I supereroi sono ovunque. Più aumentano le delusioni personali, più si diffonde l'alienazione dalla realtà, percepita come il luogo in cui le ingiustizie non sono sanabili, più diminuisce la fiducia nelle istituzioni e più le persone sentono il bisogno di eroi a cui affidarsi e mondi immaginari in cui fuggire. Ci sono supereroi nei fumetti, al cinema, nelle canzoni e anche nella propaganda politica. E ovviamente nei videogiochi. Probabilmente la figura del supereroe è una di quelle sulle quali si è più riflettuto in tempi moderni, vuoi per i successi di certe serie cinematografiche, vuoi perché l'aumento della complessità del vivere, dovuto alla globalizzazione, ha reso certi personaggi, che spesso sono delle incarnazioni semplificate di valori sociali sentiti dalle masse, una via di fuga preferenziale e, come vedremo nella recensione di Capes, l'unica soluzione concepita ai molti problemi del mondo, anche quando a causarli sono i supereroi stessi.
Poteri piccoli e grandi
Nello strategico a turni stile XCOM sviluppato da Spitfire Interactive, i supercattivi hanno vinto. Le città sono diventate delle enormi prigioni a cielo aperto e chiunque abbia dei super poteri e non appartenga al sistema dominante viene considerato un fuorilegge. Unici a ribellarsi alla situazione sono i Capes, ossia un gruppo di supereroi che mira a fare la rivoluzione, distruggendo la dittatura per creare un mondo in cui i normali e i super possano convivere. Il tutto si traduce nel dover svolgere una serie di missioni legata alla storia del gruppo, in cui bisogna utilizzare i poteri di ogni supereroe solitamente per sbaragliare tutti i nemici e, magari, raggiungere gli obiettivi secondari che fruttano qualche punto esperienza in più.
Come accennato, il sistema di gioco ricalca in buona parte quello degli strategici di Firaxis. Quindi i personaggi agiscono a turno spendendo i loro punti azione e punti movimento, qui distinti in modo netto. Naturalmente il fulcro del gioco è nell'uso dei superpoteri che gli consentono di eseguire delle azioni eccezionali, come teletrasportarsi, correre a grande velocità, usare dei cristalli per creare delle corazze, sollevare oggetti molto pesanti da usare come armi da lancio e quant'altro. Il sistema dei poteri crea anche le dinamiche più peculiari del gioco, perché va a influire su come si pensa l'azione. Un po' quello che succedeva in Marvel's Midnight SunsMarvel's Midnight Suns di Firaxis, il titolo che più gli somiglia dal punto di vista concettuale.
La novità principale introdotta da Capes nel genere è comunque un'altra, ossia la sinergia tra i diversi eroi, che si influenzano a vicenda ottenendo così delle abilità speciali. Ad esempio si potrà colpire alle spalle un nemico usando dei cristalli invece di un coltello, oppure si potranno provocare i nemici in un'intera area invece che in singole caselle. Ogni personaggio dispone inoltre di un super attacco che solitamente fa un gran male e che va caricato compiendo azioni specifiche nel corso di una missione. Purtroppo, oltre alla gestione degli eroi, come vedremo Capes non ha molto altro da offrire in termini di sistemi di gioco, visto che l'utente deve solo scegliere chi portare in missione, quale incarico svolgere e poco altro.
Strani equilibri
Uno dei più grossi problemi di Capes è lo strano equilibrio delle missioni, che va a influenzare negativamente il pensiero strategico. In alcune sembra trasformarsi in un puzzle game, riducendo enormemente il margine di scelta, con il giocatore che deve limitarsi ad azzeccare la sequenza di mosse necessarie per vincere, in altre ci sono dei picchi di difficoltà improvvisi, spesso dovuti alla mancanza di un'abilità, apparentemente non obbligatoria, ma a conti fatti necessaria per andare avanti. Ad esempio in una delle prime missioni ci siamo ritrovati a dover proteggere un personaggio da alcuni criminali che volevano farlo fuori. Abbiamo ritentato la missione più volte senza riuscire, perché il posizionamento delle nostre unità e di quelle avversarie rendeva impossibile raggiungere l'obiettivo. Quindi siamo tornati alla base e abbiamo svolto un'altra missione, che ci ha consentito di sbloccare un'abilità chiave di uno dei nostri eroi (sostanzialmente uno scudo applicabile sulle altre unità). A quel punto il compito che prima sembrava impossibile è diventato una passeggiata di salute, il che ci ha fatto piacere perché siamo riusciti ad andare avanti, ma allo stesso tempo ci ha fatto un po' riflettere su come quell'abilità fosse quasi un requisito invisibile per la progressione della storia.
La necessità di rigiocare alcune missioni più volte per ottenere più punti esperienza e sbloccare nuove abilità si è fatta sentire anche più avanti, di fronte a certe sfide apparentemente insormontabili. Considerando la struttura molto limitata di Capes, fatta solo di missioni da svolgere in sequenza, senza una vera e propria gestione della base, e con un controllo limitatissimo sugli eroi, certe scelte appaiono quasi una necessità per non rendere l'esperienza troppo breve. Detto questo, capire di non poter far quasi nulla dal punto di vista strategico per venire a capo di una situazione, rinviando la vittoria a quando si avranno più poteri e abilità, naturalmente dopo un bel po' di grinding, è un'esperienza abbastanza frustrante, anche perché non sono offerte delle alternative al ripetere più volte le missioni per spremere tutti gli obiettivi secondari.
Oltretutto questa scelta va a influire anche sul modo in cui il giocatore percepisce la difficoltà, che finisce per legare mentalmente a fattori esterni a sé, quindi non alla sua abilità. Cioè, di fronte al minimo scoglio viene subito da pensare che c'è bisogno di grinding per andare avanti, o di usare qualche personaggio specifico non considerato, finendo per ragionare di meno sulle mosse a disposizione e, magari, cavandosela con un'intuizione improvvisa. Vero è che gli eroi sono tanti e andando avanti si sbloccano molte missioni legate alle loro storie, ma qui arriva un altro problema: Capes non è scritto benissimo.
Una storia che non prende
La storia viene raccontata da sequenze d'intermezzo abbastanza statiche, con i personaggi che parlano attraverso dei fumetti. Poco male, non essendo certo la produzione enorme. Purtroppo la storia, o le storie (se consideriamo anche quelle secondarie) non sono interessantissime e molti dialoghi sono delle versioni ancora più brutte della roba proveniente dal Marvel Cinematic Universe, tra battute che non entrano e l'uso di formule stereotipate che stancano dopo un paio di missioni. Vi confessiamo che avremmo saltato la maggior parte dei dialoghi se non avessimo dovuto scrivere questa recensione, anche perché avevamo capito dove sarebbe andata a parare la storia già dal tutorial. Per il resto, non aspettatevi da Capes miracoli dal punto di vista tecnico. Le animazioni in battaglia sono discrete, gli scenari sono ben disegnati, ma c'è un riutilizzo di elementi molto marcato e i personaggi non sono proprio bellissimi dal punto di vista della caratterizzazione: sembrano usciti da una convention di nerd che devono inventarsi dei costumi da supereroi usando i vestiti che hanno nell'armadio.
Conclusioni
Capes non è un gioco terribile, soprattutto quando si è capito come funziona la progressione, ma è uno di quelli che vengono frenati da problemi sparsi un po' in ogni sistema di gioco, che rendono il quadro complessivo non proprio eccezionale. È uno strategico che certe volte non sembra essere tale, chiede di gestire un gruppo di eroi ma dà pochissimi strumenti per farlo, vorrebbe raccontare più storie ma ci riesce molto male. Funziona, per lunghi tratti, ma non coinvolge mai fino in fondo e lascia davvero poco una volta che lo si è concluso.
PRO
- I poteri funzionano e creano una certa varietà
- Scoprire tutte le sinergie tra i supereroi e come sfruttarle dà forza al gameplay
CONTRO
- La storia non è scritta benissimo e fa venire voglia di ignorarla
- Missioni molto ripetitive negli obiettivi e a volte poco equilibrate
- Struttura di gioco limitata