Il 2020 è un anno molto importante per la Formula 1. Lo scorso 13 maggio si sono infatti festeggiati i settant'anni dal primo Gran Premio tenutosi nel 1950, anno in cui la FIA diede il via all'assegnazione del campionato piloti. A questo evento si fa quindi risalire l'inizio della gloriosa storia che ha portato la Formula 1 a crescere fino a diventare così come la conosciamo oggi, a sette decenni di distanza dalla gara sul circuito di Silverstone vinta da Nino Farina sulla sua Alfa Romeo. Una storia che nel corso del tempo ha offerto più di un motivo di vanto per noi Italiani, da sempre legati al mondo della Formula 1 non solo per via di scuderie come la Ferrari, ancora oggi in attività, ma anche per le gesta di piloti vincenti come Alberto Ascari e lo stesso Farina, primo in assoluto a laurearsi campione. Ma ridurre tutto a un fenomeno locale sarebbe sbagliato, perché il fascino della Formula 1 negli anni ha saputo coinvolgere il mondo intero grazie alle imprese compiute da piloti di tutte le nazionalità, diventando per lunghi periodi un vero e proprio fenomeno di massa seguito anche dai meno appassionati di motori e corse automobilistiche.
Con un seguito del genere, è logico che anche il mondo dei videogiochi si sia interessato decisamente presto alla Formula 1. Quello che oggi è l'unico baluardo del proprio genere, F1 2020, arriva infatti come ultimo di una lunghissima serie di titoli che affonda le proprie radici addirittura fino agli ultimi anni '70. Tra i maggiori esponenti dei racing game dedicati alla Formula 1 in molti ricorderanno senza dubbio il leggendario Formula 1 Grand Prix 2 legato al nome di Geoff Crammond, la cui eredità è ormai da qualche anno nelle mani esperte di Codemasters. Un nome che in realtà si era già legato alla Formula 1 nel 1988 col vecchio Grand Prix Simulator, per poi passare alla realizzazione di altri giochi di guida prima di tornare in tempi ormai relativamente recenti al circus iridato con la serie F1. Approfittando del primo decennio di vita del nuovo corso di Codemasters dedicato a Lewis Hamilton, Charles Leclerc e colleghi, ripercorriamo insieme la storia di questo franchise.
L'arrivo su Nintendo Wii
Prima che la licenza della Formula 1 passasse a Codemasters per rimanervi fino a oggi, per quasi un decennio era stata Sony ad esercitare i diritti del campionato. Per diversi anni, quindi, chi voleva correre su una Ferrari era costretto a possedere una delle console PlayStation, per le quali lavorava l'ex team di Sony con base a Liverpool nato a sua volta dalle ceneri della gloriosa Psygnosis. Quando la licenza venne presa da Codemasters era il 2009, e dall'ultimo Formula One Championship Edition erano tre stagioni che la Formula 1 non vedeva un videogioco ufficiale.
In un primo momento in realtà Codemasters spiazzò tutti, portando il suo primo F1 2009 sviluppato da Sumo Digital solo su Nintendo Wii e PlayStation Portable. Sembrava infatti strano che l'edizione inaugurale del nuovo corso dell'azienda inglese arrivasse su quella che era la console casalinga più lontana da una possibile nuova vita della Formula 1 virtuale, soprattutto per le sue limitazioni dal punto di vista tecnico. In attesa di tempi migliori, F1 2009 si fece comunque apprezzare per alcune caratteristiche che sarebbero rimaste alla base della serie F1 anche negli anni a venire. In primis, il gioco si proponeva già allora con la stessa filosofia simcade che accompagna anche F1 2020 (qui la nostra recensione), proponendo inoltre una modalità carriera che negli anni successivi avrebbe giocato un ruolo chiave nel successo dei vari capitoli.
Viste le limitazioni di Nintendo Wii, per vedere un gioco in grado di soddisfare anche dal punto di vista tecnico gli appassionati di Formula 1 dovettero dunque aspettare un altro anno. Anche se la serie era già nata con l'edizione precedente, possiamo dire che l'arrivo di F1 2010 su PC, PlayStation 3 e Xbox 360 è quello che segna il vero debutto della serie sviluppata da Codemasters, senza più coinvolgimento di Sumo Digital. Una ricorrenza nella ricorrenza, visto che stiamo parlando di dieci anni fa esatti, per il gioco che dopo qualche anno di digiuno da titoli di Formula 1 dedicati alle piattaforme potenti fu promosso con voti abbastanza buoni. È da questo punto che Codemasters farà della serie F1 un appuntamento annuale pensando a un modello "alla FIFA" dedicato alla Formula 1. Come tutti i brand destinati a uscire ogni dodici mesi anche la serie F1 avrebbe quindi scoperto il proprio fianco alle potenziali critiche, nel momento in cui un'edizione non avesse mostrato particolari differenze rispetto a quella precedente. In realtà, le annate successive fino a F1 2013 hanno contribuito ad allargare il panorama della serie, migliorando di volta in volta le caratteristiche del gioco e arricchendolo con elementi importanti come le vetture classiche che troviamo ancora oggi. Qualcosa però a breve si sarebbe inceppato, e come spesso accade per i franchise annuali c'è un cambio generazionale di mezzo.
La fase di flessione
Il passaggio da una generazione di console all'altra può essere decisamente problematico per una serie abituata all'appuntamento ricorrente. L'esempio più doloroso è quello di Konami con la serie PES, che ci ha messo diversi anni prima di tornare agli antichi fasti, ma il monito vale per tutti gli sviluppatori che si misurano con questo tipo di videogiochi. Anche perché avere una schiera di appassionati che ti seguono può essere un'arma a doppio taglio, soprattutto nel momento in cui essi stessi si trasformano nei giudici più severi iniziando a non perdonarti eventuali passi falsi.
Per la serie F1 l'ultimo cambio generazionale non è stato drammatico come quello di PES in precedenza, ma c'è stato comunque bisogno di un periodo di assestamento. Già con F1 2014 (l'ultimo a uscire su PlayStation 3 e Xbox 360) Codemasters rinunciava a qualcosa per portare a casa la pagnotta. Anche se quell'anno c'era l'alibi delle modifiche sostanziali apportate nel regolamento reale, fu clamorosa la decisione di eliminare la modalità classica introdotta l'anno precedente, sollevando le ire degli appassionati che avevano gradito molto tale aggiunta. La paura di vedere altri tagli si concretizzò seriamente con F1 2015, forse il punto più basso dell'intera serie in termini contenutistici visto che in esso venne eliminata addirittura la modalità carriera. Quello che fino a quel momento era stato uno dei pilastri del nuovo corso targato Codemasters scompariva letteralmente, mettendo in stato di shock gli appassionati nonostante i progressi in termini tecnologici registrati col passaggio a PlayStation 4 e Xbox One. Per fortuna si sarebbe trattato solo di un incidente di percorso, visto che già a partire dall'anno successivo la carriera pilota sarebbe tornata nella serie F1.
Rientro in pista
Assestato il colpo del passaggio generazionale, con F1 2016 tornava la modalità carriera e tiravamo tutti un sospiro di sollievo. L'edizione di quattro anni fa rappresenta di fatto il punto di partenza per il filone che ci porta fino all'edizione attuale, con ogni probabilità l'ultima che vedremo sull'attuale generazione di console. Pur mantenendo il proprio impianto base, le ultime uscite hanno permesso alla serie F1 di arricchirsi sempre di più dal punto di vista contenutistico, tirando dentro di sé nuovi elementi per la modalità carriera, la possibilità di correre con le vetture di Formula 2 e in ultimissima battuta la modalità My Team, con la quale Codemasters ha provato a sconfinare anche nel genere ruolistico/manageriale. Per non parlare del multiplayer, dove la serie F1 ha compiuto passi da gigante per trovare una propria dimensione nel mondo degli eSport, coinvolgendo nel recente periodo di lockdown anche piloti veri come Charles Leclerc. Ma questa è un'altra storia, di cui ci occuperemo a breve. Nel frattempo con F1 2020 possiamo dire di essere di fronte al titolo della serie più completo di sempre, al netto di qualche problema di natura tecnica che speriamo possano essere sistemati a breve.
Arrivati alla conclusione, l'augurio che ci sentiamo di fare alla serie F1 è quello di riuscire a compiere il salto che la porterà verso PlayStation 5 e Xbox Series X con la giusta dose di coraggio. Che a chi sfreccia a 300Km/h e passa non deve mai mancare.