Alla ParadoxCon erano moltissime le demo giocabili; eppure, vuoi per l'importanza del cognome coinvolto, vuoi per la promettente idea di fondo, Empire of Sin è rimasto comunque uno dei più desiderabili, tanto da aver provocato in noi un discreto fomento quando i PR presenti all'evento hanno confermato la presenza di una demo giocabile. E sì, viviamo nella completa consapevolezza del fatto che John Romero non abbia combinato nulla di particolarmente eclatante dopo Doom, tuttavia l'ultimo titolo dei Romero Games non è opera sua bensì della moglie Brenda: una veterana dell'industry che finora ci ha sempre dato l'impressione di avere un piano ben chiaro legato a questa eclettica creatura. Non bastasse, gli anni '20 del proibizionismo americano sono un periodo storico mai abbastanza sfruttato nel mondo dei videogames, nonostante un'enorme ricchezza di figuri memorabili (perché innegabilmente di loschi figuri si tratta) e di possibilità dal punto di vista del gameplay.
La presentazione a cui abbiamo assistito ci è piaciuta; lo stesso però non si può dire della demo: molto più debole del previsto e prova lampante di quanto il gioco abbia ancora bisogno di ritocchi tutt'altro che secondari. Vediamo nel dettaglio quali sono le problematiche di cui stiamo parlando e cosa serve a Empire of Sin per mantenere realmente tutte le sue promesse.
Alcol e piombo
Il background narrativo di Empire of Sin non è nato casualmente: Brenda Romero infatti ci ha subito raccontato di essere cresciuta nella cittadina di Ogdensburg, un luogo centrale dell'epoca poiché locato sul confine canadese. Il commercio illegale di alcool era cosa comune in posti simili negli anni venti, e le storie della madre - o meglio, i suoi tentativi di aggirare le vicende più crude del periodo dinnanzi ai quesiti costanti della figlia - hanno scatenato un interesse tale per l'argomento a miss Romero da spingerla a costruirci un intero videogioco sopra, anche se con parecchie libertà storiche. Empire of Sin dunque vi metterà nei panni di uno tra quattordici boss (Alcuni dei quali reali, altri opportunamente riadattati per l'occasione ) allo scopo di diventare il re della criminalità americana. Con ogni mezzo possibile, naturalmente...
E come detto il concept del gioco promette a meraviglia: elementi gestionali dovuti alla necessità di gestire locali nascosti, bordelli, distillerie segrete, e in generale far funzionare economicamente il proprio racket; armi con rarità variabili ispirate a quelle reali dell'era; un arguto sistema di combattimento a turni ispirato a strategici come gli XCOM... e così via, per una mescolanza di sapori potenzialmente in grado di regalare enormi soddisfazioni agli appassionati. La versione di prova disponibile ha però mostrato il fianco più volte, risultando peraltro fin troppo breve per poter testare alcune delle meccaniche più profonde di Empire. Impossibile perciò valutare le variazioni comportamentali tra i vari gangster reclutabili nel titolo - che dovrebbe portarli a compiere gesti imprevedibili in base al rapporto con il proprio protettore o all'odio nutrito per il nemico - oppure le conseguenze di alleanze, rivalità e delle scelte morali fatte durante la campagna.
Spray and pray
Se ad ogni modo le magagne di cui sopra sono semplicemente legate alla scarsa lunghezza della prova, lo stesso non si può dire delle sparatorie, che hanno chiaramente bisogno di enormi modifiche prima di risultare accettabili. La gestione dei danni da prossimità, ad esempio, fa acqua da tutte le parti, con la vicinanza al nemico che al momento non sembra avere alcun effetto sui colpi (non importa che si tratti di armi da fuoco o corpo a corpo), e percentuali legate alla precisione in genere completamente sballate (abbiamo mancato più di un colpo con il 100% di probabilità di andare a segno). Aggiungete a tutto ciò un'intelligenza artificiale del tutto fuori fase e incapace di muoversi degnamente sulle mappe, abilità speciali piuttosto limitate, fucili automatici sbilanciatissimi e soli due punti azione disponibili per turno, e capirete perché il quadretto delle battaglie ci ha lasciati piuttosto interdetti.
Per carità, è evidente come i Romero Games siano perfettamente consci della situazione, ma i mezzi a loro disposizione non sono certo titanici, il gioco si avvicina ormai alla fase beta, e anche negli altri aspetti riteniamo tutto un po' troppo terra terra per distinguersi davvero sul mercato, anche se alcuni accenni a sistemi futuri legati alle mazzette alla polizia, al controllo delle forze dell'ordine, e alla reputazione del proprio alter ego ci hanno stuzzicato non poco. In poche parole, al momento Empire of Sin sembra voler fare troppe cose contemporaneamente e non averne affinata a dovere alcuna; si spera in un bel cambio di marcia grazie al supporto di Paradox, perché sarebbe davvero un terribile spreco di ambientazione in caso contrario.
Grezza a dir poco, la demo di Empire of Sin non ci ha colpito positivamente, per via di una lunga lista di problematiche evidenti. I Romero Games sembrano però ben consci di tali mancanze, e considerando che c'è tempo per sistemarle siamo fiduciosi su quale sarà il loro stato finale. Più difficile invece tirare le somme sull'effettiva profondità dell'esperienza, che al momento pare pochina per un gioco supportato da un publisher come Paradox. Vedremo se il risultato finale saprà aggirare questi ostacoli, e rendere giustizia a un periodo storico affascinante come il proibizionismo.
CERTEZZE
- Il concept e l'ambientazione sono notevoli
- Gran ricchezza di elementi
DUBBI
- Tecnicamente ancora molto rozzo e pieno di problemi
- L'effettiva profondità dei vari sistemi sembra poca al momento