Il nome Zelda, attestato dalla seconda metà del XIX secolo, sarebbe una contrazione di Griselda, la cui supposta etimologia (germanica) indicherebbe "guerriera grigia"; con "grigia" a intendere l'età avanzata e non stati d'umore poco allegri. Quest'origine tuttavia è scarsamente corroborata dai fatti, non essendo presente in alcuna fonte a noi nota.
Secondo De Felice, Griselda potrebbe essere un'invenzione di Boccaccio, che avrebbe unito Criseide e Matelda nell'ideazione di un personaggio del Decameron e, successivamente, sarebbe stato ripreso da Chaucer ne I Racconti di Canterbury. Da lì in poi sarebbe passato di penna in penna da letterato a letterato, fino a raggiungere una discreta diffusione, ed essere donato a Zelda Sayre, nata nel 1900 a Montgomery. Quella bambina sarebbe diventata Zelda Fitzgerald, moglie di Francis Scott Fitzgerald, nonché grande scrittrice dalla vita tormentata: il suo unico romanzo si intitola "Lasciami l'ultimo valzer", voleste leggerlo. Quando Shigeru Miyamoto era in cerca di un titolo per il suo gioco esplorativo, ai tempi con l'idea di chiamarlo "The Legend of X" (per "X" intendiamo "un nome ancora ignoto"), un dipendente Nintendo gli propose di accompagnare l'uscita dell'opera con un libro illustrato, che mostrasse le vicende della donzella da salvare, chiamata Zelda. Il suggerimento riguardante il libro lasciò Miyamoto indifferente, ma chiese il permesso all'interlocutore di "rubare" il nome. E quel nome aveva fatto colpo sul maestro nipponico proprio perché ricondotto a Zelda Fitzgerald, capace di donare prestigiose radici letterarie alla Principessa e alla sua saga.
Da NES a Nintendo 64
Non intendiamo ripercorrere mattonella dopo mattonella il selciato attraversato da Zelda nei suoi - quasi - quarant'anni di esistenza: ci concentreremo sulle tappe principali, che hanno il loro inizio nel febbraio 1986, alla pubblicazione del primo capitolo su NES, in cui la Principessa non è altro che una ragazza da salvare. Rapita da Ganon, ha disperso la Triforza della Saggezza in varie parti, che Link deve ritrovare prima di poterla allontanare dalle grinfie del porcino rivale.
Nei successivi giochi la serie continua a portare il suo nome, ma il ruolo di Zelda non muta granché. In Zelda II: The Adventure of Link, pur non specificato durante l'avventura, ma soltanto nell'apparato paratestuale, si scopre che la Principessa Zelda non è la prima né l'ultima a chiamarsi così: ogni donna della Famiglia Reale di Hyrule eredita il nome. In The Legend of Zelda: A Link to the Past il suo ruolo diventa leggermente più attivo: è lei a contattare telepaticamente Link affinché possa intraprendere l'avventura che lo porterà a salvare Hyrule, ma Zelda viene comunque rapita dallo stregone Agahnim, servo di Ganon. Assieme ad altre sei donzelle, la Principessa è erede dei Sette Saggi che avevano imprigionato, molto tempo prima, lo stesso Ganon: per questo motivo, assieme alle sue compagne, aiuta Link a trionfare.
La prima grande svolta per il personaggio giunge nel 1998, con The Legend of Zelda: Ocarina of Time. Qui - oltre alle tre dimensioni - vengono introdotte molte razze e il mondo di Hyrule viene radicalmente espanso. Zelda inizia ad assumere una forte personalità: è lei a sospettare che Ganondorf, unico maschio della tribù Gerudo, nonché loro capo, stia tramando qualcosa. È solo una bambina, così com'è bambino l'eroe che invia in missione per smascherare Ganondorf, il presunto kokiri Link. Poco prima che il ragazzino possa compiere la sua missione, Zelda - intuendo i pericoli portati da Ganondorf - scappa a cavallo dal Castello, assieme alla sua nutrice Impa, erede di un'antica stirpe magica, gli Sheika. Durante la fuga incontra Link, a cui lancia l'Ocarina del Tempo. Da qui l'avventura si evolve in due binari paralleli, che comprendono uno sbalzo cronologico di sette anni.
A guidare Link nella sua epopea da adulto, in una Hyrule ormai corrotta e dominata da Ganondorf, è un misterioso personaggio di nome Sheik, dotato di potere magici e con addosso il simbolo degli Sheika. Soltanto verso la fine della storia si scopre che Sheik altri non era che Zelda sotto copertura: nei panni (ritrovati) della Principessa, conduce Link allo scontro finale contro Ganon, quest'ultimo nella sua forma più pura e bestiale e, dopo il trionfo dell'Eroe, lo rimanda indietro nel tempo, a godersi la sua infanzia - e originando uno scisma temporale, ma questa è un'altra storia.
GameCube, Wii e DS
The Wind Waker per GameCube, ambientato circa un secolo dopo Ocarina of Time, rifiuta l'eredità diretta del capolavoro per Nintendo 64 e cambia ambientazione (Hyrule è alluvionata e sommersa) e stile grafico. Anche la storia è diversa dal solito, più evocativa e, al contempo, fanciullesca.
Innanzitutto Link non è un prescelto, ma un ragazzino che vive in un'isolotto simil-Contea Hobbit (perfino la musica la ricorda), un ragazzino con una nonna (!) e una sorellina (!!), Aryll. Quest'ultima viene rapita, così Link parte all'avventura per salvarla, insieme a una ciurma di pirati, guidati dalla carismatica e sbarazzina Tetra. In italiano chiamata Dazel. Nintendo ora è famosa per le sue traduzioni eccellenti, The Wind Waker tuttavia è il primo The Legend of Zelda nella lingua di Dante Alighieri, e l'ingenuità è grossolana.
Ovviamente, Dazel è l'anagramma di Zelda: la leader dei pirati scopre durante l'avventura di essere l'erede della Famiglia Reale, e non solo ne eredita il vestito, ma perfino i doveri e l'attitudine aristocratica. Il cambio è repentino, e la dispettosa Tetra viene sostituita dalla "solita" Principessa: una Principessa che aiuta attivamente Link nel malinconico scontro finale contro Ganondorf, ma che lascia l'amaro in bocca per l'evoluzione del personaggio, partito con ben altro brio durante l'incipit dell'avventura. Questa versione della Principessa prosegue con Phantom Hourglass per DS, e soprattutto col suo seguito (ambientato molti decenni dopo), Spirit Tracks. Qui Zelda assume la forma di uno spirito, e segue Link nella sua avventura: per la prima volta è giocabile, pur come fantasma e come "semplice" aiutante, nella serie principale.
La Principessa Zelda di Twilight Princess, primo gioco della serie a uscire su due home console in contemporanea (GameCube e Wii), è piuttosto tenebrosa e cupa. Un personaggio carismatico e austero, che per stessa ammissione degli sviluppatori deve sembrare "poco speranzoso". È molto distaccata da Link, col quale ha scarsa confidenza, anche perché è prevaricata, come seconda figura più importante dell'opera, da Midna. Nonostante questo, durante la conclusione trova prima il tempo di essere Boss finale (posseduta da Ganon) e poi arciere aiutante di Link, in sella a Epona, nello scontro contro Ganondorf.
Skyward Sword, secondo gioco della serie su Wii, narra le origini della saga: le gesta del primo Link, della nascita della Spada Suprema, e presumibilmente della prima Zelda, che qui diviene reincarnazione della Dea Hylia. Rapita da Oltrenuvola, un reame nelle isole volanti che troneggiano su Hyrule, Zelda compie un'avventura parallela a quella di Link, guidata da Impa, alla ricerca dei suoi poteri: durante i titoli di coda, è possibile vederne le diapositive. Anche Skyward Sword contempla un viaggio nel tempo, ma qui la parte più importante è costituita dal rapporto con Link, che non è quello tra Principessa ed Eroe: i due sono amici d'infanzia, attratti l'uno dall'altro, senza che - durante l'avventura - la cosa prenda mai una piega concreta. Alla fine, fondano assieme il Regno di Hyrule.
Breath of the Wild e Tears of the Kingdom
Il ritorno alle origini postulato da Breath of the Wild non coinvolge la Principessa Zelda che, al contrario, pur non erigendosi a personaggio giocabile, diviene una figura più complessa e stratificata, molto lontana dalla damigella da salvare del 1986.
La storia di Zelda si apprende principalmente dalle memorie di Link, risvegliatosi dopo un secolo di coma rigenerante: si scopre che la Principessa è una studiosa appassionata di tecnologia, ma si trova costretta a intraprendere un cammino (simile a quello di Skyward Sword) per risvegliare i suoi poteri sopiti. Un cammino apparentemente infruttuoso, che trova compimento soltanto quando tutto sembra finito, nel momento in cui i Guardiani posseduti dalla Calamità Ganon paiono avere la meglio: Zelda emana un potente incantesimo che li blocca tutti, salva Link, e lo porta al Sacrario della Rinascita che, appunto, ospita il suo corpo per cento anni. Prima che sia la stessa Zelda a svegliarlo, mentre sigilla Ganon, in attesa che l'Eroe sia in grado - attraverso l'aiuto della Principessa - di sconfiggerlo.
Tears of the Kingdom ha esagerato qualsiasi caratteristica di Breath of the Wild, ivi compreso il ruolo di Zelda, simile ma ancora più estremizzato: durante l'incipit, coi capelli corti, parte con Link per scoprire l'origine del Miasma. Involontariamente, i due risvegliano Ganondorf, intrappolato da secoli sotto il Castello di Hyrule. Zelda va indietro nel tempo, fino alla fondazione del Regno, dove incontra i primi due reali, Sonia e Raul: qui si prende cura della Spada Suprema, anch'essa protagonista di un viaggio temporale. Gli eroi dell'epoca non riescono ad avere la meglio su Ganondorf, che comunque viene Sigillato da Raul: a questo punto, Zelda è costretta a sacrificare la propria esistenza, così da portare la Spada Suprema, curata e pronta a colpire, nel "presente". Attraverso un rito ancestrale diventa un drago, con la Spada incastonata nel corpo. Alla fine, dopo un duello finale in cui funge da "cavalcatura" volante per Link, ritorna nella sua forma reale, in un'avventura per lei durata secoli (o millenni).
In Tears of the Kingdom viene lasciato intendere che Zelda e Link vivano insieme a Finterra: nella casa della Principessa si trova l'elastico che l'Eroe utilizza per legare i capelli, e quello è uno dei pochi letti in cui Link possa dormire. Ma la cosa viene soltanto accennata.
La protagonista di Echoes of Wisdom
Negli anni, la Principessa Zelda è divenuta un personaggio giocabile in varie saghe Nintendo. La più famosa delle quali è probabilmente Super Smash Bros., a partire da Melee per GameCube, il secondo episodio della serie di Masahiro Sakurai. Naturalmente ha fatto la sua comparsa nei vari Hyrule Warriors (sia nei vecchi, sia in Age of Calamity, ambientato nel mondo di Breath of the Wild), in Cadence of Hyrule e nei (giustamente) demonizzati episodi spin-off per CD-i. Ma nella serie principale a cui dona il suo nome, esclusi quei rari momenti in Spirit Tracks, e nonostante l'insistenza dei fan, non è mai stata protagonista, o quantomeno giocabile.
Echoes of Wisdom, uscito il 26 settembre su Nintendo Switch, è il primo capitolo a mettere al centro Zelda, con Link intrappolato negli Squarci che invadono Hyrule. Il fatto che la Principessa sia associata alla Triforza della Saggezza, e Link a quella del Coraggio, così come i differenti poteri, postulano un approccio all'avventura radicalmente diverso: Zelda ha la capacità, attraverso il Bastone di Tri, uno strumento magico, di "copiare" e "incollare" degli elementi del mondo di Hyrule (più di cento), sia oggetti che mostri.
L'approccio agli scontri, che siano nemici normali o boss, è quindi maggiormente ragionato che con Link. Bisogna capire quale evocazione selezionare, quale sia più adatta alla situazione. E questo vale nell'affrontare i puzzle, che lasciano molta creatività al giocatore - e a Zelda.
Se Echoes of Wisdom originerà una serie a parte, o rimarrà un episodio unico, ce lo dirà il tempo: per certo, dopo anni di progressiva e lenta emancipazione, Zelda ha il suo videogioco da protagonista.