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Star Wars: Knights of the Old Republic compie 20 anni

Star Wars: Knights of the Old Republic compie 20 anni: in attesa del remake, ancora senza un'uscita, riscopriamo la storia di uno dei migliori giochi di Star Wars.

SPECIALE di Christian Colli   —   15/07/2023
Star Wars: Knights of the Old Republic compie 20 anni
Star Wars: Knights of the Old Republic
Star Wars: Knights of the Old Republic
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Gira un video, da qualche settimana, che mostra la demo di un videogioco nel bel mezzo dello sviluppo. La parte più interessante sono i minuti di gameplay in cui un uomo con un taglio di capelli alla Elvis Presley, una specie di jetpack sulla schiena e quello che sembra un fucile in spalla, se ne va in giro per Anchorhead tra passanti umani e alieni, landspeeder e astronavi che decollano. L'interfaccia è essenziale: c'è il ritratto del personaggio in basso al centro, circondato da icone e valori numerici che presumibilmente riflettono le condizioni di salute e le munizioni del giocatore. I frame si allungano a destra e a sinistra, ma lì sono vuoti: forse li avrebbero riempiti di icone o altre funzionalità, se solo Knights of the Old Republic avesse mantenuto questa forma.

La demo, che risale all'E3 del 2001 ed è rimasta inedita fino a pochi giorni fa, rappresenta proprio un prototipo di Star Wars: Knights of the Old Republic, il GDR targato BioWare che compie vent'anni proprio oggi. Alla fine uscì nel 2003, dopo una lavorazione lunga e difficile che lo cambiò completamente rispetto alle idee iniziali e che lo trasformò in uno dei videogiochi più amati e premiati nella storia del medium. Riscopriamo insieme le origini e il futuro della serie per festeggiare i 20 anni di Star Wars: Knights of the Old Republic.

Storie di Jedi e sviluppatori

Star Wars: Knights of the Old Republic
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Per farvi capire quanto sia cambiato Knights of the Old Republic tra quella demo del 2001 - il gioco era in sviluppo da sei mesi - e il codice arrivato sul mercato appena due anni dopo, basterebbe dire che neanche si doveva intitolare così. BioWare, che aveva cominciato a lavorarci sul finire del 1999, inizialmente avrebbe dovuto sviluppare un titolo ambientato durante le Guerre dei Cloni, più o meno all'epoca di Episodio II, ma con LucasArts che tarpava le ali allo scrittore Drew Karpyshyn ogni tre per due senza spiegare perché le sue idee potevano contraddire il film che sarebbe uscito nel 2002 e che non era stato ancora neppure annunciato, era difficile portare avanti una sceneggiatura. Così alla fine si preferì un'alternativa che offrisse una maggiore libertà creativa: ambientare il gioco quattromila anni prima de La minaccia fantasma.

Si sarebbe dovuto intitolare Star Wars: Age of the Jedi, ma anche lì LucasArts ebbe da ridire, più che altro perché suonava troppo simile a Il ritorno dello Jedi, e tra le varie idee saltò fuori questo Knights of the Old Republic che piacque subito a tutti e rimase incollato al progetto fino alla fine.

Da quel momento fu molto più facile scrivere la storia e i personaggi di un immaginario che all'epoca era praticamente inesplorato. In una vecchia intervista, l'allora CEO di BioWare, Ray Muzyka, raccontò che collaborare con lo Skywalker Ranch di George Lucas fu molto più semplice del previsto. BioWare era obbligata a inviare a Nicasio ogni contenuto perché fosse approvato, ma era rarissimo che il Ranch lo rifiutasse: il più delle volte rispondeva con dei suggerimenti che, alla fine della fiera, migliorarono tantissimo l'immaginario finale. Oggi conosciamo bene l'era della Vecchia Repubblica, espansa - come ogni altra storia nell'universo di Star Wars - nei videogiochi, nei romanzi e nei fumetti, canonici e non, ma le solide basi le stabilì BioWare e personaggi che oggi i fan riconoscono e adorano come Darth Revan e Bastila Shan sono nati negli uffici di Edmonton.

Questo non significa che lo sviluppo di Knights of the Old Republic sia stato privo di intoppi, specialmente nei mesi vicini alla release: inizialmente previsto per la fine del 2002, fu rinviato prima di sei mesi e poi di altri sei mesi, per uscire prima su Xbox, nel luglio del 2003, e poi su PC solo a novembre. BioWare aveva deciso di sviluppare per la console Microsoft per vari motivi. Ragioni di comodo, innanzitutto: conoscevano meglio la piattaforma e sapevano, dopo aver sviluppato MDK2 per Dreamcast e PlayStation 2, che sarebbe stato più difficile lavorare con le console SEGA e Sony.

Star Wars: Knights of the Old Republic
Star Wars: Knights of the Old Republic

E poi era affascinante l'idea di uscire con uno dei primissimi GDR sulla console Microsoft, sebbene questa fosse già una sfida di per sé: con tutte quelle variabili nello script, i modelli 3D dei personaggi in movimento e i vastissimi scenari tridimensionali, i ragazzi di BioWare si erano ritrovati a stressare l'hardware Microsoft più del previsto, tant'è che furono costretti a tagliare alcuni contenuti prima del lancio, includerli nella versione PC e poi aggiungerli a quella Xbox in un secondo momento con un aggiornamento scaricabile. Il gioco, peraltro, girava su motore Odyssey, che era una variante dell'Aurora sviluppato da BioWare per il suo Neverwinter Nights e completamente riscritto per l'occasione: nella fretta delle ultime settimane di sviluppo, il team aveva finito per scovare quasi 40.000 bug poco prima di presentare il codice a Microsoft.

Il produttore Mike Gallo di LucasArts, in una vecchia intervista in cui raccontava le vicissitudini dietro lo sviluppo del gioco, parlò di un momento di crunch importante soprattutto nelle settimane antecedenti la pubblicazione su PC, momenti di forte tensione e voli intercontinentali improvvisati per portare il gioco da un ufficio all'altro quando Internet ancora non permetteva di trasmettere i dati alla velocità odierna. Ma non c'era rancore nelle sue parole; solo una grande ammirazione per gli uomini dietro questo traguardo monumentale: il director Hudson, lo scrittore Karpyshyn, il compositore Jeremy Soule e il designer James Ohlen, in particolare. Tutti nomi che gli appassionati di videogiochi dovrebbero riconoscere con facilità, quando ancora non erano famosi come lo sarebbero stati dopo Knights of the Old Republic.

Tempo e spazio

Star Wars: Knights of the Old Republic compie 20 anni

Knights of the Old Republic perse più di qualche pezzo durante lo sviluppo, soprattutto per questioni di tempo e di spazio. L'esempio più lampante è sicuramente Sleheyron, un pianeta in cui il giocatore avrebbe dovuto combattere come un gladiatore nell'arena degli Hutt per conquistare la vittoria e la libertà, ma che fu scartato ancor prima di passare dalle illustrazioni di Dean Andersen ai modelli 3D sebbene fossero già pronti dialoghi e storyline. Sono cose che succedono, nel fantastico ma non proprio meraviglioso mondo dello sviluppo videoludico; a quel punto si ricicla quanto possibile, si passano alcune idee da uno scenario scartato a un altro in lavorazione, e altre si rinfilano in un cassetto.

E se il cassetto è Star Wars, prima o poi qualcosa ritorna: il nome Sleheyron ogni tanto salta fuori nel gioco stesso e il fumettista Jason Aaron si è ispirato a quella storyline incompiuta per scrivere un'avventura di Luke Skywalker nella testata a fumetti edita da Marvel Comics. È addirittura possibile che le illustrazioni preliminari abbiano ispirato il pianeta di Canto Bight ne Gli ultimi Jedi.

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Sebbene fosse un peccato tagliare questo o quello, era inevitabile, e a BioWare, soprattutto, non volevano fare un gioco lunghissimo, non certo quanto Baldur's Gate o Baldur's Gate II, che duravano oltre cento ore. L'idea era quella di proporre un'avventura sulla cinquantina di ore, concentrandosi soprattutto sulla narrativa: Knights of the Old Republic doveva essere un'esperienza cinematografica in grado di rievocare le pellicole di George Lucas. Si doppiarono oltre duecentomila battute con un cast di doppiatori che superava il centinaio di professionisti, mentre Soule si barcamenava con un sistema MIDI all'avanguardia che faceva sembrare le musiche una composizione orchestrale in una delle migliori prove della sua carriera.

E nonostante i limiti tecnici e le ambizioni cinematografiche, sostenute da una narrativa praticamente perfetta e personaggi memorabili, Knights of the Old Republic si fregiava anche di un gameplay eccellente: al timone c'era lo stesso James Ohlen dei Baldur's Gate e di Neverwinter Nights, un appassionato di Dungeons & Dragons che riuscì a imbastire una dinamica di gioco in salsa Star Wars col d20 System. I tiri di dado virtuali si traducevano in scelte ruolistiche e combattimenti mozzafiato che lasciavano a bocca aperta e che al contempo riuscivano ad essere intuitivi e facili da imparare. Ancora oggi, Knights of the Old Republic resta uno dei GDR più consigliati per avvicinarsi al genere, che si ami Star Wars oppure no.

L'eredità della Vecchia Repubblica

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Il GDR di BioWare ha avuto un impatto fortissimo sul pubblico e ha influenzato - e continua a influenzare - l'immaginario di Star Wars a vent'anni dalla sua uscita. Se oggi si parla dell'Alta Repubblica, un'epoca ancora antecedente alla trilogia prequel su cui Lucasfilm sta imbastendo un nuovo immaginario multimediale, lo si deve soprattutto alla Vecchia Repubblica così come l'ha ideata BioWare.

Negli anni, quella narrativa è stata ripresa prima dal sequel sviluppato da Obsidian Entertainment, The Sith Lords, e poi da The Old Republic, il MMORPG con cui BioWare ha proseguito la storia cominciata nel GDR originale imitando con moderato successo la formula del concorrente World of Warcraft. Si sono moltiplicati romanzi e fumetti, ispirati alle idee messe nero su bianco nei primi anni del 2000, e pian piano, pur cominciando come un'opera Legends, cioè fuori dal canone, Knights of the Old Republic si è insinuato nel nuovo disegno stabilito dopo l'acquisizione di Disney: uno dei personaggi più importanti, Revan, è menzionato nel Visual Dictionary de L'ascesa di Skywalker.

Star Wars: Knights of the Old Republic compie 20 anni

Non pochi hanno collegato questo piccolissimo dettaglio - alla fin fine, si dice solo che una legione di assaltatori si chiama Revan, come un grande Sith del passato - al potenziale remake o reboot in cantiere da qualche tempo. Il rinato interesse nei confronti di Knights of the Old Republic è più che sospetto. Il gioco è stato riproposto su Nintendo Switch sul finire del 2021, proprio mentre veniva annunciato un remake per PlayStation 5, in esclusiva temporale, e poi per le altre piattaforme. Ryan Treadwell, producer per conto di Aspyr che si occupava del progetto, aveva dichiarato che il gioco sarebbe stato rifatto da zero, avvalendosi delle tecnologie più innovative per onorare l'originale. L'idea era quella di coinvolgere più nomi possibili che avevano lavorato al gioco del 2003, come per esempio la doppiatrice di Bastila Shan, Jennifer Hale.

Sebbene ci fosse solo un teaser, a sostenere l'entusiasmo dei fan ci avevano pensato numerosi leak che parlavano addirittura di un nuovo script a unificare le storie di Knights of the Old Republic e del sequel The Sith Lords con una narrativa più coesa e un maggiore controllo da parte della commissione di Disney e Lucasfilm che veglia sul canone ufficiale.

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Sparito dai radar per qualche tempo, il remake di Knights of the Old Republic si è schiantato contro il licenziamento in tronco dei responsabili per la direzione artistica e il design di Aspyr che, a quanto pare, non avevano soddisfatto le aspettative di Sony e Lucasfilm. Rimandato a non prima del 2025, il remake sarebbe adesso senza finestra di lancio dopo che lo sviluppatore Aspyr è stato sostituito da Saber Interactive. Una confusione che non lascia presagire nulla di buono e che fa a pugni con lo sviluppo complicato ma sicuramente più dritto e determinato del gioco originale. Se c'è una cosa che Knights of the Old Republic ci ha insegnato è che bisogna avere una visione. Il prototipo del gioco BioWare che abbiamo scoperto solo di recente mostra forse un gioco molto diverso da quello che poi ha vinto valanghe di premi per anni, ma in quei pochi minuti si intravede la grandezza e la visione di uno sviluppatore ambizioso che voleva lasciare il segno.

Forse oggi è tutto più commerciale, troppo commerciale, e pure il remake di un titolo come Knights of the Old Republic, tanto caro ai fan di Star Wars quanto ai videogiocatori in generale, si affronta come un esercizio di stile in un periodo in cui sembra sempre più comodo attingere al passato che inventarsi qualcosa di nuovo.

Star Wars: Knights of the Old Republic compie 20 anni

Può sembrare una concezione fatalistica e anche un po' prevenuta, ammettiamolo, ma Knights of the Old Republic ha lasciato un segno indelebile. Ha dimostrato che i sistemi GDR che si credevano puro appannaggio di una ristretta cerchia di giocatori potevano funzionare in praticamente qualsiasi contesto, purché fossero applicati in maniera sensata e opportuna. Ha dimostrato che al grande pubblico si potevano raccontare storie di Guerre Stellari diverse da quelle della famiglia Skywalker, e non necessariamente ambientate nella stessa epoca. BioWare ha stabilito un precedente cui tanti hanno guardato a lungo con invidia e ammirazione, e se oggi la compagnia canadese non è più quella della sua età d'oro, ma può ancora dire la sua e fare aspettare ogni gioco con curiosità e grande interesse, è merito anche di traguardi come Knights of the Old Republic. Non è cosa da poco in un settore dove un passo falso ti condanna per sempre.