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Once Human abbiamo provato il survival che sembra uscito da Stranger Things

Abbiamo provato Once Human di Starry Studio, un folle survival ambientato in un immenso mondo post apocalittico che sembra uscito da Stranger Things.

PROVATO di Lorenzo Mancosu   —   27/06/2024
Un panorama di Once Human
Once Human
Once Human
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Di giochi più o meno fuori di testa nel corso degli ultimi mesi ne abbiamo sondati a decine, dal tanto atteso DokeV fino ovviamente anche a Palworld, ma nulla di quanto esperito fino a questo momento sembra in grado di avvicinarsi al grado di pazzia anelato dagli artisti di Starry Studio. Questa compagnia cinese, facente parte della batteria di NetEase, sembra aver ficcato dentro un frullatore dozzine di ispirazioni diverse prima di premere il pulsante dell'accensione. Atmosfere alla Stranger Things? Meccaniche da sparatutto survival? Raid da affrontare in gruppo? Poteri in stile Control di cui impadronirsi? Strane creature volenterose di aiutare il giocatore? Non importa cosa stiate cercando: in Once Human lo troverete sicuramente.

Certo, lo scheletro fondamentale rimane quello del classico shooter sandbox votato alla sopravvivenza, radicato nei sistemi di creazione e ambientato in un vasto mondo aperto condiviso, ma la commistione tra tecnologie assurde e situazioni paranormali riesce a regalargli un sapore e soprattutto un colpo d'occhio unico nel suo genere. Nelle scorse settimane ci siamo seduti accanto agli sviluppatori e abbiamo provato Once Human, scoprendo la loro folle visione creativa: si tratta di un grande minestrone o di un progetto all'avanguardia?

Il mondo di Once Human

Dopo l'apertura da parte di un gruppo di scienziati di una misteriosa "porta argentata" su un'altra dimensione - la cosiddetta Silver Door - una forza extraterrestre chiamata Stardust ha contaminato il pianeta Terra, di fatto scatenando una vera e propria apocalisse.

Piante, animali, persone e persino oggetti inanimati esposti alla minaccia sono destinati a trasformarsi in Devianti, sostanzialmente delle creature mostruose di varie forme e dimensioni che si preoccupano unicamente di eliminare qualsiasi cosa si muova per raggiungere lo stadio successivo della propria evoluzione. La minaccia più pericolosa, tuttavia, è quella portata dai "Grandi Esseri" - già, esattamente la stessa terminologia di Bloodborne - ovvero le incarnazioni della forza più terribile dell'universo.

Lo scopo principale dei giocatori, nel pieno rispetto della tradizione, è quello di sopravvivere: è necessario procurarsi cibo e acqua, meglio se non contaminati, nonché tutte le risorse necessarie per cavarsela in una società post-apocalittica in cui sono incidentalmente sorte una serie di fazioni che perseguono gli scopi più disparati. Ovviamente tocca dunque aspettarsi le classiche meccaniche legate al crafting, l'ottenimento di armi di potenza e rarità crescente, ma anche l'ausilio di oggetti fantascientifici in stile Fringe che sono proprio il frutto delle ricerche governative svolte attorno alla Silver Door.

L'immaginario di Once Human è... particolare
L'immaginario di Once Human è... particolare

Da semplici superstiti, i cosiddetti "Beyonders" dovranno accumulare abbastanza risorse e potere per poter fronteggiare i Grandi Esseri e iniziare finalmente la controffensiva.

Giusto un'ora di gameplay

Gli sviluppatori hanno messo a nostra disposizione una versione piuttosto avanzata per permetterci di saggiare qualche punto d'interesse specifico: è evidente che si comincerà l'avventura accompagnati da risorse di fortuna, e non con l'AK-47 e il fedele RPK che ci hanno permesso di sterminare orde di devianti. Strutturalmente, l'esperienza si snoda attorno a un classico nucleo da sparatutto in terza persona, ritagliando uno spazio anche per le armi in corpo a corpo e soprattutto per un sistema di schivate che è indispensabile per sopravvivere alle battaglie più impegnative. Vista l'ambientazione, non mancano anche poteri psichici in stile Jesse Faden - l'eroina di Control, per intenderci - e una serie di folli gadget che sembrano sbucati fuori da una puntata di Fringe.

Si tratta di uno sparatutto in terza persona, survival, legato a meccaniche di crafting e a dinamiche paranormali
Si tratta di uno sparatutto in terza persona, survival, legato a meccaniche di crafting e a dinamiche paranormali

Chiunque abbia esperienza con altri esponenti del survival ambientati in un mondo condiviso saprà perfettamente cosa aspettarsi: aprendo la mappa, davvero enorme, si possono notare tonnellate di punti d'interesse legati a specifiche ricompense, ma anche eventi mondiali ed eventi pubblici a tempo limitato pensati per calamitare l'attenzione dei giocatori. Il primo che abbiamo visitato era una piccola roccaforte pattugliata da un immenso boss: non bisognava fare altro che abbatterlo focalizzando il fuoco sui punti deboli, stando molto attenti agli "zombi" che evocava in suo soccorso, per poi scandagliare l'area in cerca di due forzieri pieni zeppi di risorse.

C'è da dire che esplorando il mondo post-apocalittico ci si imbatte in situazioni davvero assurde: percorrendo una strada a bordo di una moto, ci siamo imbattuti in una sorta di autobus ormai trasformatosi in un gigantesco incubo-ragno impegnato a travolgere qualsiasi cosa gli si parasse a tiro. Aspettando il momento preciso in cui riposava le zampe, è possibile salire a bordo, di fatto trasformandolo in un utilissimo mezzo di trasporto improvvisato volto a coprire enormi distanze in brevissimo tempo. Certo l'unico problema è che non si può decidere dove andare, ma per il resto si tratta di un'ottima cavalcatura...

Gli scontri con i boss ricordano esperienze quali The Division o Destiny
Gli scontri con i boss ricordano esperienze quali The Division o Destiny

L'ultima attività che abbiamo potuto testare si trovava in corrispondenza di un immenso Monolito e non era altro che lo scontro con un Grande Essere, uno dei passaggi essenziali per "completare" l'avventura. Si trattava del Foul Shadowhunter, una specie di gelatina gialla che manteneva uniti vari pezzi fra cui anche mitragliatori e lanciarazzi; la struttura dello scontro ricalca quella della maggior parte delle meccaniche che si incontrano sul fronte degli shooter cooperativi, dagli immancabili "add" da mietere fino agli obiettivi da distruggere per renderlo vulnerabile, per arrivare infine all'incessante scarica di pallottole necessarie per metterlo a tacere una volta per tutte.

Prime, folli impressioni

Abbiamo potuto testare una porzione minima dell'esperienza ma è stata più che sufficiente per far trasparire la folle ambizione di questi sviluppatori: dopo aver rubato ispirazioni da - e, perché no, preso anche un po' in giro - universi come il "Remedyverse" e Stranger Things, mira a costruire un mondo condiviso paranormale che mette il suo immaginario oscuro davanti a tutto il resto. Vi basti pensare che la ricompensa per aver sconfitto il primo Grande Essere era proprio la gelatina gialla che lo teneva unito, destinata a trasformarsi in un potere da sfruttare liberamente nel mondo aperto.

In Once Human s'incontra davvero di tutto
In Once Human s'incontra davvero di tutto

Tenendo a mente l'esperienza offerta dalla demo ormai risalente a sei mesi fa, l'opera mette sul piatto anche un ricco filone narrativo in puro stile Federal Bureau of Control con tanto di sezioni narrate da una voce fuori campo e segmenti di gioco dedicati solamente alla storia, fra centri di ricerca ormai abbandonati che ospitano ancora il sapere perduto degli scienziati che hanno scatenato la catastrofe paranormale. A questo proposito, il protagonista può anche contare su una serie di poteri psichici, su tecnologie impossibili come armi dotate di caricatori infiniti, nonché su tutte le altre assurdità che sarebbe lecito aspettarsi da un immaginario di questo genere.

Al momento il dubbio più grande risiede nel pot-pourri che costituisce il gameplay: il rischio "accozzaglia" è molto elevato, perché Once Human mescola decine di meccaniche e di idee provenienti spesso e volentieri dal fronte di altre opere simili, trovando la sua unica reale nota distintiva proprio nell'immaginario alla base dell'ambientazione e dei nemici. Certo, per certi versi è molto ispirato, ma sul fronte del gameplay nudo e crudo offre un'esperienza non dissimile dallo standard che ha iniziato a imporsi a partire dal 2017.

Cos'altro nasconde il mondo di gioco a livello di interazioni?
Cos'altro nasconde il mondo di gioco a livello di interazioni?

Ci sono delle sfaccettature che meriteranno degli approfondimenti, come per esempio la componente PvPvE in modalità come Stronghold Conquest, più in generale l'impatto degli incontri fra diversi giocatori - dato che ogni server ne ospiterà circa 4000 - e soprattutto la densità della mappa, che si snoda lungo tre giganteschi biomi e promette centinaia di ore di contenuti. Abbiamo già visto gli eventi pubblici più pazzi del mondo come "la ruota panoramica posseduta" che ha infiammato internet fin dalla demo d'esordio, ma dal momento che sarà disponibile a partire dal prossimo 9 luglio, manca davvero poco per scoprire quale sarà il destino dello shooter di Starry Studio.

Once Human è uno sparatutto survival ambientato in un enorme mondo condiviso che si vuole differenziare dalla concorrenza attraverso il suo folle immaginario: tra mostri che sembrano usciti dal Sottosopra di Stranger Things, tecnologie in stile Control di Remedy e persino spaventosi autobus animati, ha tutte le carte in regola per riuscire nel suo intento. Le meccaniche fondamentali sono quelle tipiche del genere, tra sistemi di costruzione, armi e tonnellate di bottino da recuperare: nonostante qualche gradita contaminazione, ha intenzione di rivolgersi a un pubblico ben specifico. Il dubbio più grande? Forse il fatto che si possa rivelare un grande minestrone di elementi pescati da altre esperienze, ma per avere un quadro completo toccherà attendere l'imminente pubblicazione ufficiale.

CERTEZZE

  • Immaginario a dir poco folle
  • Buone meccaniche da sparatutto
  • Tantissimi poteri ed equipaggiamenti assurdi

DUBBI

  • Sembra un grande minestrone di meccaniche
  • Qualche problemino tra pop-up e similari