Con una bellissima copertina interamente dedicata a Hornet, qualche giorno fa Edge ha anticipato l'approfondimento che avremmo trovato sfogliando le sue pagine, dedicato a uno dei giochi forse più attesi del panorama indie - un'attesa che rivaleggia persino con quella di alcuni titoli tripla A. Stiamo parlando di Hollow Knight: Silksong, il sequel della piccola perla che risponde al nome di Hollow Knight ed è stata pubblicata prima nel 2017 su PC e poi nel 2018 su console - se ancora non lo avete giocato ma avete un Game Pass, potete approfittarne per immergervi nelle sue affascinanti, tristi e a tratti crudeli atmosfere.
Protagonista del secondo capitolo sarà proprio Hornet, personaggio importantissimo lungo tutta la trama originale e che dovrà farsi strada nel misterioso regno di Pharloom fino a raggiungerne la vetta: un obiettivo in evidente contrasto con quello del Cavaliere, trovatosi a scendere fin nelle profondità di Nidosacro per svelare - e risolvere - il mistero che circondava il regno. Rimasto decisamente in sordina dopo l'annuncio nel febbraio 2019, Hollow Knight: Silksong è infine tornato a mostrarsi nel lungo approfondimento di Edge, pronto a tenderci la mano (o l'aculeo se preferite) per accompagnarci a scoprirne le novità.
Da DLC a gioco stand-alone
Non è un mistero che Hollow Knight: Silksong nasca dalle ceneri di quello che sarebbe dovuto essere un DLC del gioco principale, grazie al quale avremmo appunto giocato nei panni di Hornet, ma già prima della pubblicazione di Hollow Knight gli sviluppatori si sono resi conto che un semplice stretch goal di Kickstarter sarebbe diventato un titolo a sé stante: non più un'appendice ma un'avventura inedita, completa e soprattutto completamente ripensata in termini di level ed enemy design - tra le altre cose. Per citare lo stesso Ari Gibson, il nucleo del mondo (di gioco) è soprattutto un riflesso di Hornet, che con il suo stile di combattimento volto alla rapidità ha domandato un approccio diverso, nuovo, rispetto a quello adottato per il capitolo principale.
Non si tratta solo di questo, però, perché la nostra cacciatrice è anche fisicamente diversa rispetto al Cavaliere: molto più alta e slanciata, si sarebbe trovata schiacciata nell'opprimente Nidosacro, che invece è stato modellato su misura rispetto al suo protagonista. Per dare più respiro a Hornet, nonché sfruttare al meglio la sua mobilità e le acrobazie che la contraddistinguono, Gibson e Pellen hanno dovuto riprogettare l'intera ambientazione, compresa la stazza delle creature che lo abitano. Tutto nel regno di Pharloom, ma in generale in Hollow Knight: Silksong, parla di lei, riflettendone la natura e la personalità in modo se possibile ancor più curato rispetto al predecessore. Non scordiamoci infine che, a differenza del Cavaliere, Hornet è per metà insetto: questo comporta una maggiore fisicità, che si traduce in più trappole e lame a ostacolare l'avventura, in contrasto con la magia che avvolgeva e caratterizzava la coinvolgente esperienza a Nidosacro.
Un mondo vivo e reattivo
La pericolosità insita in Hornet fa sì che gli abitanti di Pharloom si adattino di conseguenza ed è ancora una volta il paragone con Hollow Knight a renderlo evidente, sempre tramite le parole degli sviluppatori: se il Cavaliere poteva incrociare il suo cammino con, in buona sostanza, delle creature il cui livello di intelligenza era pari a un Goomba - quindi pressoché inesistente - in Hollow Knight: Silksong persino loro rispondono a regole diverse, dimostrandosi un po' più pensanti. Sebbene nell'originale i nemici più "complessi" avessero un aspetto più umanoide, basti pensare alle guardie cittadine, non era comunque un livello di sfida troppo impegnativo e andava bene così. Questa volta, no. Team Cherry si è impegnata a progettare personaggi che siano un passo più avanti, lontani dalla semplicità che persino nei casi più articolati traspariva in Hollow Knight. Hornet è preda ma soprattutto cacciatrice, chiunque in Pharloom deve adattarsi di conseguenza per coglierla di sorpresa o rispondere ai suoi attacchi.
Nell'intervista sono riportati un paio di esempi: un nemico molto semplice ma in grado di mimetizzarsi con l'ambiente circostante fino all'ultimo istante, quando poi si rivela ed è pronto ad attaccare; un altro invece che si comporta in modo simile al Rinodonte Muschioso ma ha più zampe e aumenta progressivamente la sua velocità, rendendo difficile predirne le azioni. Quel tipo di nemici inquietanti del tutto assenti nell'area iniziale di Hollow Knight, che piano piano introduceva il giocatore alle basi del gioco, tenendolo in un certo senso per mano mentre lo guidava fino a Pulveria, lasciandolo poi alla mercé di un mondo aperto e delle meccaniche che lo regolavano. In Hollow Knight: Silksong si tenderà ad avere un approccio simile, in termini di mappa, amuleti e tutto ciò che ha caratterizzato l'originale.
Gli sviluppatori detteranno il ritmo e permetteranno ai giocatori di acclimatarsi ancora una volta con gli aspetti familiari del gioco, ma anche con quelli unici di Hornet. Questo non significa, come già sottolineato, che l'esperienza sarà compassata come la precedente: Pharloom è un mondo spietato che si relaziona con un personaggio altrettanto spietato, motivo per cui, nella varietà di aree a distinguere il regno fin dall'inizio, nemici e trappole infliggeranno due maschere di danno - una variazione non indifferente nel ritmo e nel modo in cui ci si troverà ad affrontare tanto le battaglie quanto l'esplorazione. Prima di mettervi le mani nei capelli, sappiate essere una scelta ponderata sulla base di due fattori: uno concreto, ovvero la possibilità per Hornet di curarsi in maniera simile a quella del Cavaliere ma più efficace, così da rendere la meccanica una parte integrante della lotta. Non potrà tuttavia farlo fin da subito, portando l'esperienza a oscillare di continuo tra l'essere a piena vita e prossimi alla morte. Questo si lega al secondo fattore, di carattere narrativo, che aiuta a dipingere Hornet per chi è realmente: un personaggio che vive di estremi.
Non si tratta dunque di creare un sequel più difficile, bensì un gioco che possa essere sia un'occasione per i vecchi giocatori di mettersi alla prova dopo l'esperienza originale sia, dall'altro lato, un cosiddetto entry level per chi non conosce la serie. Hollow Knight: Silksong è un gioco che vuole inserirsi in modo fluido e personale nell'universo narrativo di Team Cherry, presentandosi diverso ma non troppo, familiare e al contempo inedito. Ecco quindi che Hornet possiede la sua personale versione degli amuleti, detti tools, che la supporteranno in combattimento: si possono gestire alle panchine, sfruttando gli Shell Shard ottenuti dai nemici sconfitti. Ce ne sono di diversi tipi, ciascuno con i propri effetti. L'aspetto più interessante non è solo che possano essere migliorati nel corso del gioco ma, soprattutto, che si possano apprendere e sviluppare grazie agli abitanti di Pharloom.
Per esempio, se dovesse incontrare un nemico che la attacca scagliando una spina nella sua direzione come fosse un giavellotto, Hornet può prendere ispirazione per creare qualcosa di utile a lei e aggiungervi un tocco personale. Dettagli che, ancora una volta, mettono in luce lo stile di Team Cherry e la capacità di sviluppare un mondo tanto vivo quanto lo sono i personaggi al suo interno. Laddove il Cavaliere era un avatar vuoto e impersonale, Hornet è l'esatto opposto, una protagonista forte con un ruolo ben definito all'interno della storia. Qualcuno di cui i giocatori possano comprendere, con i dovuti tempi, l'attitudine e l'obiettivo alla base del suo viaggio. Viaggio che gli sviluppatori vogliono sia percepito come un'avventura epica, sulla falsa riga del percorso che in Castlevania: Lords of Shadow (da loro usato come esempio) ha portato Gabriel Belmont al castello.
Un gameplay familiare e unico al contempo
Alcuni aspetti inediti di Hollow Knight: Silksong li abbiamo sfiorati nei precedenti paragrafi ma uno spazio proprio va dedicato senza dubbio al combattimento e, più in generale, all'uso dei tools. Hornet è un personaggio più completo del Cavaliere sotto numerosi aspetti, non ultima la versatilità che le permette di approcciare le situazioni in modo diverso proprio grazie all'uso dei suddetti strumenti e di set preimpostati da noi. Laddove infatti in Hollow Knight si gestiva un unico set di amuleti, qui sarà possibile preparare diverse build grazie ai Crest, oggetti speciali dotati del proprio unico set di slot con cui equipaggiare i tool. Il nucleo dell'esperienza di gioco dunque ruota molo attorno alla fisicità e alla natura malleabile di Hornet - capace di adattare il proprio stile in base al pericolo che le si para davanti, invitando il giocatore a sperimentare in modo molto più immediato, almeno sulla carta, di quanto non abbia permesso l'originale. Certo, "l'inconveniente", se così vogliamo definirlo, delle panchine per modificare i nostri set rimane ma se non altro siamo messi nella condizione di prepararci meglio senza dover ogni volta fare avanti e indietro per sostituire un singolo amuleto come nel primo capitolo.
Ricollegandoci al fatto che Hornet sia un personaggio più strutturato rispetto al Cavaliere, la sua capacità di esprimersi a parole rende più articolata l'interazione con gli abitanti di Pharloom: nella fattispecie, si traduce con l'introduzione di incarichi assegnati dai vari PNG sparsi per il mondo e di cui può non solo, ovviamente, occuparsi ma anche tenere traccia grazie alle bacheche sparse ovunque. Si tratta di missioni che non vanno a sostituire l'organica prosecuzione della trama principale, affiancandosi ad essa e palesandosi in diversi modi, magari tramite l'incontro inaspettato con un abitante di Pharloom o per intervento di Hornet stessa. Potreste persino perdervi qualche interazione, come già accadeva nel gioco originale, che a sua volta avrebbe potuto influenzare un altro evento più in là (ripensate ad esempio a Tela, in Hollow Knight). Solo, questa volta, è tutto più in grande e più articolato, in un invito a esplorare Pharloom, conoscerla e, in tal modo, arrivare a comprendere meglio la stessa Hornet. Sembra quasi esserci un mutuo scambio tra lei e gli abitanti, uno di quelli di cui non ti accorgi sul momento, arrivando a percepirlo sul lungo termine, quando avrà dato i frutti e tu sarai lì, pronto a coglierli.
Piccola menzione anche per la valuta di gioco, non più basata sui Geo bensì sui Grani di Rosario. Il concetto di fondo è uguale, servono per qualsiasi transazione in Hollow Knight: Silksong, ma Team Cherry ha voluto apportare una modifica persino qui. Se presi singolarmente, questi grani si andranno inevitabilmente a perdere in caso di morte e dovranno essere recuperati tornando al punto in cui si è stati sconfitti (questa volta caratterizzato da un bozzolo e non da un'anima residua); altrimenti, è possibile fare dei grani un rosario completo, che funziona come una sorta di banca portatile e rimarrà con noi in caso di triste dipartita. Potete avere la fortuna di trovare un rosario esplorando il mondo di gioco, oppure farvelo preparare da un mercante, pagando una piccola somma - leggermente superiore al risultato - affinché i vostri guadagni siano al sicuro. Una scelta apprezzabile, che strizza un po' l'occhio alle anime di Dark Souls nel suo concetto preservazione, e spinge il giocatore a considerare di sacrificare un po' di valuta per non correre il rischio di perdere tutto durante l'avventura e pentirsene.
Non mancheremo, infine, di ricoprire ancora una volta il ruolo di soccorritore e riportare a casa insetti smarriti: pulci, non più larve, che non saranno semplicemente intrappolate in vasetti di vetro ma saranno andate a cacciarsi in svariate situazioni pericolose, ciascuna delle quali richiede il suo approccio per essere risolta. Inoltre, a differenza dei simpatici vermetti di Hollow Knight, non hanno una dimora fissa, vivendo piuttosto in una sorta di carovana itinerante che si espanderà a mano a mano che salveremo le pulci disperse. Ancora una volta, dunque, pur basandosi su meccaniche presentate nel primo capitolo, Team Cherry le espande adattandole all'ambientazione - e, di conseguenza, alle abilità di Hornet. Siamo di nuovo di fronte a un viaggio affascinante, che dimostra una capacità di worldbuilding magistrale da parte degli sviluppatori e nella quale non vediamo l'ora di perderci, imprecando (perché sì, succede), meravigliandoci per l'innegabile qualità artistica e sorprendendoci di fronte a situazioni che ci colpiscono senza alcun preavviso, ricordandoci di nuovo come dietro all'apparente dolcezza dei suoi personaggi, Hollow Knight: Silksong nasconda una realtà profondamente tragica e drammatica.
Dopo un lungo silenzio, Team Cherry torna a parlare di Hollow Knight: Silksong aggiornandoci con una serie di dettagli interessanti e promettenti per il futuro del gioco. Dalle parole degli sviluppatori traspare un'esperienza che non vuole limitarsi a essere un semplice sequel, bensì qualcosa che possa parimenti divertire e sorprendere tanto i veterani quanto i nuovi giocatori, permettendo a questi ultimi di apprezzarla pur senza aver giocato all'originale. L'aspetto e lo stile di Hornet hanno spinto allo sviluppo di un gioco simile ma al contempo diverso, unico a modo suo, in cui il mondo di gioco è stato riprogettato attorno alla protagonista per andare in giusto contrasto con il primo capitolo: qui la fisicità - la presenza di pericoli più tangibili, concreti e implacabili - si sposa con un level design più verticale per meglio adattarsi alla versatilità di Hornet, proponendo quindi una sfida che nella sua familiarità vuole comunque sorprendere anche, se non soprattutto, chi conosce Hollow Knight. Il sistema di combattimento rivisto, la gestione dell'equipaggiamento, le piccole ma sentite modifiche ad aspetti come la valuta di gioco, tutto questo concorre a sottolineare la cura per i dettagli e la volontà, da parte di Team Cherry, di offrire a Hollow Knight: Silksong il meritato spazio accanto al gioco del quale avrebbe dovuto essere solo un DLC. Gli unici dubbi li abbiamo per ora sulla gestione di checkpoint, mappe e viaggio rapido, che in Hollow Knight erano i crucci più evidenti: non ci resta che aspettare di toccare con mano le eventuali migliorie.
CERTEZZE
- Un mondo riprogettato su misura per Hornet
- La direzione artistica si dimostra ancora una volta di altissimo livello
- Sistema di combattimento ed equipaggiamento aperti alla sperimentazione
DUBBI
- Il backtracking sarà ancora una volta eccessivo?