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Metal Gear Solid compie 25 anni

Il primo capitolo "solido" della serie stealth creata da Hideo Kojima spegne 25 candeline. Torniamo a Shadow Moses per ripercorrere la genesi del capolavoro Konami.

SPECIALE di Diego Trovarelli   —   03/09/2023
Metal Gear Solid compie 25 anni
Metal Gear Solid
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3 settembre 1998. Metal Gear Solid. L'inizio di una leggenda. Già, perché se è vero che la serie Metal Gear all'epoca vantava nel proprio curriculum già qualche episodio, è anche vero che è stata la sua incarnazione "solida" a rappresentare a tutti gli effetti l'alba di una nuova era, specie per un genere che sarebbe stato molto apprezzato negli anni a venire: quello dei videogiochi stealth. Metal Gear Solid compie 25 anni; un quarto di secolo in cui molti emuli hanno provato a seguire le sue orme senza però mai raggiungerlo, e nei quali la saga si è arricchita di capitoli più moderni ed evoluti, ma che devono tutto alle idee sbocciate nella missione di Snake tra i ghiacci del mare di Bering.

Preparate bandana e mimetica ottica dunque, si torna a Shadow Moses.

Il trailer

La base fortificata di Shadow Moses è il teatro principale di Metal Gear Solid
La base fortificata di Shadow Moses è il teatro principale di Metal Gear Solid

Nonostante Metal Gear Solid fosse già stato presentato al Tokyo Game Show del 1996, è l'E3 dell'anno successivo a colpire come una granata stordente tutti coloro che sono in attesa di sapere qualcosa di più sull'opera di Hideo Kojima.

Il trailer mostrato alla fiera losangelina è, infatti, una sibillina panoramica su ciò che aspetterà i giocatori giapponesi a partire da settembre '98, tra gadget avveniristici, combattimenti corpo a corpo e azioni che non sarebbero poi state inserite nella versione finale. A questo proposito, è infatti impossibile dimenticare le battute conclusive del video, in cui quello che sembra essere il protagonista scatena un'autentica catastrofe dopo aver piazzato cariche di C4 in ogni angolo della base.

Tuttavia, col senno di poi, il video presentato all'E3 è il primo dei tanti trucchi architettati da Kojima nei confronti dei videogiocatori. Il filmato, infatti, mostra probabilmente il peggior approccio che si possa adottare in Metal Gear Solid e non rappresenta dunque nemmeno un frammento dell'esperienza che sarebbe arrivata nei negozi l'anno successivo.

Dopo un inizio più cauto, il trailer si trasforma infatti in un carnevale di esplosioni e fuoco incrociato, in cui l'eroe - in alcuni passaggi accompagnato da una donna - fa il diavolo a quattro fronteggiando caparbi soldati che per la verità non sembrano dotati di grande intelligenza. Poco male, però: l'ambientazione è affascinante e la musica a contorno epica quanto basta per far schizzare alle stelle l'hype del pubblico. Cosa sarà Metal Gear Solid? Uno sparatutto? Oppure raccoglierà l'eredità dei suoi predecessori in termini di meccaniche?

Il video sembra mischiare le carte in tavola e il conto alla rovescia in vista dell'uscita è appena cominciato.

Missione solitaria

Il numero di modi in cui eludere le guardie in Metal Gear Solid era infinito
Il numero di modi in cui eludere le guardie in Metal Gear Solid era infinito

Metal Gear Solid approda sugli scaffali dei negozi giapponesi il 3 settembre 1998, ed è subito un successo disarmante: secondo Famitsu, infatti, il titolo targato Konami piazza nelle case dei videogiocatori oltre trecentomila copie solo nella prima settimana. Gli utenti americani dovranno aspettare un mese e mezzo, mentre quelli europei oltre cinque prima di prendere il controllo di Solid Snake; un'attesa ripagata da una risposta sorprendente in termini commerciali, anche a detta dello stesso Kojima: la sua creatura arriva infatti a toccare i sei milioni di copie vendute in tutto il mondo.

Quali sono le ragioni dietro un risultato così straordinario quanto inaspettato? È impossibile ridurre la risposta a una semplice motivazione. Metal Gear Solid è infatti molto più di un prodotto che valorizza al massimo un singolo aspetto: è la riuscitissima somma delle sue parti; delle parti che, tuttavia, anche prese singolarmente, brillano di luce propria. È senza dubbio la componente narrativa a rivestire il ruolo di punta di diamante della produzione, caratterizzata com'è da una trama articolata e dal forte taglio cinematografico, cifra stilistica che avrebbe accompagnato anche i successivi episodi della serie.

Siamo nel 2005 e l'isola-fortezza di Shadow Moses, al largo dell'Alaska, viene occupata dall'unità FOXHOUND, gruppo di soldati scelti capitanato da Liquid Snake che ha tutta l'intenzione di lanciare un attacco nucleare contro gli Stati Uniti se nel giro di 24 ore non otterrà dal governo un miliardo di dollari e i resti del leggendario soldato Big Boss. E il manipolo di disertori sembra davvero fare sul serio: nascosto nei meandri della base, ha infatti a sua disposizione il Metal Gear Rex, rivoluzionario carro armato bipede dotato di un devastante arsenale nucleare.

La fama planetaria di Kojima inizia con MGS
La fama planetaria di Kojima inizia con MGS

Un'incursione militare a viso aperto da parte del governo sembra un'opzione impraticabile, e così viene affidato l'incarico di infiltrarsi sull'isola all'unico uomo in grado di affrontare un'impresa solitaria quanto disperata: Solid Snake, gemello in provetta di Liquid e clone di Big Boss. Ed è proprio al suo arrivo a Shadow Moses che i videogiocatori scoprono la natura del gameplay progettato da Kojima e tenuto seminascosto nel trailer dell'E3: il protagonista è infatti solo e disarmato, e deve fare affidamento unicamente sulle sue abilità stealth per portare a casa la pelle, poiché uno scontro frontale con i soldati a guardia della base porterebbe a morte certa.

Si tratta di un'impostazione che il geniale designer giapponese provvede inoltre a impreziosire con trovate che hanno fatto scuola, segnando di fatto un "prima" e un "dopo Metal Gear Solid" nel campo del genere di riferimento. Come dimenticare infatti la possibilità di bussare sulle pareti per attirare i nemici verso la nostra posizione, le orme sulla neve fresca che insospettiscono le guardie e le mitologiche scatole di cartone che tra il serio e il faceto ci hanno salvato più volte la vita?

Quello che però colpisce maggiormente dell'opera di Kojima è il suo approccio maturo nei confronti della narrativa, con la minaccia nucleare sullo sfondo di una missione apparentemente impossibile, in cui un eroe solitario deve guardarsi le spalle da tradimenti - perpetrati anche da chi credeva alleato - e improvvise rivelazioni che cambiano di continuo le carte in tavola. Il giocatore è insomma ai comandi di un protagonista che sul campo di battaglia può contare solo su sé stesso, affinando i sensi per sgusciare via inosservato e adottando soluzioni creative per avere la meglio sui suoi temibili nemici. Eh già, i suoi nemici...

Un design irripetibile

I nemici in Metal Gear Solid sono entrati di prepotenza nell'immaginario collettivo
I nemici in Metal Gear Solid sono entrati di prepotenza nell'immaginario collettivo

C'è poco da fare, l'elemento che forse meno di qualsiasi altro ha trovato degna replica nei Metal Gear Solid successivi è quello relativo al design degli avversari che Solid Snake incontra sul suo cammino. L'unità FOXHOUND messa in piedi da Kojima e dai suoi è, infatti, composta da figure leggendarie, capaci di insediarsi e rimanere in pianta stabile nella mente di coloro che hanno avuto la fortuna di giocare l'avventura al momento della sua uscita.

A cominciare ovviamente da Revolver Ocelot, abilissimo pistolero doppiogiochista esperto in torture e armato di Colt Single Action Army, revolver dotato di un'elevatissima potenza di fuoco. Lo scontro con Solid Snake è adrenalina allo stato puro, un duello in stile western che rappresenta la prima boss fight del gioco e che vale la vita di Kenneth Baker, uno degli ostaggi che l'agente infiltrato è incaricato di portare in salvo. Il tutto, ovviamente, pompato a mille grazie alla straordinaria "Encounter", probabilmente la migliore traccia musicale mai composta per la serie.

In Metal Gear Solid ogni avversario è caratterizzato in modo pressoché perfetto, e non fa eccezione Vulcan Raven, possente sciamano che ingaggia con Solid Snake due scontri epici, né Sniper Wolf. L'infallibile tiratrice scelta di origini curde dell'unità FOXHOUND è un personaggio eccezionale per design ed evoluzione: un cecchino glaciale che si porta dietro un passato fatto di guerra e sofferenza, ma che trova la pace - e forse l'amore - proprio in quella missione che la condurrà alla morte.

Ed è proprio la catarsi raggiunta un attimo prima di andarsene a contraddistinguere gran parte dei nemici presenti in Metal Gear Solid, con Psycho Mantis che ne è un ulteriore esempio. Il formidabile mentalista sovietico, con cui Solid Snake si scontra poco prima del duello con Wolf, è una figura tormentata dai fantasmi di una giovinezza difficile e dolorosa, in cui ha conosciuto solo l'odio paterno e la violenza che albergava nelle menti dei criminali che aveva il compito di scandagliare per conto dell'FBI.

Gray Fox in Metal Gear Solid si dimostra un personaggio tragico quanto eroico
Gray Fox in Metal Gear Solid si dimostra un personaggio tragico quanto eroico

La morte per Psycho Mantis è quindi una liberazione, così come lo è per Gray Fox, il misterioso ninja che nell'arco della missione di Snake appare e scompare di continuo, intrattenendo con il protagonista un enigmatico rapporto carico di sfida, ma anche di rispetto. Il cyborg dalla lama letale, dietro la cui identità si cela il redivivo Frank Jaeger, è la vera mina vagante del cast; un eroe perseguitato dalle ferite di un'esistenza che ha conosciuto solo crudeltà e violenza, e che attraverso il suo sacrificio finale, compiuto per salvare la vita di Snake, trova il modo per liberarsi dalla sofferenza.

Tuttavia, anche la famiglia è un tema che ricopre un ruolo di primaria importanza nell'economia della narrazione: lo stesso Gray Fox considera la genetista Naomi Hunter come una sorella minore; Meryl Silverburgh è in realtà la figlia del responsabile della missione, il colonnello Campbell; mentre Solid e Liquid Snake sono fratelli. Il capo della FOXHOUND è un personaggio avvelenato dal risentimento nei confronti del protagonista, reo, a suo dire, di aver ereditato solo i geni dominanti dalla clonazione di Big Boss, lasciando a Liquid quelli recessivi.

Una dinamica che ha il merito di generare il più classico dei duelli fratricidi guidati dalla rivalsa personale; uno scontro dal sapore epico che sembra non trovare mai fine, e che per questo rimane indelebile nella memoria del giocatore.

Giocare con il giocatore

Lo scontro con Revolver Ocelot in Metal Gear Solid è un duello vecchio stampo ad alto tasso di adrenalina
Lo scontro con Revolver Ocelot in Metal Gear Solid è un duello vecchio stampo ad alto tasso di adrenalina

A conti fatti, però, forse il merito maggiore che ha avuto Metal Gear Solid è stato quello di aver saputo "giocare con il giocatore", facendogli credere di avere il controllo della situazione per poi sorprenderlo con espedienti di classe assoluta. Il capolavoro di Konami è infatti riuscito ad abbattere la quarta parete come forse nessun titolo prima di allora, proponendo soluzioni innovative e talvolta assurde, ma sempre in linea con lo spirito e il gameplay che negli anni hanno fatto da filo conduttore per la saga.

In questo senso, il duello con Psycho Mantis è forse l'episodio che meglio rappresenta la filosofia ludica che il franchise ha adottato dal 1998 in poi. Il giocatore si trovava al cospetto di un boss virtualmente imbattibile, capace di anticipare le mosse dell'eroe e di attuare le dovute contromisure senza possibilità di errore. Unica soluzione: scollegare il controller dalla porta numero uno della console e inserirlo nella numero due, così da impedire a Mantis di leggere la mente di Snake. Una battaglia che è entrata di diritto nel novero delle migliori boss fight di tutti i tempi, all'inizio della quale l'esperto di psicocinesi chiedeva inoltre al giocatore di appoggiare il controller sul pavimento facendolo poi vibrare, dando così prova del proprio sconfinato potere mentale.

In Metal Gear Solid, chiamando più e più volte Mei Ling senza salvare, l'operatrice rispondeva a Snake con una bella linguaccia
In Metal Gear Solid, chiamando più e più volte Mei Ling senza salvare, l'operatrice rispondeva a Snake con una bella linguaccia

Tra le chicche più o meno interattive inserite da Hideo Kojima nel corso dell'avventura, merita senza dubbio una menzione speciale quel momento in cui tutti siamo corsi a recuperare la custodia del gioco dalla mensola della nostra camera. Eh già, perché per contattare via Codec Meryl e proseguire così l'avventura, Kenneth Baker suggerisce a Snake di sintonizzarsi sulla frequenza radio che guarda caso è stampata proprio sul retro della confezione; un indimenticabile momento che lasciava il giocatore interdetto a chiedersi "Ma sta dicendo sul serio?".

Oggi, a distanza 25 anni, queste trovate potrebbero ormai far sorridere di tenerezza, ma al momento dell'uscita del gioco rappresentarono qualcosa di rivoluzionario, uno spartiacque ludico in grado di segnare un'epoca e di collocare Metal Gear Solid nel gotha delle più grandi avventure di sempre. La creatura di Hideo Kojima ebbe infatti un impatto culturale pari a quello di pochissimi altri titoli, imprimendo al genere stealth un'identità tutta nuova e dando una forma... solida a uno degli immaginari videoludici più amati nella storia del medium.

E voi? Avete giocato Metal Gear Solid al suo debutto sul mercato o lo avete recuperato in seguito? E qual è stato il momento che vi ha stupito di più? Diteci la vostra nei commenti.