Dopo aver esplorato le origini mitologiche di alcuni dei personaggi più iconici del pantheon norreno, da Thor ad Angrboda, è arrivato il momento di analizzare uno degli eventi fondanti della tradizione mitologica norrena, a tal punto da aver conquistato l'immaginario collettivo attraverso i media più disparati, dalla musica, al cinema, fino a raggiungere i fumetti e la serialità televisiva, solo per citarne alcuni.
Andiamo, quindi, alla scoperta del Ragnarok, il "destino degli dei" che (presumibilmente) farà da sfondo al prossimo capitolo di God of War.
Cos’è il Ragnarok?
Se dovessimo definire in breve il Ragnarok (anche se dovremmo dire "i Ragnarok", dato la natura plurale del termine), dal norreno ragnarǫk, traducibile in "il destino degli dei", potremmo dire che rappresenta la fine del mondo e del regno di Odino. Tuttavia, una lettura del genere, per quanto apparentemente efficace, rimane comunque superficiale e priva di considerazioni storiche fondamentali per la comprensione della sua concezione.
Partiamo dalle fonti di questo "precedente mitologico" che ci sono pervenute. Come per la stragrande maggioranza delle documentazioni riguardanti miti e leggende norrene, i principali testi che contengono testimonianze fondamentali per la comprensione del Ragnarok sono l'Edda poetica (raccolta di carmi nordici tradizionali) e l'Edda in prosa, o prosastica, firmata da Snorri Sturluson. Nella prima, lo troviamo citato sia nel famosissimo poema Vǫluspá (la profezia della veggente) che nel Vafþrúðnismál (il discorso di Vafþrúðnir), mentre nell'opera di Snorri svolge un ruolo centrale nel Gylfaginning (l'inganno di Gylfi).
Considerata la datazione di questi testi, realizzati in un periodo in cui il cristianesimo aveva già conquistato gran parte del territorio europeo (siamo intorno al XIII secolo), molti hanno associato al resoconto del Ragnarok fornito da individui come Snorri una influenza biblica, riscontrabile nell'Apocalisse di Giovanni. Ciò anche a causa della mancanza di corrispettivi nella tradizione mitologica greca e romana.
Tuttavia, secondo studiosi come il filologo Georges Dumézil, l'evento del Ragnarok potrebbe essere paragonato allo scontro tra Pāndava e Kaurava raccontata nel Mahābhārata, poema epico appartenente alla tradizione letteraria induista. Considerando la radice protoindoeuropea di questi culti, le innumerevoli somiglianze e il fatto che, mentre il Ragnarok è un evento che "accadrà", gli eventi analoghi narrati nel Mahābhārata sono "già accaduti", è possibile trovare un legame anche con la Gigantomachia greca. Ma tali associazioni sono solo congetture, considerando che le conseguenze di tali eventi (a eccezione degli scontri campali contro creature mostruose e portentose), hanno poco a che vedere le une con le altre.
L'arrivo del Ragnarok
Partendo dai tre testi citati e cercando di rimettere insieme i pezzi come se si trattasse di un puzzle frammentario e monocromatico, è possibile ricreare una sorta di linea cronologica degli eventi che hanno luogo durante il Ragnarok.
A precedere "il crepuscolo degli dei" (traduzione di Ragnarøkkr, altro termine con il quale si fa riferimento alla serie di cataclismi) troviamo tre inverni segnati da grandi battaglie prive di qualsiasi remora morale (parricidi, incesti) seguiti da un inverno glaciale, il Fimbulvetr, della stessa durata dei precedenti, ma senza estate a spezzarne il ciclo. Vi proponiamo un estratto dal Völuspá.
I fratelli si combatteranno/e si daranno la morte,/i cugini/violeranno i legami della stirpe;/dura sarà fra gli uomini,/grande la dissolutezza,/era di asce, era di spade,/si fenderanno gli scudi,/era di venti, era di lupi/prima che il mondo rovini.
A seguire, Skǫll e Hati, stirpe del lupo Fenrir, da sempre all'inseguimento di Sól e Máni (Sole e Luna), riescono a raggiungere e a inghiottire loro, provocando la scomparsa della luce naturale, essendosi spente anche tutte le stelle del cielo. Dopodiché, la terra trema, le montagne collassano e "tutte le catene e i legami" si infrangono, dando la possibilità a Fenrir di liberarsi dalle catene che lo cingono, applicategli con l'inganno dagli Æsir. Allo stesso modo, Jormungandr spalanca la bocca e lascia andare la sua coda, cosa che provoca inondazioni in tutto il mondo. Ciò permette a Naglfar, una nave composta da unghie umane e capitanata dal gigante Hrymr (anche se nel Völuspá viene indicato Loki al timone dell'imbarcazione, liberatosi dalla prigionia a cui lo avevano condannato gli dei), di sciogliere gli ormeggi, in rotta verso la battaglia finale con gli dei.
[...] ed è per questo che occorre stare in guardia se un uomo muore con le unghie non tagliate, perché quest'uomo aggiunge molto materiale alla nave Naglfar, che gli uomini e gli dei vogliono che sia pronta tardi.
Uno di fianco all'altro, i fratelli Fenrir e Jormungandr avanzano, il primo con la bocca spalancata a tal punto da toccare il cielo con la mascella superiore, mentre il secondo asfissiando l'aria con il suo miasma viperino. Mentre la prole di Loki devasta la terra, dal cielo fanno breccia i figli di Muspell, guidati dal gigante Surtr, la cui spada è più splendente del sole. Cavalcando sopra Bifröst, il ponte dell'arcobaleno, lo mandano in pezzi, continuando ad avanzare sulla piana di Vígríðr. Qui, si ritrovano tutte quelle che potremmo definire laconicamente "forze del male": i fratelli Fenrir e Jormungandr, i giganti della brina Hrymr, Loki e con lui le schiere al seguito della figlia Hel, oltre ai già citati figli di Muspell.
Il destino degli dei
Dopo tutto questo trambusto, Heimdallr (finalmente) si accorge che alle porte di Asgard si trova una legione formidabile. Allora, suona il leggendario Gjallarhorn, svegliando gli dei (dal divin sonno pesante), i quali si riuniscono in assemblea. Un balzo temporale ci porta, poi, a conoscenza del fatto che Odino è ora sulla strada per la fonte di Mímir per cercare consiglio. A questo punto, Yggdrasil trema e gli Æsir capiscono che lo scontro è inevitabile. Indossate le armature, avanzano sul campo di battaglia insieme agli Einherjar (coloro che sono morti in battaglia e hanno, quindi, guadagnato l'accesso al Valhalla).
Durante la lotta, le divinità si scontrano con i rispettivi acerrimi nemici. A Odino spetta il lupo Fenrir, che lo divora in un sol boccone; a Thor il serpente Jormungandr, scontro dal quale esce vittorioso, ma per non più di nove passi, dopo i quali crolla a terra, asfissiato dalla nube tossica del nemico; Freyr, gemello di Freia, si batte con Surtr, ma, a causa della mancanza della sua fidata spada (ceduta a Skírnir, suo messaggero, in circostanze amorose che ora non approfondiamo) viene rovinosamente sconfitto; infine, Garmr, il mastino infernale che presidia il regno di Hel, viene liberato dalla sua catena e si scontra con Tyr, evento che porta alla morte di entrambi.
Subito dopo la caduta di Odino, suo figlio Víðarr si scaglia su Fenrir e, "un piede sulla mascella inferiore e una mano su quella superiore", lo uccide spezzandogli la bocca (nel Völuspá si fa riferimento, invece, a una spada o lancia conficcata nel cuore). Infine, Heimdallr e Loki si battono, anche loro uccidendosi a vicenda. A questo punto, grazie alla sua spada fiammeggiante, Surtr dà fuoco al mondo intero.
La rinascita
Estinte le fiamme, non molti sono coloro che hanno la possibilità di vedere la luce di un nuovo giorno. Una volta riemerse le terre, più verdi e rigogliose che mai, tra gli dei, Víðarr e Váli fanno parte dei pochi che sono riusciti a scampare all'ira incendiaria di Surtr, vivi e vegeti nel campo che una volta ospitava Asgard, ribattezzato Iðavöllr. Qui, si riuniscono a Móði e Magni, figli di Thor che ora possiedono il portentoso Mjölnir, mentre dal regno di Hel, invece, tornano Baldr e Höðr. Un po' malinconicamente, i superstiti iniziano a rimembrare assieme le gesta che hanno segnato l'era degli Æsir.
Lif e Lífþrasir/essi si nasconderanno/nel bosco di Hoddmímir;/le gocce di rugiada del mattino/avranno per nutrimento,/e di là cresceranno le stirpi.
Per quanto riguarda gli essere umani, solo due riescono a sfuggire alle fiamme che divampano sulla Terra: Lif e Lífþrasir. Nascostisi nel bosco di Hoddmímir (che alcuni identificano con l'albero del mondo Yggdrasill), questi ripopoleranno il mondo con la loro stirpe. Infine, la figlia del sole torna a svolgere il compito della madre e a gettare una nuova luce su un mondo rinnovato.
Il Ragnarok in God of War
Ora, dopo aver esplorato a fondo lo svolgimento del Ragnarok, sorge spontanea la domanda riguardante come Santa Monica Studio riuscirà ad adattarlo alla narrazione del prossimo capitolo di God of War. Chi ha avuto modo di giocare la prima parte della saga norrena di Kratos, si sarà reso conto che i figli prediletti di Thor, Móði e Magni, due dei pochi superstiti del Ragnarok mitologico, vengono uccisi rispettivamente da Atreus e Kratos.
Non solo. Nel trailer della nuova avventura, ci viene fatto intendere che Tyr, figlio di Odino e fratellastro di Thor, rappresenterà un importante alleato del Fantasma di Sparta contro la furia degli Æsir. Insomma, la visione di Santa Monica sembra abbastanza chiara: nel gioco saremo noi le "forze del male" descritte da Snorri e da chi è venuto prima di lui, nell'usuale ribaltamento dei piani morali già attuati dal team nei confronti del pantheon greco.
L'arazzo che inizia a formarsi sotto gli attenti occhi del pubblico sembra parecchio intricato e, giustamente, riadattato per un'avventura sì facente riferimento diretto a una tradizione mitologica ben radicata nel pensiero collettivo, ma da sempre sovversiva nei confronti delle forze in gioco, portando alla luce un'interpretazione che, se dapprima poteva apparire come un semplice pretesto per scatenare la "furia dei titani" su orde mostruose e divinità ipersessualizzate, oggi sembra spingersi verso un'analisi quasi socio-antropologica delle dinamiche di potere in atto non solo in un mondo fittizio alimentato da miti e leggende, ma anche nel quotidiano, che chi esperisce il titolo si ritrova a vivere giorno per giorno.
Siamo andati alla scoperta del Ragnarok e ci sembra di essere tornati vittoriosi da tale impresa. Speriamo che anche voi la pensiate allo stesso modo e che questo piccolo scorcio sull'intricato mondo della mitologia norrena vi abbia affascinato.
In attesa di sapere come si dipaneranno gli eventi di Atreus e Kratos in God of War Ragnarok, vi aspettiamo nei commenti con speculazioni riguardanti il possibile adattamento del "fato degli dei" all'interno del gioco.