Cento anni fa ci furono una serie di sfortunati eventi che portarono il genere umano sull'orlo dell'estinzione. I Vulgus entrarono nella nostra dimensione, presero a seminare morte e distruzione e convenirono sul fatto che gli esseri umani funzionavano meglio dei criceti come cavie da laboratorio. Visto che le cose non erano già abbastanza drammatiche, apparvero anche i colossi, che iniziarono a devastare tutto ciò che era rimasto da devastare. Pare che in fila ci fossero almeno altre tre razze aliene pronte a eliminarci nei modi più creativi dell'universo, ma vista la concorrenza cambiarono destinazione. Nonostante tutto gli umani sopravvissero e si riunirono ad Albion, ridente località dove, tra un cocktail e una patatina, iniziarono a organizzare la resistenza, in vista della battaglia finale. A loro si unirono alcuni Vulgus pentiti, dotati di abilità tecniche prodigiose, chiamati Magister, che consentirono alla nostra specie l'accesso a tecnologie avanzatissime. Formarono i Discendenti, un gruppo di guerrieri scelti dalle capacità straordinarie, eredi diretti degli Ancestor, delle figure leggendarie che pare riuscissero a finire Freddy Hardest senza usare cheat.
Indovinate a chi spetta il compito di salvare tutti? Per scoprirlo, abbiamo provato The First Descendant, un looter shooter in terza persona cooperativo con elementi da gioco di ruolo di Nexon, sviluppato utilizzando l'Unreal Engine 5. Cerchiamo di capirne il potenziale.
Gli eroi
Per provare la beta di The First Descendant, il team di sviluppo ci ha fornito un codice di accesso a un personaggio di livello massimo, il quarantesimo, e già ben fornito in termini di equipaggiamento: quindi disponevamo di armi molto potenti e di una corazza notevole. Giusto specificarlo perché alcune considerazioni che leggerete derivano sicuramente dalle condizioni particolari con le quali abbiamo avuto accesso al gioco. Per inciso, il discendente (così si chiamano gli eroi giocabili) con cui abbiamo giocato è Sharen, una combattente che preferisce gli scontri dalla breve distanza, sostanzialmente un'assassina, dotata di un corpo meccanico ipertecnologico. Le sue abilità sono tutte legate al combattimento ravvicinato. Così può diventare invisibile per portare attacchi potenzianti, dispone di spade elettriche che infliggono danni enormi, può lanciare delle scariche che stordiscono i nemici e dei coltelli che colpiscono più bersagli contemporaneamente (tutti quelli visibili e a portata di tiro al momento dell'uso dell'abilità).
Naturalmente può anche utilizzare le normali armi che si trovano sul campo di battaglia o che possono essere acquistate dai commercianti nell'area hub, quella iniziale in cui gli eroi si raccolgono e decidono cosa fare, se partire in missione da soli o cooperare con qualcuno, ma non prima di aver fatto acquisti in quello che sembra essere un grosso centro commerciale futuristico.
Come avrete capito dalla descrizione di Sharen, The First Descendant è un gioco basato sugli eroi, ossia permette di selezionare uno tra dieci (in verità 9+1, considerando la variante di Lepic) personaggi caratterizzati in modo forte, tutti dotati di abilità uniche e di una storia personale. In questo senso però, non aspettatevi la varietà di un Overwatch, perché qui gli sviluppatori hanno scelto un approccio in un certo senso più uniforme dal punto di vista stilistico. In effetti, a guardarli tutti insieme gli eroi sembrano un gruppo di modelli, tanto sono impeccabili e uniformi nell'aspetto. Vedremo se nella versione finale ci sarà più possibilità di personalizzazione. Ma ora bando alle ciance e iniziamo a giocare.
Spara, raccogli il bottino, spara
In termini di gameplay The First Descendant appare come un titolo abbastanza tradizionale. Come accennato, nell'area hub si possono gestire tutti gli aspetti generali del nostro personaggio e fare gli acquisti del caso. Quindi si può selezionare una missione e partire all'avventura, da soli o in compagnia. La prima area visitabile non ci ha dato grossi problemi. Avendo un personaggio di alto livello con armi leggendarie, scioglievamo i nemici come il fuoco con il burro. In termini di sparatorie, il titolo di Nexon offre sicuramente degli elementi interessanti, che però andranno verificati nella versione finale del gioco. La personalità di Sharen non è emersa più di tanto, soprattutto per il fatto che non abbiamo sentito alcun bisogno di utilizzarla come assassina, visto che lo squilibrio delle forze in campo era evidente (a nostro favore). Abbiamo testato le sue abilità, ma in linea di massima ci è sembrato che paghi molto di più l'approccio diretto che il giocare di fino, quantomeno alle condizioni date. Nelle aree seguenti non è andata molto diversamente, nonostante qualche difficoltà in più. Del resto la struttura di gioco sembra essere pensata appositamente per concatenare le sparatorie, più che per dare al giocatore lo spazio per esplorare o meditare.
Appena entrati nell'area abbiamo preso una missione. Sulla mappa sono quindi apparsi i classici indicatori (leggasi icone da navigatore satellitare), che ci hanno detto esattamente dove andare e cosa fare. In generale gli obiettivi sono abbastanza uniformi: raggiungere l'area A e uccidere tutti; spostarsi quindi all'area B e uccidere tutti; difendere l'area C e uccidere tutti. Se vogliamo c'è anche il solo "uccidere tutti", ma sono dettagli. È come se il gioco ci invitasse a cambiare arena di volta in volta, presentandoci nemici di forza sempre maggiore e variazioni sul tema come l'aggressione di ondate di forza crescente o la presa di qualche oggetto specifico.
I nemici all'inizio sono molto deboli, la classica carne da cannone che viene giù senza opporre grossa resistenza e senza provare chissà quali tattiche di difesa o offesa. Alcuni sembrano cercare attivamente delle coperture per non soccombere subito, ma niente di più. Proseguendo appaiono delle creature corazzate, che bisogna stanare da dietro degli scudi, magari arrivandogli alle spalle da invisibili, che aggiungono qualcosa in termini di varietà delle sparatorie e di tattiche da impiegare per combattere, ma niente che non si sia già visto altrove. Piano piano vengono introdotte anche bestie più grosse e molto cattive, che sembrano le classiche spugne da proiettili. Comunque sia, uccisi tutti i nemici si può finalmente raccogliere il bottino, per la maggior parte armi, munizioni e risorse spendibili nell'area hub, per poi proseguire verso la sparatoria successiva.
A rendere il ritmo di gioco più veloce ci pensa il classico rampino, che regala una buona mobilità e permette di sfruttare al meglio la composizione delle mappe, che diventano delle autostrade in cui scorrazzare da una parte all'altra. In certi momenti viene quasi voglia di smettere di combattere e mettersi a raggiungere i posti più remoti con il rampino. Peccato che non abbia senso farlo in termini di gioco. Comunque sia, correre di qua e di là e sparare a ogni cosa che si muove è appagante nell'immediato, ma rimane da vedere quanto possa essere soddisfacente sulla lunga distanza. Vero è che gli appassionati di looter shooter si lasciano prendere facilmente dalla progressione dei personaggi, perché in fondo ciò che bramano davvero per sentirsi vivi è di vedere crescere i numeri dei DPS e decrescere quelli dei danni subiti, quindi la durata del gioco sarà più una questione di gestione del bottino e di equilibri nelle microtransazioni che di varietà delle missioni o di raffinatezze narrative.
Dal punto di vista tecnico evitiamo di dare giudizi su The First Descendant, avendolo provato solo in beta. L'uso dell'Unreal Engine 5 si vede e l'impressione è quello di uno dei migliori MMO sulla piazza, quantomeno dal punto di vista grafico. Comunque sia ciò che abbiamo sperimentato era ancora largamente incompleto e provvisorio, quindi non è propriamente giudicabile. Vi sapremo ridire.
The First Descendant sembra essere il classico looter shooter online, solo tecnologicamente più avanzato della media, grazie all'Unreal Engine 5. Per il resto sembra offrire delle meccaniche solide per quel che riguarda il sistema di combattimento, ma anche una ripetitività notevole delle missioni, che si susseguono tutte simili tra loro. Insomma, è il classico gioco incentrato sulla raccolta del bottino e sul potenziamento dei propri personaggi. Se avrà successo o meno, molto dipenderà dalla quantità di contenuti disponibili al lancio e dal sistema di monetizzazione. Vi sapremo ridire.
CERTEZZE
- Meccaniche da sparatutto molto solide
- Tecnicamente sembra migliore della maggior parte dei titoli simili
DUBBI
- Le missioni sembrano un po' ripetitive