In un periodo buio come quello che il gaming sta attraversando negli anni post-pandemia, diventa quasi naturale cercare un pizzico di speranza e positività tra le produzioni indipendenti. Certo, esattamente come tutte le altre software house anche i team indie vivono ormai in un costante flusso di instabilità, ma se non altro lo fanno spesso liberi dal giogo del mercato e degli investitori, e forti di community estremamente fedeli e appassionate. Queste comunità di giocatori, inoltre, diventano tanto solide quanto talentuosa si dimostra la casa di sviluppo, e alle volte crescono a tal punto da permettere a certe piccole realtà di affermarsi oltre ogni possibile previsione, fino a dar forma a eventi dedicati alle loro proprietà intellettuali.
11 Bit fa indubbiamente parte del gruppetto di sviluppatori indipendenti a cui questo colpaccio è riuscito: team polacco dalle capacità innegabili, ha catturato l'attenzione di tutti con l'ottimo This War of Mine prima e con il brillante Frostpunk poi, e il successo dei suoi titoli è stato tale da avergli consentito di diventare un publisher, con un occhio di riguardo per produzioni uniche e distintive tanto quanto i giochi appena citati (Indika e The Taumathurge, giusto per elencarne un paio recenti). Con un pedigree simile e un po' di sana "cassa" su cui contare per i progetti futuri, i membri di 11 Bit Studios non si sono quindi limitati a dare il via a nuove opere più ambiziose delle precedenti, ma hanno addirittura deciso di organizzare un bell'evento di presentazione in quel di Varsavia, invitando una miriade di influencer e giornalisti per l'occasione. E noi siamo volati proprio da quelle parti, quantomai desiderosi di provare in particolare un gioco chiamato The Alters, dopo che questo curioso progetto aveva catturato completamente la nostra attenzione con il suo primissimo trailer.
Beh, prevedibilmente l'evento è stato sostanzioso in termini di gameplay: abbiamo avuto l'occasione di provare il tutto per ben due ore e oggi siamo ovviamente qui per darvi le nostre prime impressioni. Credeteci, però, quando vi diciamo che 120 minuti di test sono a malapena sufficienti per raschiare la superficie di questo titolo, e che il suo concept a dir poco unico sembra aver dato vita a un'opera persino più ambiziosa rispetto alle aspettative iniziali.
Una vita spezzata. No, non in quel senso
La premessa di The Alters è a dir poco geniale e funge da fondamento non solo per la narrativa, ma anche per il suo gameplay. In pratica voi vestite i panni di Jan Dolski, un costruttore entrato a far parte di una missione spaziale chiamata Progetto Dolly, i cui scopi primari sono lo studio e l'ottenimento di un misterioso minerale chiamato Rapidium su un pianeta lontano. Le cose, però, vanno immediatamente storte oltre ogni possibile aspettativa: dopo che un guasto ha costretto l'intero equipaggio a un atterraggio d'emergenza tramite scialuppe di salvataggio, Jan scopre di essere per qualche motivo l'unico sopravvissuto sul pianeta e, per via di pericolose fluttuazioni climatiche, è costretto a rifugiarsi da solo nella base mobile arrivata sulla superficie insieme a lui. Lì, abbandonato su un mondo ostile, riesce a contattare a stento il campo base, ma per raggiungere i soccorsi è necessario gestire l'intera struttura e superare vari ostacoli naturali, e diventa presto evidente come il nostro non abbia le conoscenze necessarie per cavarsela da solo.
A questo punto, però, entra in scena il già citato Rapidium: il progetto Dolly doveva inizialmente studiare il minerale nel campo della clonazione, perché apparentemente in grado di alterare tempo e spazio al punto da creare versioni "alternative" dell'individuo clonato grazie ai calcoli di un computer quantico. Jan presto scopre quindi di poter usare questi strumenti incredibilmente avanzati per creare degli Alters, ovvero degli Jan i cui talenti sono cambiati per via di scelte di vita fondamentali differenti dalle sue. Costretto dalle avversità a superare qualunque limitazione morale, dà vita quindi un suo io alternativo con capacità da ingegnere per riparare un pericoloso guasto alla base mobile, e continua il suo viaggio. Per tornare a casa sarà costretto a creare molti altri Jan, tutti con una personalità unica e potenzialmente traumatizzati dalla consapevolezza di non essere l'originale. Un bel casino.
Come potete immaginare, è una base davvero avvincente da cui partire per una storia, che ricorda il concept di film come Moon, ma rafforzato da una complessità generalmente maggiore. Jan non può semplicemente creare cloni in base alle necessità, deve convivere con loro durante il suo viaggio e non può fare a meno dei talenti dei suoi "compari", dunque è necessario anche conoscerli meglio, comprendere le scelte che li hanno portati a intraprendere un percorso così diverso dall'originale, e scoprire come incanalare i loro talenti nel modo più efficace possibile. Oltre a queste interessanti fondamenta, poi, il protagonista deve anche comunicare con la compagnia che lo ha spedito sul pianeta, che vuole ancora usarlo per portare a termine la missione e potrebbe non essere così propensa a salvarlo in caso contrario, e possibilmente scoprire come mai è l'unico sopravvissuto.
Non siamo, insomma, davanti a un semplice gestionale pensato per essere il successore spirituale di This War of Mine, bensì a un titolo molto diverso, ben più legato alla narrazione e più coinvolgente durante le battute iniziali. Il lead designer del gioco, Rafal Wlosek, ha confermato che l'idea è nata inizialmente dalla volontà di creare un gioco che esplorasse vite alternative nate da scelte diverse, e non di dar forma a un nuovo This War of Mine; considerando che sia lui che molti membri del team hanno lavorato su quel progetto, però, non dovrebbe sorprendere il fatto che qualche similarità strutturale ci sia.
La maggior enfasi sulla narrativa, comunque, rende The Alters anche un gioco un po' più lineare rispetto ad altri lavori della casa. Questo è perfettamente sensato, tuttavia al contempo non ci ha permesso di fare un'analisi particolarmente approfondita delle meccaniche in sole due ore di giocato. Anche con queste limitazioni, comunque, l'ultima opera di 11 Bit sembra avere molto da offrire, ed è tutto fuorché basilare in quanto a sistemi e trovate.
Il dono dell'ubiquità
The Alters è un gioco molto ambizioso rispetto ai precedenti progetti della casa polacca: è un titolo a più livelli, che non solo ha molti elementi gestionali, ma anche una grossa parte esplorativa in terza persona durante la quale Jan deve gironzolare per le varie zone del pianeta in cui si ferma la base mobile. Come spiegato nel paragrafo precedente, peraltro, il corpo celeste dove il Progetto Dolly si è bene o male stabilito è estremamente pericoloso, e nelle sue mappe Jan ha un tempo limitato per agire prima che le condizioni atmosferiche si facciano ingestibili. L'ottimizzazione dei compiti è pertanto fondamentale, anche perché la campagna ha un limite di completamento: se fate passare troppi giorni, Jan e i suoi Alters verranno inevitabilmente eliminati da una violentissima tempesta solare, quindi è il caso di muoversi con la massima efficienza.
Le azioni da gestire non sono nemmeno poche: Jan può recuperare vari materiali organici ed inorganici scavando oltre al rapidium (fondamentale per ottenere più cloni), costruire strutture che gli permettono di muoversi rapidamente nella mappa e di ottenere energia, e usare una miriade di gadget per attivare siti di scavo, scalare pareti, o vedere con chiarezza pericolose anomalie radioattive in grado di uccidere chiunque le attraversi. Tutte le risorse servono a costruire strumenti fondamentali o per eliminare ostacoli che bloccano l'avanzamento della base, o semplicemente altri suoi pezzi, dato che al giocatore è affidato anche il compito di costruire stanze e posizionarle per assicurarsi di avere tutto il necessario per avanzare. Ovviamente, ogni pezzo di base extra costa materiali, lo spazio è limitato (e non può venir accresciuto se non con materiali piuttosto rari), ed è addirittura possibile assegnare gli altri Jan al recupero di quei materiali che lo Jan originale non può prendere in quella giornata per via dei limiti di tempo.
Se a questo discreto numero di fattori aggiungete la necessità di tenere buoni gli altri Jan, che spesso non hanno un carattere facile (alcuni hanno addirittura problemi che vanno risolti con scelte drastiche), la presenza di zone radioattive che contengono minerali rari ma sono rischiose per la salute di chi ci mandate a lavorare, e il fatto che non tutti gli Alters di Jan sono ottenibili in una campagna, ma vi troverete a un certo punto a scegliere i vostri preferiti per risolvere i problemi in modo creativo, otterrete la classica complessità per cui il team polacco si è fatto conoscere negli anni. Appunto, le nostre due ore sono volate e già le fasi iniziali sono risultate quantomai piacevoli da affrontare e aggirare con arguzia.
Certo, resta da vedere quante possibilità gli sviluppatori abbiano inserito effettivamente nel gioco: le prime battute sono chiaramente introduttive, certi Jan paiono obbligatori e pensati per introdurre specifiche meccaniche avanzate - come il posizionamento dei piloni nella mappa, o il sistema di ricerca scientifica - ed esiste indubbiamente la possibilità che il gioco sia meno complesso e profondo di quanto sembri, ma da quanto testato siamo fiduciosi.
Un paio di parole crediamo vadano spese anche per i valori produttivi, comunque, dato che The Alters non solo sembra essere già molto ben ottimizzato (e molto piacevole graficamente), ma è anche recitato alla grande. L'attore che interpreta Jan è Alex Jordan, ed è riuscito a nostro parere a dare un tono e una personalità propria ad ognuno degli Alters con notevole talento. Certo, ne abbiamo visti solo tre al momento, ma non è certo facile dare da soli voce a un'armata di versioni alternative della stessa persona, quindi tanto di cappello per il lavoro svolto.
La prova di The Alters ci ha stuzzicato non poco. L'ultima creatura di 11 Bit è particolarissima e ambiziosa, e il suo concept ha un potenziale enorme, che due ore di provato non sono bastate assolutamente a esplorare a dovere. Quanto giocato, però, è riuscito a catturarci, e crediamo ci siano notevoli possibilità di avere ancora una volta per le mani un indie ricco di variabili, incredibilmente intelligente, e di qualità altissima.
CERTEZZE
- Concept geniale, con un gameplay elaborato e interessante
- Narrativa affascinante, che spinge il giocatore a continuare
- Apparentemente ricco di variabili e possibilità
DUBBI
- Resta da vedere quanto la maggior linearità abbia limitato le fasi avanzate