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Ghost of Tsushima, alla scoperta dei mongoli

Scopriamo la storia dei nemici presenti in Ghost of Tsushima, ovvero i mongoli guidati da Khubilai Khan

SPECIALE di Luca Porro   —   07/03/2020
Ghost of Tsushima
Ghost of Tsushima
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L'annuncio della data di uscita di Ghost of Tsushima ha sorpreso un po' tutti; il 26 giugno è dietro l'angolo e lo statement che traspare dalle scelte di Sony effettuate con The Last of Us parte II e proprio Ghost of Tsushima sembra evidente: chiudere la generazione PlayStation 4 in maniera roboante. Al di là delle riflessioni sulla data di uscita però, il trailer del titolo Sucker Punch ha anche mostrato diversi elementi interessanti dal punto di vista della trama, facendoci carpire in maniera più consistente le sfumature di un background narrativo a dir poco affascinante. La peculiarità della trasposizione del Giappone feudale scelto da SP risiede tutta nel periodo storico selezionato, ovvero quello delle due invasioni mongole di Khubilai Khan. Sebbene il titolo punti a livello temporale a rappresentare la prima delle due invasioni, ovvero quella del 1274, si possono intravedere già dal trailer delle scene che sarebbero una forte citazione anche ad avvenimenti successivi. Licenze poetiche, nel caso in cui fossero spostate qualche anno prima, che non andrebbero a intaccare gli elementi storici presenti, visto che al di là di tutto si parla pur sempre di opere videoludiche di finzione. Visto però la forte contaminazione storica, perché dunque non offrirvi una serie di cenni legati a quelli che in Ghost of Tsushima saranno i vostri più acerrimi nemici, ovvero i Mongoli di Khubilai Khan.

Gengis Khan

Prima del grande impero di Gengis Khan, i mongoli erano una delle popolazioni nomadi dell'Asia, più precisamente quella che si situava nella zona sudoccidentale rispetto alla Manciuria. Quello che fu un grande impero della storia era dunque originariamente un grande insieme di tribù, unitesi per la prima volta solo nella prima metà del 1100 da Kabul Khan. Purtroppo, però, la durata di questo primo impero fu decisamente breve a causa soprattutto dei dissidi interni alle tribù che non riconoscevano né in Kabul, né nel suo successore Kutula, una grande e carismatica figura in grado di condurli. È quindi solo con Gengis Khan che i Mongoli ebbero una vera forma di Impero.

Nato da un capotribù della zona dell'Onon, incominciò la sua scalata al potere sotto il Khan dei Keraiti. Il suo dominio sulle tribù arrivava attraverso il campo di battaglia, per dimostrare non solo la sua superiorità militare, ma anche il suo acume strategico. Nel 1206 poteva contare l'assimilazione sotto il suo dominio di gran parte delle tribù mongole e proprio in quegli anni ricevette la nomina di Gran Khan durante la Kurultaj, ovvero il concilio militare dell'aristocrazia mongola che vedeva la presenza di tutti i Khan delle tribù.

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Eletto sovrano universale delle tribù mongole, Gengis divenne Genghiz per dimostrare fin da nome la sua supremazia. Genghiz Khan amministrava il regno in maniera impeccabile, lasciando indipendenza ai Khan nei loro territori ma imponendogli di seguire ogni tipo di ordine avessero ricevuto dalla famiglia imperiale. Il potere di Genghiz Khan derivava direttamente da Tengri, ovvero il Dio della cultura mongola, pertanto la famiglia reale o "Casato della Stirpe Aurea" comandava su tutte le tribù per volere divino riportando le volontà di Tengri.

Se dunque dal punto di vista politico, Genghiz Khan manteneva il polso della situazione anche grazie a un sistema di informatori, sul campo di battaglia invece le decisioni erano prese solo e soltanto da lui. Il suo acume strategico era impareggiabile, le truppe a cavalo erano addestrate per agire nel più totale silenzio soprattutto guidate da un sistema di movimenti e manovre che oggi oseremmo definire quasi geometrico. Tutto il restò lo fece la sua brutalità verso i nemici, che incuteva timore anche ai più coriacei avversari del Gran Khan.

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Khubilai Khan

Con la morte di Genghiz Khan, si ebbe un periodo (1229-1241) in cui a regnare fu il figlio Ogodei il quale continuò il piano di conquista della Cina impostato dal padre senza però avere la stessa efficacia. In quel periodo infatti l'attenzione era riposta su Batu, il nipote di Genghiz, che con la sua campagna d'Europa dominò incontrastato la scena militare dell'epoca. Nel 1241 però, Ogodei morì lasciando vuoto il posto più alto della piramide gerarchica del popolo mongolo. Venne dunque eletto Guyuk, figura che decise di fermare la conquista europea per perseguire le mire di Genghiz Khan nei confronti della Cina. Guyuk ebbe successo, rovesciando la dinastia Sung e imponendo la prima dinastia non cinese dell'Impero, diventando così di fatto il primo imperatore mongolo-cinese, ovvero il Khubilai Khan.

Le campagne di espansione dell'Impero continuarono, soprattutto con il successo della conquista di Baghdad nel 1258 che decreto la formazione del quarto stato dell'Impero, ovvero il Kahanato di Persia che si aggiunse al Kahanato Chagatai, al Kahanato dell'Orda d'Oro e al Kahanato Cinese. In questo periodo però ci fu anche l'apertura verso il commercio con l'Europa, anche grazie ai sempre maggiori interessamenti verso il mondo orientale di stati quali la Francia o della Repubblica Marinara di Venezia (Marco Polo vi dice nulla?!). Dal 1330 fino alla fine del XIV secolo avvenne poi il costante e sempre maggiore declino dell'impero con la conseguente frammentazione in piccoli Kahanati che finirono per scomparire a mano a mano. L'unico punto esclamativo in questo periodo furono le gesta contro gli Ottomani per mano di Tamerlano, il quale scelse come capitale del suo dominio Samarcanda.

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Le invasioni del Giappone

Quello che però è interessante ai fini di Ghost of Tsushima è il periodo che intercorre tra il 1268 e il 1282, ovvero il periodo in cui avvennero le invasioni dell'Impero mongolo guidato dal Khubilai Khan nei confronti del Giappone. Siamo nel 1274, Khubilai Khan ha appena assorbito la Cina dando vita alla dinastia Yuan, ma le faide interne tra le tribù non sono placate e questo porta il Khubilai Khan a voler proporre una ulteriore prova di forza per dimostrare la sua grandiosità. L'obiettivo scelto è dunque il territorio giapponese, nel pieno del periodo Kamakura e controllato dallo Shogun Koreyasu. La strategia del Khubilai Khan è differente, prima di qualunque conflitto vuole dimostrare di essere un forte diplomatico per cui vennero inviati degli emissari portanti la proposta di resa del Giappone all'impero mongolo senza nessun spargimento di sangue. La risposta non si fece attendere e fu ovviamente negativa. Appurata quest'ultima, la strategia del Khubilai Khan fu chiara: approcciare le coste del Giappone dalla penisola coreana, inviare un primo manipolo di truppe per stremare l'esercito giapponese e poi successivamente inviare con la flotta il restante dei 30.000 soldati impiegati.

E così nel 1274 l'invasione ha inizio, con le truppe mongole che dimostrano la propria superiorità non solo militarmente ma anche strategicamente. Durante le battaglie di Akasaka e Torikai-Gata però, i samurai nipponici offrono una difesa storica immolandosi per il proprio paese e riuscendo a fermare il manipolo di soldati mongoli ormai allo stremo delle forze. La ritirata mongola sulla sua flotta è solo un prendere tempo in attesa dei rinforzi in arrivo con la seconda ondata. Mentre tutto sembra volgere verso i mongoli, ecco che un tifone spazza via tutte le navi impossibilitando il proseguo della guerra e costringendo il Khubilai Khan alla ritirata.

Ghost of Tsushima, alla scoperta dei mongoli

Il pericolo di una seconda invasione era tutt'altro che un'utopia per questo motivo i samurai del Sol Levante decisero di non rimanere impreparati davanti all'offensiva mongola, erigendo un muro sulla costa della Baia di Hakata per prevenire l'attracco della flotta. Ancora una volta, forte della strapotenza mostrata in precedenza, il Khubilai Khan decise di inviare cinque emissari in Giappone per trattare la resa a tavolino. All'arrivo degli emissari ad accoglierli ci fu il reggente dello Shogun Koreyasu, Hojo Tokimune, il quale optò per una risposta ad effetto, facendo decapitare i cinque emissari a Kamakura (proprio una scena del trailer ci ha ricordato questo avvenimento). Il Khubilai furioso per il rifiuto verso la sua magnanimità, decise quindi di effettuare la seconda invasione con 140.000 soldati.

La primavera del 1281 dunque fu teatro di numerose battaglie e nonostante il muro, l'esercito mongolo riuscì a sbarcare e proporre un'offensiva a Fukuoka che i giapponesi faticarono ad arginare. Il dislivello di soldati in campo, 140.000 contro 40.000 era impietoso eppure i samurai continuarono a resistere per mesi. Ad agosto infine, un altro tifone di dimensioni superiori rispetto a quello degli anni precedenti, vanificò ancora una volta i rinforzi attesi dai mongoli dalla Cina meridionale, spazzando via la flotta sulle coste nipponiche e costringendo il Khubilai Khan alla seconda sonora ritirata. Il credo giapponese vuole che la terra del Sol Levante sia la patria degli dei, territorio sacro protetto dunque dalla volontà divina. Per questo motivo in tale occasione venne coniato il termine kamikaze che significa "vento divino" e che successivamente venne applicato ai piloti giapponesi che attaccarono Pearl Harbor nella Seconda Guerra Mondiale.

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Ripercorrere per sommi capi la storia dell'impero mongolo ci permette di capire che fascino possiede il background narrativo scelto da Sucker Punch per il suo Ghost of Tsushima: una scelta particolareggiata e caratteristica che prova a diradare i fumi del cliché dall'utilizzo del Giappone feudale come sfondo narrativo. Inoltre, il poter usufruire di possibili licenze poetiche e variazioni sul tema, riguardo alle invasioni mongole del Giappone, ci potrebbe permettere di vivere la reincarnazione di quel "vento divino", che per ben due volte mise il bastone tra le ruote a quello che è stato il secondo imperatore mongolo più importante della storia.