C'è chi scherzosamente paragona l'acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft alla stregua di una lunga serie TV. Ebbene in tal senso oggi è arrivato il classico colpo di scena di fine stagione che lascia il pubblico in trepidante attesa di scoprire cosa succederà nella successiva: il CMA, l'organo di antitrust del Regno Unito, ha pubblicato oggi un documento in cui fondamentalmente approva, seppur in maniera provvisoria e parziale, la manovra da 69 miliardi di dollari, laddove in precedenza si era espresso in maniera sostanzialmente negativa.
Si tratta di una svolta importante e che per certi versi spiana la strada per l'acquisizione da parte di Microsoft, dato che il CMA è considerato l'ostacolo più grande da superare per la buona riuscita dell'affare. Per chi non lo sapesse infatti, i verdetti dell'antitrust inglese sono inoppugnabili e dunque non si può procedere per vie legali, come nel caso dell'FTC statunitense che affronterà la questione nelle aule dei tribunali.
Inoltre, ricordiamo che a febbraio il CMA si era espresso in maniera fortemente sfavorevole, suggerendo addirittura di scorporare il brand di Call of Duty per rendere accettabile l'affare. Nello specifico affermava che la manovra potrebbe "indebolire l'importante rivalità tra Xbox e PlayStation" nell'ambito delle console da gioco. Nel verdetto provvisorio di oggi invece il CMA, ha dichiarato che l'acquisizione non ridurrebbe la competitività in questo mercato: potrebbe sì "rappresentare un deterioramento del raggio di influenza di PlayStation, ma con la rimanente percentuale del mercato che rimarrebbe però ampiamente immutata".
Va detto tuttavia che oggi il CMA non ha affrontato la questione del cloud gaming, che a suo avviso è un tema di primaria importanza. A tal proposito l'ente britannico a febbraio sosteneva che l'acquisizione di Activision Blizzard renderebbe Microsoft ancora più forte in questo settore, "riducendo la competizione in questo mercato crescente e danneggiando i giocatori del Regno Unito". Da allora però Microsoft ha annunciato la stipulazione di accordi decennali per portare la serie Call of Duty su vari servizi di cloud gaming, tra cui quello di Nvidia, il che potrebbe aver rassicurato i funzionari della CMA.
A questo punto non resta che attendere il verdetto definitivo dell'antitrust britannico, che verrà annunciato ufficialmente il prossimo 26 aprile, ovvero tra poco più di un mese. Fino al 31 marzo le parti coinvolte direttamente e indirettamente possono inviare le proprie risposte all'ultimo documento. L'idea tuttavia è che Sony a questo punto può fare ben poco per far cambiare nuovamente idea al CMA: appurato che la competitività nel mercato console non verrà danneggiata, la casa di PlayStation potrebbe fare leva solo sulla questione del cloud gaming, un mercato dove tuttavia una rilevanza limitata.
C'è da dire che se il CMA dovesse infine approvare l'acquisizione di Activision Blizzard, per Microsoft le cose prenderebbero un'ottima piega. È vero, manca ancora il "sì" della Commissione Europea, che si esprimerà definitivamente sulla questione il 22 maggio 2023. Tuttavia secondo le fonti di Reuters, gli accordi decennali stretti da Microsoft per portare Call of Duty su console Nintendo e servizi cloud come quelli di Nvidia e Ubitus dovrebbero aver sciolto i dubbi dell'Unione Europea, che dunque sembrerebbe propensa ad approvare la manovra.
Negli USA invece la situazione è più spinosa, dato che la Federal Trade Commission ha intentato causa a Microsoft per bloccare l'acquisizione di Activision Blizzard. Il processo inizierà ufficialmente il 2 agosto e salvo sorprese il giudice amministrativo esprimerà il suo verdetto a inizio 2024. Il colosso di Redmond tuttavia non sembrerebbe così preoccupato dalla causa legale, anzi il suo team legale è certo di poter fare a pezzi l'FTC in aula. Inoltre, non è da escludere che l'eventuale benestare da parte di CMA e Commissione Europea potrebbero convincere l'antitrust statunitense ad allentare la presa e velocizzare così il processo.
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