano, tenetelo in considerazione.