"Il calcio è strano, Beppe", diceva Fabio Caressa sul gol del tre a tre che avrebbe consentito al Liverpool di ribaltare il risultato contro il Borussia Dortmund nei quarti di finale dell'Europa League. E cosa c'entra? Beh, come quello del calcio, anche il mondo dei videogiochi è diventato davvero molto strano. La partita, in questo caso, è quella che coinvolge Microsoft, Activision Blizzard e gli organi antitrust di tutto il mondo: dopo mesi di indagini e di processi che si sono svolti sotto gli sguardi attenti del pubblico e quelli intrusivi di Sony, siamo giunti ai minuti finali del match più importante (finora) nella storia di questo mercato. Il risultato, in seguito agli sviluppi più recenti, vede la casa di Redmond a un passo dalla conclusione dell'affare da 69 miliardi, che porterebbe l'interezza della società fondata da Robert Kotick e il suo immenso catalogo a entrare a far parte del portfolio di Xbox. Ci avrebbero scommesso in pochi, eppure sul suo cammino è rimasto il solo ostacolo rappresentato dalla CMA del Regno Unito.
Il mondo dei videogiochi è strano, dicevamo. Basti pensare al fatto che verso la fine del 1996 Crash Bandicoot stava diventando la mascotte ufficiale di PlayStation in sostituzione di Polygon Man, e che pochi mesi più tardi l'arduo ruolo di 'rivale di Super Mario' sarebbe stato affidato al giovane draghetto Spyro. Ora, i mondi occupati da entrambi questi storici personaggi potrebbero entrare a far parte della famiglia di esclusive prodotte dagli Xbox Game Studios, comparendo solamente sulle console targate Microsoft.
Nel corso degli ultimi mesi si è discusso tantissimo dell'operazione, cercando la ragione occulta dietro l'esborso tanto pesante: sarà per dominare il futuro del cloud gaming e dei servizi in abbonamento? Sarà per entrare a competere nel mercato smartphone grazie all'enorme peso di Candy Crush Saga? Possibile che tutto orbiti attorno agli incassi passivi generati dalla serie Call of Duty? Senza dubbio le mire di una multinazionale come Microsoft risiedono in un piano a lungo termine radicato almeno parzialmente in ciascuno di questi elementi, ma non è ciò che vogliamo analizzare oggi.
Restano ancora diversi nodi da sciogliere sul fronte dell'esclusività console, su quello dell'integrazione dei videogiochi nell'abbonamento Game Pass, nonché su diverse sottigliezze di natura tecnica. Ma con l'esito dell'operazione ormai sempre più vicino, come cambia l'offerta di Xbox in seguito all'acquisizione di Activision Blizzard?
I due nodi per i consumatori: le esclusive e Call of Duty
Anche se è ormai cosa nota che l'esclusività dei videogiochi e lo stesso Call of Duty abbiano ben poco a che vedere con l'iniziativa di Microsoft, il loro destino ha mantenuto una fondamentale importanza agli occhi del pubblico. Per quanto riguarda la storica serie di sparatutto, abbiamo scoperto dai documenti in mano all'FTC che Sony nel 2021 ha guadagnato 1,5 miliardi dalle vendite di copie PlayStation di Call of Duty, di cui 800 milioni solo negli Stati Uniti. Ma non è finita qui, perché fra il 2019 e il 2022, tenendo conto di ogni genere di microtransazione, la casa giapponese ha incassato una media di 15,9 miliardi di dollari l'anno dalla serie sparatutto, in ragione della quota percentuale trattenuta dal negozio digitale di PlayStation. Questi dati sembrerebbero più che sufficienti a dimostrare la volontà di Microsoft di mantenere Call of Duty disponibile per il maggior numero di piattaforme possibili, dal momento che intascherebbe mediamente il 70% di ciascuna transazione.
Discorso diverso per quanto riguarda gli altri titoli del catalogo: sempre durante il processo, è emerso che Phil Spencer, al termine di una riunione tenutasi nel novembre 2021, avrebbe preso la drastica decisione di rendere delle esclusive console Xbox tutti i futuri titoli prodotti da Zenimax/Bethesda. E non si tratterebbe solo delle nuove IP come l'imminente colossal Starfield, ma di tutti i prossimi videogiochi della casa, comprese serie amate come The Elder Scrolls e Fallout. Dal momento che la fonte risiede nelle comunicazioni interne di Matt Booty - capo e responsabile degli Xbox Games Studios - è molto difficile metterla in discussione, e la domanda - attualmente senza risposta - è se anche le future fatiche di Activision Blizzard, in caso di esito positivo, si riveleranno esclusive console Xbox.
L'enorme catalogo di Activision: tutti i giochi
L'eventuale ingresso del catalogo Activision darebbe grande respiro all'offerta di prima parte di Xbox. Accanto alle succitate serie di Crash Bandicoot e Spyro the Dragon, esiste infatti un enorme portfolio capace di spaziare fra dozzine di diverse ispirazioni creative. Sul fronte dell'azione, per esempio, la casa detiene i diritti dell'ormai scomparsa serie "antieroistica" Prototype di Radical Entertainment, e per rimanere nell'ambito dell'ambientazione cittadina ci sarebbe anche l'amato True Crime di Luxoflux. Come in molti ricorderanno, l'ispirazione di True Crime è maturata fino a evolversi in Sleeping Dogs, titolo che è stato pubblicato sotto l'ombrello di Square Enix; la casa giapponese, tuttavia, non ha mai acquisito i diritti di pubblicazione di True Crime, proprietà intellettuale che è sempre rimasta in mano ad Activision. Non bisogna poi dimenticare il terzo contendente figlio dell'azione in terza persona, ovvero Gun di Neversoft, avventura western che nel corso degli anni ha perso il grande duello con l'epopea di John Marston, ma che sulla carta potrebbe avere ancora molto da dire.
Per quanto riguarda gli sparatutto, accanto a tutti i capitoli di Call of Duty e alle varianti free to play Warzone e DMZ, vale la pena ricordare l'esistenza di TimeShift, avventura sci-fi legata alla manipolazione del tempo che è entrata a far parte della famiglia di Kotick attraverso l'acquisizione di Sierra Entertainment. Inoltre, lo sviluppatore Raven Software ha avuto una carriera molto prolifica, dando i natali all'intera serie Soldier of Fortune, all'ambientazione horror fantascientifica al centro dell'apprezzato Singularity, e anche a Hexen: Beyond the Heretic, uno dei capostipiti della deviazione fantasy che ha caratterizzato la prima grande ondata di sparatutto successivi a Doom.
Dove c'è tantissima carne al fuoco è sul fronte dei videogiochi d'avventura, tutti legati al passato di Sierra Entertainment: ci sono le sei avventure grafiche protagoniste della serie Space Quest, tutti i capitoli - anche i GDR - che compongono l'immaginario di Quest for Glory creato dai coniugi Cole, e c'è la variazione sul medesimo tema - capace di deviare nel genere strategico - portata da Police Quest. Menzione speciale per le IP sviluppate da Roberta Williams, leggendaria cofondatrice di Sierra che ha dato i natali alla saga di King's Quest, a quella di Laura Bow e all'ambientazione horror al centro di Phantasmagoria, nonché dalla scrittrice Jane Jensen, allieva della Williams principalmente nota per la creazione del marchio Gabriel Knight.
L'eredità di Sierra porta qualche legato anche dal sottobosco strategico-gestionale, dal quale prima è sorta la serie Caesar, che ha a sua volta generato diversi spin off, e soprattutto Empire Earth, titolo RTS estremamente amato che è ufficialmente assente dal 2008, data della chiusura definitiva dei server multigiocatore. Tornando a parlare di colossi, Activision detiene i diritti della serie Tony Hawk's Pro Skater e di tutte le varianti del caso, produzioni che ancora oggi occupano le prime posizioni dei videogiochi meglio valutati nella storia di Metacritic; sempre un gigante, ma per motivi completamente diversi, è Skylanders, progetto maturato per anni nelle mani di Vicarious Visions e Toys for Bob che ha portato introiti da record nelle casse della compagnia, anche e soprattutto grazie all'omonima linea di giocattoli.
Restano da menzionare una serie di produzioni estemporanee, come le sortite racing di Blur e Interstate '76, il celeberrimo brand di di Guitar Hero che non sforna un episodio originale dal 2015, nonché titoli particolari come Geometry Wars - esperienza arcade nata inizialmente come minigioco di Project Gotham Racing - per non parlare dei leggendari Pitfall e Zork. Ci sarebbe infine da menzionare Tenchu, non fosse per il fatto che Activision ha venduto i diritti di pubblicazione a FromSoftware nel 2004, precludendosi la possibilità di costruire nuovi capitoli del franchise ma tenendo ben salda la stretta su alcuni degli episodi più antichi.
Si tratta di un catalogo estremamente ampio e soprattutto variegato, un pozzo che potrebbe contenere proprio il carburante creativo che manca alle fucine interne di Microsoft. In un'epoca che vive di successi radicati nel passato, la possibilità di riportare in vita e ridare spolvero a idee come quelle di Prototype o di Gun, oppure magari di sviluppare ulteriormente le fantasie che hanno fatto da sfondo alle grandi avventure grafiche del passato, è qualcosa che non ha prezzo. Non bisognerebbe sottovalutare, in particolar modo, la mole di esperienza che la casa assorbirebbe sul fronte degli sparatutto, radunando sotto il medesimo stendardo praticamente tutti i più grandi maestri del genere - da id Software a Treyarch - assieme ad alcune delle IP più amate.
Il catalogo di Blizzard Entertainment
Nonostante sia numericamente più ridotta, l'eredità di Blizzard Entertainment è costellata di pietre miliari della storia dei videogiochi. La casa, recentemente passata attraverso un uragano che ha stravolto l'organigramma e chiamato grandi ristrutturazioni, ha lasciato un impronta indelebile nel contesto di ciascun genere con cui si è confrontata nel corso della sua avventura trentennale. Basti pensare solamente all'esperienza RTS di Warcraft e a come questa abbia involontariamente dato i natali tanto all'intero genere dei MOBA quanto al grande immaginario che avrebbe cambiato per sempre il destino dei MMORPG.
Nel portfolio della casa brilla infatti World of Warcraft, che ancora oggi siede sul trono delle esperienze massive online basate su un sistema di monetizzazione in abbonamento. Accanto a lui si erge la saga di Diablo, recentemente maturata in Diablo IV, che si è rivelato il titolo venduto più velocemente nella storia di Blizzard nonché - almeno per il momento - l'indiscusso re del tessuto aRPG. Un dominio, questo, che si estende anche alla nicchia dei videogiochi di carte, dal momento che Hearthstone, per lo meno nel campo esclusivamente digitale, non conosce alcun rivale concreto in grezzi termini numerici. Il discorso è decisamente più complesso per quanto riguarda Overwatch, IP che al momento dell'esordio ha letteralmente spaccato l'universo degli sparatutto, ma che in seguito al rilancio portato dal 'sequel' sta accumulando critiche e lodi in uguale misura.
Il grande assente è attualmente Starcraft, leggendario RTS che ha segnato l'evoluzione dell'esport ma che sembra scomparso dai radar del mercato, si spera fino al momento della prossima BlizzCon. L'unico palpabile incidente di percorso risiede in Heroes of the Storm, maldestro tentativo di Blizzard di riappropriarsi del successo che gli era stato sottratto sul fronte dei MOBA, costretto a cedere rapidamente il passo dinanzi a concorrenti ben più agguerriti. Ci sarebbero, infine, anche alcune opere risalenti all'era di Silicon & Synapse - nome della giovane Blizzard - fra cui The Lost Vikings e Blackthorne, ma l'effettiva situazione dei diritti di pubblicazione non è mai stata del tutto chiarita.
È evidente che si tratta di un'offerta di grande impatto, capace di coprire l'universo console e quello PC come poche altre software-house sarebbero in grado di fare. Molti utenti stanno ritardando l'acquisto di titoli come Diablo IV nella speranza che sia inserito a sorpresa nell'offerta di Xbox Games Pass, mentre altrettanti si interrogano su quello che potrebbe essere il destino di World of Warcraft alla luce dell'acquisizione: l'abbonamento mensile diventerà parte di PC Game Pass? Possibile che un giorno l'MMORPG veda luce anche su console con pieno supporto al controller? I nodi da sciogliere sono veramente tanti, e l'unica certezza è che in termini contenutistici il segmento Xbox guadagnerebbe tantissimo grazie all'apporto di Blizzard.
KING
Acquisita nel 2016 da Activision per poco meno di 6 miliardi di dollari, King è attualmente vista da diversi analisti come la reale ragione occulta dell'esorbitante cifra messa sul piatto da Microsoft. Si stima che attualmente i prodotti di King siano in grado di generare oltre 2,5 miliardi di dollari di ricavi all'anno, posizionando l'azienda direttamente alle spalle di colossi quali Tencent e NetEease. Il catalogo della casa continua a crescere ed espandersi attorno ai suoi quattro grandi pilastri, ovvero Candy Crush Saga, Bubble Witch Saga, Pet Rescue Saga e Farm Heroes Saga, ma gli oltre 2000 dipendenti non hanno mai cessato di esplorare nuovi territori.
Più di ogni altra cosa, l'apporto di King risiede nell'esperienza maturata nel mercato mobile e in quello dei videogiochi social, settori che attualmente non conoscono alcun rivale sul fronte dell'intrattenimento e che, a detta della maggior parte degli analisti, incarnano la reale gallina dalle uova d'oro su cui Microsoft ha puntato il suo sguardo.
Le acquisizioni bastano per cambiare il destino di Xbox?
Nel corso delle indagini che hanno sviscerato l'operazione, Microsoft ha scelto di presentarsi come un'entità piuttosto debole nei confini del mercato dei videogiochi: ha parlato della sconfitta nella 'console war' giunta per mano di Sony e Nintendo, ha menzionato il fatto che la sua concorrente diretta abbia un netto vantaggio in termini di prodotti esclusivi, e ha infine affermato che Xbox Game Pass ha raggiunto risultati al di sotto delle aspettative del direttivo per quanto riguarda l'anno in corso. Tutti frangenti nei quali il ramo gestito da Phil Spencer punta a primeggiare, vedendo nelle recenti acquisizioni la chiave per forzare definitivamente la serratura del mondo dei servizi.
Vien da domandarsi - lasciando da parte questioni finanziariamente centrali come il mercato mobile e il Cloud - se l'acquisizione di Activision Blizzard abbia il peso necessario per incidere su questi elementi, che in fin dei conti rappresentano i più importanti agli occhi del pubblico. L'ingresso di tutti questi videogiochi nel catalogo ha davvero le carte in regola per rendere irrinunciabile l'abbonamento di Xbox? Quanti giocatori può effettivamente spostare il solo Call of Duty? Sarà molto interessante, in caso di esito positivo, assistere alle prossime mosse di Microsoft, che potrebbe ridare spolvero a dozzine di IP cadute nel dimenticatoio, continuando a scommettere sulla libertà creativa che fino a oggi ha caratterizzato l'operato degli Xbox Games Studios. Egualmente stimolante è la questione dell'esclusività: Jim Ryan di Sony ha ammesso pubblicamente che le esclusive non rappresentano un nodo, ma come sceglierà di comportarsi Microsoft con le sue future produzioni?