A volte un gioco punta tutto sul sistema di combattimento, altre sulla narrativa e altre ancora su una grafica da paura. Neva, il nuovo gioco degli autori di GRIS, ha come pilastro portante un'atmosfera realizzata a regola d'arte bilanciando uno stile grafico ispirato, del combattimento intuitivo ed enigmi mai complessi e nemmeno banali.
Nomada Studio si è guadagnata una meritata popolarità nel mondo dei videogiochi grazie alle emozioni intense che è riuscita a trasmettere nel suo precedente lavoro, oltretutto senza far proferire una linea di dialogo da parte della sua protagonista. Con Neva le cose cambiano leggermente perché il gioco non racconta più solo le vicende di un'eroina, ma anche della sua fedelissima lupa chiamata Neva.
Avendo provato il primo livello possiamo dire che, dopo un inizio che, emotivamente, è un pugno nello stomaco, le premesse per un'avventura di nuovo toccante e artisticamente ispirata ci sono. La scelta degli sviluppatori di includere il combattimento, però, porta con sé il grosso rischio della monotonia visto che un altro pilastro portante di questo gioco (come del suo predecessore) è l'assenza quasi totale di interfaccia giocatore unita a un sistema di comandi molto minimale.
La principessa Neva
Dalle premesse all'ambientazione passando per i nemici e la narrativa, potete immaginarvi Neva come una grande citazione alla Principessa Mononoke, l'incredibile film dello Studio Ghibli datato 1997. L'eroina e Neva, infatti, si ritrovano in un bellissimo mondo naturale che sta venendo attaccato dalla corruzione. Questa prende la forma di uno strano liquido nero da cui emergono entità maligne mascherate (molto simili al Senza Volto della Città Incantata) che fanno da nemici.
L'inizio è, ovviamente, traumatico per la coppia di protagoniste perché la corruzione le aggredisce e riesce a uccidere la madre di Neva, una grandissima lupa bianca che è una chiara citazione a Moro, la dea lupa che ha cresciuto proprio Mononoke. Da qui inizia un viaggio di crescita non tanto per la protagonista quanto per Neva che, ancora cucciola, deve lentamente imparare a prendere il posto della madre quale compagna di avventure e protettrice della paladina.
L'unica parola che viene pronunciata in questo videogioco è proprio "Neva" quando la protagonista chiama la sua compagna. Questa è una meccanica principale dell'intero gioco (tanto da avere un pulsante dedicato) e nel primo livello viene usata come incoraggiamento. Neva, infatti, deve vincere alcune paure nei primi minuti dell'avventura e chi gioca nei panni della sua padrona deve darle l'esempio.
Inizialmente questa meccanica riguarda solo l'esplorazione a base di salti e schivate, ma il teaser alla fine della demo ci ha mostrato che nel gioco completo potremo usarla anche in combattimento. Non poteva mancare, infine, un modo per coccolare Neva tanto per premiarla dei suoi sforzi quanto per consolarla quando il gioco vi separerà. A seconda della situazione potrete farle i grattini, le carezze e addirittura abbracciarla dopo alcuni momenti particolarmente stressanti.
La scommessa del combattimento
La grande differenza tra GRIS e Neva è che nell'ultima opera di Nomada Studio ci sono diverse sezioni dedicate al combattimento a fianco agli enigmi ambientali per cui il titolo precedente è famoso. C'è solo un attacco base che va combinato con salti e schivate e i nemici vengono abbattuti, genericamente, con tre o quattro colpi. Questo significa che la protagonista può morire (non nella modalità storia) dopo aver ricevuto tre colpi consecutivi. Infliggendo danno, però, i suoi punti salute si ricaricano.
I nemici del primo livello sono piuttosto basilari, ce n'è uno che vi correrà addosso per colpirvi e uno che lancia dei proiettili con traiettoria ad arco. Quello che dà varietà a queste sezioni è la composizione delle arene che, nel corso delle battaglie, si evolvono aggiungendo o togliendo ostacoli ambientali che, se colpiti, sottraendo una vita alla protagonista. Nel corso della demo non ci siamo mai annoiati, ma non abbiamo abbastanza elementi per dire se questi momenti saranno sufficientemente vari da meritare il ruolo di sistema fondante del gioco.
A metà del primo livello, poi, si incontra un mostro monumentale da cui bisogna scappare con una sezione di platforming piuttosto intensa e che non ammette sbavature. Lo stesso nemico, poi, fa da boss finale in una battaglia abbastanza tradizionale fatta di una singola routine di attacchi all'interno della quale cercare il momento giusto in cui infliggere danno.
L'intera esperienza, meccanicamente, non brilla per originalità ma l'insieme di gameplay, stile artistico e musica ci ha rapiti come già GRIS era riuscito a fare. È come se gli sviluppatori di Nomada siano riusciti a ridurre i componenti dei videogiochi in due dimensioni ai loro minimi termini semplificandone e perfezionandone ciascuno al punto da distillare un'esperienza che tiene incollato chi gioca anche se sulla carta dovrebbe risultare mediocre.
Un sogno in aerografo
Se GRIS era il trionfo degli acquerelli, Neva è un tributo all'aerografo e alle sue macchie di colore che spaziano dal geometrico all'astratto senza mai creare contrarsi forti. La protagonista ha come colori principali il magenta e l'indaco mentre Neva è completamente bianca, un trio di tinte che risalta sempre contro lo sfondo verde e nero del primo livello.
Il paesaggio è quasi interamente naturale, ma non sarebbe un gioco di Nomada Studio senza le architetture oniriche, squadrate e imponenti che hanno reso GRIS così iconico. Ne abbiamo avuto solo un assaggio ed è stato subito come sentirci a casa. Particolarmente degne di nota, poi, sono le animazioni legate alla corruzione che si sta facendo largo nel mondo.
La protagonista e Neva hanno una limitata capacità di cura degli scenari che li circondano eliminando particolari nemici nascosti (una meccanica che fa parte di alcuni enigmi), ma la sensazione di essere in un mondo morente non va mai davvero via. Il difetto principale dello stile ad aerografo è che ogni elemento a schermo non ha linee di confine nette come in GRIS; quindi, i primi minuti di gioco potrebbero risultare confusionari.
È un gusto acquisito, ma la nostra sensazione è che il comparto artistico abbia fatto la scelta giusta nel puntare su uno stile grafico diverso per dare a Neva un'identità in grado di differenziarsi e uscire in breve tempo dall'ombra del suo predecessore. L'unico elemento su cui ci sentiamo di mettervi in guardia riguarda proprio Neva, la lupa coprotagonista del gioco. Se siete persone che fanno propri lo stress e la paura dei vostri animali, dovrete pensarci bene prima di mettervi a giocare. Questo perché Neva si ritrova in diverse situazioni tese con sofferenza, incertezza e paura espressi proprio nel linguaggio degli animali domestici.
Dalla nostra prova di Neva siamo usciti convinti che Nomada Studio abbia tutte le carte in regola per replicare il successo di GRIS grazie a un nuovo titolo originale e che fa al contempo l'occhiolino al suo predecessore. Lo stile artistico è unico, la storia è emotivamente forte, i livelli sono ben fatti e l'aggiunta del combattimento a fianco degli enigmi apre la porta a tante nuove possibilità. L'incognita maggiore è relativa proprio agli scontri vista l'interfaccia minimale e la semplicità dei comandi. Il level design, però, si è mostrato potenzialmente in grado di sopperire dove il combattimento mancherà. Chi è particolarmente sensibile alla sofferenza animale potrebbe trovare questo gioco un po' pesante all'inizio ma sappiamo che Neva crescerà nell'esperienza finita diventando sempre più forte. Allo stato attuale l'ultima opera di Nomada Studio si presenta in ottima forma e aspettiamo con ansia l'uscita per viverla fino in fondo.
CERTEZZE
- Stile artistico e musica eccellenti
- Molto diverso da GRIS grazie al combattimento
- La relazione con Neva è un ottimo fulcro narrativo
DUBBI
- Combattimento all'apparenza monotono
- Forse non adatto a chi sente molto la sofferenza animale