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Destiny 2: Oltre la Luce, alcune considerazioni sull'espansione a un mese dal lancio

A poco meno di un mese dal lancio analizziamo quello che per noi sarà un nuovo inizio per l'epopea di Bungie, Destiny 2: Oltre la Luce.

SPECIALE di Luca Porro   —   22/10/2020
Destiny 2: Oltre la Luce
Destiny 2: Oltre la Luce
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Quante volte si è detto che Bungie con Destiny stesse percorrendo un sottile filo rosso che la separava dal baratro più profondo? Tante, troppe forse. Qualche mese addietro, a margine del reveal di Destiny 2: Oltre la Luce e dei piani futuri della software house di Bellevue, vi abbiamo spiegato la nostra opinione riguardo alle scelte effettuate; ora invece vogliamo parlare dell'importanza di questo nuovo primo passo e del perché per noi, è considerabile un nuovo inizio.

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Risorgere dalle ceneri

Siamo nel lontano 2010, Bungie aveva terminato il suo lavoro con Halo e si apprestava a compiere quella che gli anglofoni chiamano "fresh start", ovvero una ripartenza nuova di zecca. Prese dunque vita un progetto unico nel suo genere: un MMOFPS ad universo condiviso molto particolare e ambizioso con nome in codice "Project Tiger". La particolarità di questo progetto sarebbe dovuta essere il mondo di gioco, il quale avrebbe dovuto avere vita propria, un mondo stratificato e pieno di misteri in cui i giocatori si sarebbero dovuti perdere anno dopo anno, missione dopo missione.

L'accordo decennale con Activision Blizzard dava a Bungie pieno controllo sulla proprietà intellettuale e le motivazioni che spinsero a ritardare il lancio dal 2013 al 2014 vanno ricercate in alcune divergenze tra il co-founder di Bungie, Jason Jones, e il lead writer, Joseph Staten, sulla linearità della struttura delle missioni, troppo semplicistica e molto ridotta per le visionarie idee del primo. Quello che mise a repentaglio la nascita di Destiny, si tramutò in un momento di unione, di intenso sviluppo creativo che condusse il celebre "Iron Bar" di Bungie alla pubblicazione di Destiny un anno dopo l'inizio della riscrittura. Sono passati diversi anni da allora e quello che ha caratterizzato il percorso di produzione di Oltre la Luce condivide delle sfumature con quanto successo sette anni fa. Capiamo il perché.

La nuova espansione non è la solita ventata di aria fresca in un videogioco-servizio, né il classico innesto di contenuti che di lì a qualche mese andranno a morire alimentando il fuoco momentaneo nei cuori dei fan. Quello che vedremo a novembre è il primo passo del piano illustratoci mesi fa con cui Bungie ha intenzione di dare vita all'idea iniziale, non di Destiny 2, bensì del Destiny originale. La creazione del secondo capitolo, si sa, causò una grande frattura nella community, andando a minare le fondamenta del progetto intero. Quella che doveva essere la vera visione del progetto della casa di Bellevue, il luccicante Destiny 2, si sgretolò sotto il peso dei suoi stessi passi, claudicanti per giunta. Assenza di contenuti, cancellazione quasi totale di quanto creato con il capitolo originale e un supporto post lancio decisamente traballante.

L'inizio del secondo capitolo fu fragoroso nel suo capitombolo. Gli eventi scaturiti da questo inciampo sono ormai storia: la perdita di una parte dell'utenza, le divergenze con Activision e la sempre più opprimente incapacità di inanellare contenuti all'altezza, uno di seguito all'altro. I Rinnegati e tutte le scelte che ne derivarono furono l'inizio della ripresa, ma l'ombra di un possibile Destiny 3 per resettare tutto, nuovamente, è sempre stata così opprimente sopra ogni decisione di Bungie che si è dovuto aspettare il 2019 per capire se il progetto potesse prendere una svolta decisiva. Ombre dal Profondo, nel 2019, fu dunque quello che potremmo considerare un preludio al piano reale di rilancio. Arriviamo così al 2020, quando Bungie ha annunciato, finalmente, i progetti futuri: nessun Destiny 3, ripartenza completa nell'autunno 2020 e due espansioni annuali per il 2021 e per il 2022 a completare la visione iniziale di un prodotto decennale. Assieme a tutto ciò, l'inserimento di un archivio online che permette agli sviluppatori di accendere e spegnere contenuti in base alle loro esigenze per offrire costantemente un universo che "possiede vita propria", esattamente come da volontà datata 2010.

Destiny 2 Beyond Light Dawn Chorus

Basi solide per un futuro certo

Ma quante volte abbiamo parlato di momento decisivo, di ultima chance? Lo abbiamo detto: tante, troppe. Quello che però ora è diverso sono i fatti. Bungie ha posizionato al centro del progetto il suo universo, ha preso la lore, il contesto narrativo, il fascino del suo mondo sci-fi e lo ha posizionato al centro della ruota. Si chiuderanno trame, si congiungeranno punti e tutto avrà un senso. Il progetto inoltre è lungo e unico, niente più rami scollegati e domande senza risposte. La barra del timone è dritta e si naviga verso un punto prestabilito, non più a vista. L'obiettivo è quello di arrivare all'espansione del 2022 con un possibile e probabile "The End" perentorio e totale da posizionare sugli schermi dei giocatori. Per fare questo però, oltre a comunicare in maniera effettiva la sua volontà di posizionare la trama al centro, attraverso trailer dedicati, missioni peculiari e scelte in-game in questo prologo costituito dalla Stagione degli Arrivi, Bungie ha anche optato per scelte di gameplay ben definite.

La chiave di lettura è proprio il Vault di Bungie, ovvero l'archivio menzionato prima e l'arrivo del gioco su Game Pass. Dopo la svolta Free to Play di New Light e con la scelta di tornare a creare un unico universo per tutti con gli obiettivi originali di "Project Tiger", Bungie doveva trovare il modo di recuperare la frattura creata con la creazione di Destiny 2. I due cardini di questa missione secondaria, ma non troppo, sono dunque stati il dietro-front sulla questione contenuti, che garantisce ai veterani scottati dall'affaire "secondo capitolo" di tornare a giocare gran parte dei contenuti del primo Destiny (vedasi la Volta di Vetro durante i primi mesi di Oltre la Luce) e in secondo luogo la diffusione del nuovo progetto Destiny a quanti più utenti possibili.

Proprio per la diffusione si è scelto l'approdo su Game Pass. Uno strumento adatto alla missione, a nostro modo di vedere, che garantisce l'accesso a tantissimi contenuti ad un costo mensile non proibitivo e che aumenta l'appetibilità del progetto per tutti coloro i quali volessero avvicinarsi ora, incuriositi da Oltre la Luce.

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Infine, un dettaglio meramente ludico: il nuovo inizio, la ripartenza o più semplicemente la resurrezione di un progetto nato tanti anni fa, non è un caso coincida con l'avvento di uno dei momenti più potenti e desiderati dall'utenza appassionata: l'utilizzo dell'oscurità. Questo momento, che avverrà dal 10 novembre sarà un momento simbolico non solo per l'inizio dell'approfondimento tangibile su uno degli aspetti più affascinanti e misteriosi di tutto l'universo creato da Bungie, ma soprattutto perché l'avvento di una nuova sottoclasse e/o di nuovi poteri ha sempre coinciso nella storia di Destiny con momenti chiave (Il Re dei Corrotti e I Rinnegati) che hanno segnato in un modo o nell'altro l'esperienza dei videogiocatori in positivo. Una sorta di buon auspicio se vogliamo.

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La nostra speranza è ben riposta, a nostro avviso, perché fin dall'annuncio di questo progetto, Bungie ha mostrato nelle scelte e nei fatti di voler perseguire una visione unitaria e ben definita. Non inciampare con Oltre la Luce vorrebbe dire uscire definitivamente dallo stallo creatosi con Destiny 2, rilanciarsi definitivamente nello sprint finale verso una decorosa e gloriosa conclusione di un progetto che nel bene e nel male ha segnato la storia dei videogiochi e si è resa protagonista di un doppio salto generazionale.