Stando a diverse voci bene informate, tra le quali quella di Si Shen, il CEO di Papaya Mobile, Google avrebbe avvertito gli sviluppatori Android di adottare il suo sistema di pagamento, il Google Wallet, o di convivere con il fatto che altrimenti saranno esclusi dal marketplace, da pochi giorni rinominato in Google Play.
Pare che gli avvisi siano iniziati da Agosto 2011 e che l'uso di metodi di pagamento alternativi sarebbero visti come una violazione dei termini di contratto e comporterebbero la cacciata. Giusto o sbagliato? Be', le regole le fa Google che, come tutte le grandi multinazionali, prima mostrano il volto tenero attirando sviluppatori e utenti e presentandosi come alternative rispetto alla concorrenza, per poi estrarre gli artigli quando hanno consolidato la loro posizione.
Ovviamente le lamentele sono per ora piuttosto sommesse, perché gli sviluppatori non vogliono rompere i loro rapporti con Google, operatore fin troppo grosso e importante per entrarci in guerra. È la legge della giungla.
Google dal canto suo, vuole imporre Google Wallet per rafforzare la sua posizione, seguendo le orme di Apple e Facebook. Anche il 30% di royalties sulle transazioni è in linea con la concorrenza.
Va detto a onor di cronaca che la standardizzazione dei pagamenti comporta diversi vantaggi per l'utenza, che non deve più destreggiarsi fra diversi metodi e non rischia più di imbattersi in sistemi poco sicuri. In questo modo Google spera di aumentarne la fiducia e di far spendere più soldi.
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