Demon's Souls, lo straordinario remake firmato da Bluepoint Games e realizzato in esclusiva per PS5, rientra senza alcun dubbio nella lista dei giochi più significativi del 2020.
I motivi di questo doveroso riconoscimento sono chiari: si tratta di un rifacimento straordinario, che riesce non solo a catturare le atmosfere dell'originale targato From Software, pubblicato nel 2009 su PS3, ma anche a migliorarlo sotto diversi punti di vista.
Ripercorriamo dunque la genesi del nuovo Demon's Souls, evidenziando i punti di forza e la percezione generale di quello che, senza troppi giri di parole, si pone come il miglior gioco di lancio di PlayStation 5.
Hidetaka Miyazaki, genio del male
Cresciuto in una famiglia povera di Shizuoka, Hidetaka Miyazaki ha dovuto affrontare un'infanzia complicata, tanto da non nutrire particolari ambizioni. I genitori non potevano comprargli libri e manga che alimentassero la sua straordinaria immaginazione, e così Hidetaka li prendeva in prestito presso una libreria.
Laureatosi in scienze politiche, ha cominciato a lavorare come account manager per la divisione nipponica della Oracle Corporation, finché nel 2001 un amico non gli aperto le porte del mondo dei videogame facendogli provare Ico. Il capolavoro di Fumito Ueda ha colpito Miyazaki al punto da spingerlo a cambiare professione, cercando un posto nell'industria dei videogame.
Entrato a far parte dello staff di From Software nel 2004 come game planner, l'autore si è visto assegnare la direzione di alcuni episodi di Armored Core finché non ha cominciato a dedicarsi al progetto di un action RPG a sfondo dark fantasy che l'azienda tendeva a considerare come un possibile fallimento: quel gioco sarebbe diventato Demon's Souls.
Il successo non è arrivato subito: una prima demo di Demon's Souls proposta a Tokyo Game Show nel 2009 ha attirato parecchie critiche per via dell'alto grado di difficoltà, ma poi la situazione è cambiata radicalmente e dopo la pubblicazione del sequel spirituale Dark Souls Miyazaki è diventato presidente di From Software. In Giappone non si era mai vista prima un'ascesa del genere in così poco tempo.
Da Demon's Souls...
"Nello spettrale Regno di Boletaria, Re Allant (...) finisce involontariamente per risvegliare il Demone Antico, una gigantesca Bestia che secondo una vecchia leggenda si trovava reclusa nelle profondità del Nexus, il mondo dei morti, e che invece da quel momento inizia a muoversi in quello dei vivi con appresso il suo esercito di demoni e creature varie, cibandosi delle anime degli esseri umani."
Il nostro Massimo Reina introduceva così la storia di Demon's Souls nella sua recensione del 28 dicembre 2009, chiarendo come la componente narrativa del gioco non facesse altro che riproporre il tradizionale scontro fra bene e male, mettendo il giocatore nei panni dell'immancabile eroe incaricato di salvare il mondo da una terribile minaccia.
Inutile dire che questi aspetti dell'esperienza risultavano secondari rispetto al suo peculiare impianto action RPG, caratterizzato da una legnosità non si sa ancora oggi se voluta o meno, che insieme all'altissima difficoltà disegnava il quadro di un prodotto spiccatamente hardcore, malvagio e spietato, che puniva con un game over la minima disattenzione.
Di concerto con le straordinarie atmosfere garantite da un comparto artistico di pregio, caratterizzato da scenari suggestivi e da un bestiario composto da svariate creature inquietanti, Demon's Souls ci teneva dunque in uno stato di tensione costante mentre esploravamo quel mondo tetro e minaccioso, che dietro ogni angolo poteva nascondere un pericolo e impedirci così di raggiungere l'agognata fine del livello.
...a Demon's Souls
Se è vero che l'intero sottogenere dei soulslike è nato appunto con Demon's Souls, rendendo l'esclusiva PS3 un titolo di culto per milioni di appassionati, a maggior ragione realizzarne un remake non era un compito facile. A chi affidare una missione così complessa? Sony non ha avuto dubbi: si trattava di un lavoro per Bluepoint Games.
Esperti indiscussi nell'ambito delle remaster e dei remake, gli sviluppatori in questione hanno lavorato nel corso degli anni a svariate produzioni di questo tipo: da God of War Collection a Ico & Shadow of The Colossus: Classics HD, da Metal Gear Solid HD Collection a Uncharted: The Nathan Drake Collection, da Gravity Rush Remastered a Shadow of the Colossus.
Un curriculum di assoluta eccellenza, insomma, che ha favorito lo studio texano anche quando si è trattato di realizzare il rifacimento di un'opera iconica come Demon's Souls. Un progetto importante sotto molti punti di vista, dotato di un enorme potenziale: al di là dell'ottima qualità del remake, l'esclusiva PS5 punta infatti a sdoganare i soulslike presso un pubblico ancora più ampio e variegato.
Lo fa per merito dell'incredibile comparto tecnico che i ragazzi di Bluepoint Games sono riusciti a confezionare, grazie alla grande fedeltà rispetto alle atmosfere originali della direzione targata Hidetaka Miyazaki e a una serie di piccoli ma importanti accorgimenti che portano quel gameplay legnoso e ostico più vicino ai gusti delle attuali generazioni.
La fondamentale modalità grafica a 60 fps rivoluziona di fatto le meccaniche, rendendole più precise di quanto non siano mai state senza sacrificare molto in termini di dettagli ed effettistica, mentre il lavoro effettuato sulle animazioni ha per molti versi dell'incredibile se consideriamo quelle presenti nella versione del 2009.
Al netto di boss non invecchiati benissimo e di alcune scelte stilistiche che potrebbero dividere, insomma, il remake di Demon's Souls è stato davvero una sorpresa: ci si aspettava un ottimo prodotto, ma pochi pensavano potesse mettere tutti d'accordo, imponendosi come il titolo migliore nell'ambito della line-up di lancio di PS5.