Nell'ultimo approfondimento dedicato a Cyberpunk 2077 abbiamo fatto chiarezza sugli eventi passati che hanno portato il mondo, e più nello specifico Night City, alla condizione in cui lo troveremo una volta avviato il gioco. Tra impoverimento delle risorse naturali della Terra, lotte di potere, vere e proprie guerre su larga scala, è emersa più volte la figura delle Corporazioni come partecipanti indiscussi e sempre più influenti di questi continui cambiamenti geopolitici, intramontabili persino nel periodo più buio.
È difficile toccare un argomento del vasto universo narrativo creato da Mike Pondsmith - ripreso poi da CD Projekt Red per il videogioco dedicato - senza farsi venire la voglia di approfondirlo quanto più nel dettaglio possibile e Night City non è avara di spunti; per creare però una sorta di continuità tra questi articoli, oggi ci concentreremo proprio sulle Corporazioni e, per estensione, sulla classe dominante della città. La società moderna posa infatti su un sistema molto rigido che trova i suoi capisaldi proprio negli estremi, relegando il ceto medio a un insieme di corporazioni minori, impiegati statali e imprenditori privati che tendono a gestire i rispettivi affari senza immischiarsi nel resto.
Denaro e potere muovono il mondo
Il ceto alto comprende diversi elementi più o meno influenti ma la punta di diamante sono le megacorporazioni: come già accennato parlando degli eventi passati, queste società globali sono il vero specchio del potere nel mondo moderno. Hanno più denaro e autorità della maggior parte dei governi e sebbene fra loro siano presenti delle differenze culturali - ad esempio le politiche dell'Arasaka si rifanno alla tradizione giapponese mentre la Militech con il suo commercio delle armi grida Stati Uniti a piena voce - tutte danno valore ad aspetti come conformità, gerarchia, lealtà ma soprattutto potere, influenza sul mondo e sulle sue sorti.
A prima vista potrebbe sembrare facile: o lavori per una corporazione o ne stai gestendo una personalmente con tutte le difficoltà che comporta, ma la realtà è ben diversa. Gli equilibri del suddetto potere sono sempre instabili e non esiste nessuno, in particolare se inferiore, che non possa essere sacrificato per favorire questo costante bilanciamento. I pesi morti vengono lasciati indietro, così come chiunque non si dimostri fedele, ed è la sorte migliore in cui si potrebbe sperare perché se qualcuno dovesse avere la sfortuna di essere considerato una minaccia, sarebbe morto prima di rendersene conto. O bianco o nero, con me o contro di me, le vie di mezzo non esistono in questa eterna partita a scacchi. Va da sé dunque che il mondo delle corporazioni, per chi lo guarda dal gradino più basso, sia fonte di stress continuo al solo scopo di salire un gradino in più, diventare qualcuno e poter dire, finalmente, di avere una vita. Almeno finché non ti verrà tolta, ma questo è un altro discorso.
Stairway to Heaven
Per comprendere meglio la situazione, occorre specificare che sia il ceto alto sia il ceto basso sono suddivisi in tre sottogruppi: dominante, intermedio e dominato. Nel nostro caso specifico, partendo dal fondo abbiamo tutte quelle persone relegate ai lavori di fatica e in generale meno remunerativi, soddisfacenti o entrambe le cose. Addetti delle pulizie, autisti, guardie di sicurezza e via discorrendo, che ricevono giusto le cure mediche di base e alloggi del personale situati in uno dei tanti enormi palazzi all'interno di qualche quartiere a buon mercato fondato dalla corporazione stessa. La maggior parte di loro insegue l'obiettivo di migliorare la propria condizione sociale, per la quale sono disposti a fare di tutto, sopportando orari di lavoro massacranti mentre sostituiscono integratori a un normale pasto, condendoli con sonniferi e pillole rilassanti. Si trascinano giorno dopo giorno in questo limbo, mossi dalla speranza di ottenere la loro grande occasione, fare il salto di qualità e passare prima o poi alla classe intermedia - lì dove potranno ottenere un aumento di salario, vivere in un piccolo appartamento e persino possedere un'auto.
Giusto un primo passo verso il paradiso, perché nessuno di questi beni materiali vale la possibilità di essere ulteriormente promossi ed entrare nella cerchia dei privilegiati. Ancora non sanno, se mai riusciranno anzitutto a elevarsi dalla loro posizione miserevole, che hanno messo piede nella fossa dei leoni perché quanto vissuto prima non è nulla in confronto a cosa li aspetta: una lotta senza esclusione di colpi dove a vincere è il più forte, feroce, crudele e calcolatore. Quando la vita è scandita dal timore che chiunque attorno a te voglia prendere il tuo posto, calpestarti e sui tuoi resti costruire la propria carriera, allora devi sfruttare ogni mezzo a disposizione, cogliere la minima occasione o, ancora meglio, sapertela creare manipolando tutto e tutti pur di sbarazzarti dei rivali. Un intermedio vive in una costante situazione di rischio/ricompensa portata a livelli estremi e sono molti quelli che a un certo punto si arrendono, devastati da una corsa alla quale non erano davvero preparati.
In cima alla catena alimentare arrivano infine i dominanti: membri del consiglio, CEO, proprietari di aziende, chiunque si sia dimostrato implacabile quanto basta per ambire a una simile posizione. Fra loro c'è chi questo privilegio l'ha ereditato ma molti altri se lo sono costruito con il sangue e il sudore, in anni trascorsi a pianificare, pugnalare alle spalle, consolidare un potere sempre crescente e stringere le opportune alleanze. Godono senza dubbio di una posizione più stabile ma questo non significa che siano intoccabili: sono come dei vecchi leoni mai domi, ai cui piedi girano iene e sciacalli pronti a nutrirsi degli scarti in attesa che la carcassa sulla quale banchettare diventi la loro. Ci sarà sempre qualcuno di più giovane e ambizioso pronto ad approfittare del minimo passo falso.
Ciononostante, i colpi di stato a livelli così alti sono piuttosto rari. Il motivo risiede nelle corporazioni stesse, che sono parimenti la più grande forza e debolezza di queste persone: non c'è nulla per loro più prezioso dell'azienda che posseggono e la posta in gioco è davvero troppo forte per correre rischi inutili. Un mancato tempismo potrebbe indebolire l'azienda e da lì al collasso il passo è brevissimo, per questo non esiste nulla al mondo che qualunque CEO non sia disposto a sacrificare per assicurarsi il bene della propria compagnia. Certo, nella loro scalata al potere non sono escluse eventuali coalizioni ma nel momento in cui si diventa una megacorporazione, quelli che prima chiamavi alleati contro le opposizioni governative sono diventati i peggiori nemici, a maggior ragione se la centralità del potere è tutta nelle tue mani. Non esiste settore che non sia considerato una vera e propria zona di guerra: dagli armamenti alla farmaceutica, dalla cibernetica alla bioingegneria, dalla motorizzazione all'edile fino all'industria alimentare, è un terreno che risponde alla più antica delle leggi: homo homini lupus.