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Com'erano gli sviluppatori famosi ad inizio carriera?

Notorietà e genio: gli sviluppatori che conosciamo oggi sono vere e proprie super star. All'inizio della loro carriera però erano ben diversi! Ecco le trasformazioni di 10 sviluppatori famosi

SPECIALE di Diego Trovarelli   —   10/08/2021

Per anni ci avete sentito parlare di "stile" di un videogioco, della sua estetica e del percorso che un titolo affronta per arrivare a presentarsi ai nostri occhi così com'è, una volta premuto il tasto Start. Ma quali scheletri in fatto di look custodiscono nell'armadio, invece, i loro sviluppatori? Sono invecchiati bene come le loro opere? Oppure il restyling visivo avrebbe richiesto uno sforzo maggiore? In questo video scaveremo nei meandri più imbarazzanti dell'immagine di dieci fra i più famosi autori di videogiochi di sempre, sperando che quando saranno restii a darci informazioni sui loro nuovi, futuri capolavori si ricordino che possiamo sempre ricattarli. Ecco com'erano da giovani e come sono oggi.

Hideo Kojima e Sam Lake

Iniziamo subito da una coppia che ci deve una spiegazione: Hideo Kojima e Sam Lake. I padri rispettivamente di Big Boss e Alan Wake sembrano infatti essere a conoscenza del segreto dell'eterna giovinezza. Sospetto alimentato dall'ormai noto legame di amicizia che li unisce, tanto solido da permettere a Lake di essere inserito in Death Stranding come personaggio non giocante.

Anche se sfoggia un look differente, Hideo Kojima è sempre lo stesso
Anche se sfoggia un look differente, Hideo Kojima è sempre lo stesso

Se il futuro impegno sulla saga Metal Gear ha preservato Kojima dalle rughe e ha aggiunto solo un paio di occhiali da intellettuale e uno sfoltimento della zazzera datata 1983, nel caso del suo collega finlandese il tempo sembra essersi letteralmente fermato.

Ciuffo a parte, Sam Lake non è cambiato di una virgola
Ciuffo a parte, Sam Lake non è cambiato di una virgola

A 31 anni Sam Lake prestava il volto al suo figlioccio più illustre, Max Payne, e da lì in poi sarebbe cominciata per lui una carriera costellata di titoli niente male, culminata con gli ottimi Quantum Break e Control. Tenendo sempre a distanza i segni della vecchiaia, chiaro.

Shigeru Miyamoto

Sappiamo chi vi ricorda Shigeru Miyamoto con quei capelli...
Sappiamo chi vi ricorda Shigeru Miyamoto con quei capelli...

Esattamente come ha rivoluzionato il mondo dei videogiochi dalla radice, Shigeru Miyamoto ha trasformato completamente la sua immagine nel corso del tempo. Oggi, con una pletora di Super Mario, Donkey Kong e The Legend of Zelda alle spalle, noi tutti lo conosciamo col piglio del dirigente d'azienda, che non rinuncia però all'immancabile sorriso contagioso e all'esuberanza di una t-shirt o una cravatta sopra le righe.

Quando però a inizio carriera aveva ancora tutto da dimostrare, Miyamoto-san esibiva un look che sembrava uscito da una copertina di un album di musica italiana anni '80, con una chioma e uno sguardo nostalgico degno di un cantante neomelodico. Chissà che non abbia preso spunto proprio da uno di loro.

Shinji Mikami

Shinji Mikami ringiovanisce invece di invecchiare!
Shinji Mikami ringiovanisce invece di invecchiare!

Signore e signori, eccovi il Benjamin Button del pianeta videogiochi. Da ideatore di Resident Evil, avevamo il sospetto che Shinji Mikami sapesse bene come fregare la morte facendo tornare in vita la gente sotto forma di zombi, ma non immaginavamo che riuscisse anche a invertire lo scorrere del tempo. Nel 1997, durante lo sviluppo di Resident Evil 2, Mikami sembrava già uno di quegli impiegati ingobbiti da secoli di lavoro in azienda.

In realtà, era solo l'inizio di un percorso scintillante che avrebbe condotto il game designer al parto di franchise leggendari come Dino Crisis e Devil May Cry fino ad approdare a Vanquish e The Evil Within. Cappellino stiloso incollato in testa e abbigliamento casual, oggi Mikami appare più come una miscela tra un golfista miliardario e un attore in vacanza. Di questo passo, all'uscita del suo prossimo progetto ci troveremo di fronte il viso di un quattordicenne.

Hideki Kamiya

Hideki Kamiya è sempre stato un tipo tosto
Hideki Kamiya è sempre stato un tipo tosto

Da Shinji Mikami a Hideki Kamiya il passo è breve e si chiama Resident Evil. Ma anche Devil May Cry e Viewtiful Joe. Pur avendo collaborato nello sviluppo di titoli di enorme successo, i due autori non sembrano però condividere la stessa idea in fatto di stile, perlomeno in gioventù. Anni prima dell'affermazione in campo videoludico, Kamiya sembrava appena uscito da un bar malfamato, con lo sguardo di chi è pronto a menare le mani per futili motivi. Oggi, dopo progetti come Okami e un paio di Bayonetta all'attivo, il capello aerodinamico è sparito e non possiamo fare a meno di notare una barbetta vivace e un paio di occhialetti alla Edgar Davids. Nonostante Kamiya dispensi qualche sorriso in più, lo sguardo da mastino sembra però essere rimasto invariato. Che faccia ancora parte di qualche gang?

Cliff Bleszinski

Cliff Bleszinski, il Justin Timberlake dei videogiochi
Cliff Bleszinski, il Justin Timberlake dei videogiochi

Se sul finire degli anni '90 avesse fatto parte di una boyband, probabilmente Cliff Bleszinski ne sarebbe stato il membro di spicco, col suo atteggiamento da aspirante bello e dannato e annessa catenina sfavillante. A 25 anni l'enfant prodige di Epic Games aveva già nel carniere una bella manciata di titoli, tra cui quell'Unreal che gli avrebbe conferito fama mondiale, grazie anche alla rivoluzionaria introduzione del motore grafico dedicato. Da quel momento, la carriera di CliffyB è stata una vera e propria gragnuola di proiettili, con la serie Gears of War, Bulletstorm, Shadow Complex e i vari sequel, appunto, di Unreal a farla da padroni. Fino a raggiungere la quiete del look, ora più sobrio ma in forte contrasto con una personalità che sembra averci voluto sempre offrire esperienze videoludiche estreme e concitate.

Toshihiro Nagoshi

Con lo sviluppo di Yakuza, Toshihiro Nagoshi si è fatto un po' prendere la mano
Con lo sviluppo di Yakuza, Toshihiro Nagoshi si è fatto un po' prendere la mano

Ecco uno di quei casi in cui la creatura prodotta dal nostro ingegno prende vita, allunga i suoi tentacoli su di noi e ci trascina nel baratro. La nostra personale "sagra del tamarro" prosegue con Toshihiro Nagoshi, autore SEGA fattosi le ossa nella prestigiosa bottega di Yu Suzuki su titoli come Virtua Racing, Virtua Fighter e Daytona USA. Il suo "prima e dopo" è sconvolgente. Dopo la console war che sancì la sconfitta di SEGA e del suo Dreamcast agli albori degli anni 2000, Nagoshi avvertì il bisogno di creare qualcosa che fosse completamente suo: Super Monkey Ball.

L'aspetto del producer giapponese nel periodo di gestazione del titolo per GameCube era decisamente misurato e privo di eccessi. Niente a che vedere con il Nagoshi style quando la sua mente era concentrata invece sulla serie Yakuza. La saga sembra averlo a tutti gli effetti risucchiato all'interno del suo immaginario, per una metamorfosi visiva che suscita anche qualche risata. Baciamo le mani, Nagoshi-san. Paura.

Neil Druckmann

Neil Druckmann da giovane era il prototipo del bravo ragazzo
Neil Druckmann da giovane era il prototipo del bravo ragazzo

Game designer, direttore creativo ma soprattutto abile narratore. Neil Druckmann ha legato indissolubilmente il suo nome a quello delle serie Uncharted e The Last of Us. Dal giovincello imberbe tutto t-shirt e gel per capelli dei primi passi tra i videogiochi, lo sceneggiatore israeliano di Naughty Dog ha col tempo trasformato il suo look in una versione più selvaggia e rude, man mano che le sue saghe crescevano di pari passo con lui. Barba folta e lunghi capelli ricci spesso raccolti in una crocchia restituiscono un'immagine di Druckmann ora davvero matura e fascinosa. Che sia uno degli effetti del fungo Cordyceps? Se così fosse, ci metteremmo la firma pur di venirne contagiati.

David Jaffe

Passano gli anni ma il sorriso di David Jaffe è sempre lo stesso
Passano gli anni ma il sorriso di David Jaffe è sempre lo stesso

Il sorriso sornione e rassicurante di David Jaffe non fa esattamente il paio con quello folle e malato di Sweet Tooth ma ci fornisce l'assist per vedere come si presentava il designer statunitense ai tempi di Twisted Metal, a metà degli anni '90. Un look che tutto sommato non ha subìto grossi stravolgimenti nemmeno durante l'era che ha visto la nascita e l'ascesa di Kratos nei primi God of War, il principale marchio di cui Jaffe ha tenuto le redini.

Il vero cambio di rotta dal punto di vista fisico è arrivato assieme alla delusione rappresentata da Drawn to death, uno shooter dimenticabile uscito su PS4 nel 2017, e la conseguente decisione da parte di Jaffe di prendersi una pausa dal mondo dello sviluppo. La sua trasformazione in George Martin sembra quasi completa. Speriamo solo che per il suo prossimo gioco non se la prenda comoda come lo scrittore de "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" con i libri.

Sid Meier

Ci chiediamo se Sid Meier sia davvero invecchiato
Ci chiediamo se Sid Meier sia davvero invecchiato

Si scrive Sid Meier ma forse dovrebbe leggersi Dottor Faust. Il papà di Civilization e Pirates sembra infatti aver stipulato un patto col diavolo che prevede un invecchiamento praticamente inesistente. Dalla fondazione di MicroProse nel 1982 in poi, non sembra essere passato un singolo giorno al designer canadese che pure di motivi per lasciarsi andare all'usura del tempo ne avrebbe avuti eccome. La schiera di titoli che porta il nome di Meier infatti è sterminata e siamo di fronte a uno degli autori di videogiochi più prolifici di sempre, sebbene spesso sia stato coinvolto nei progetti soltanto in veste di produttore.