Ha fatto molto discutere la "scoperta", emersa in questi giorni, del fatto che Nintendo utilizzi in verità degli emulatori nel suo museo, per far provare i giochi del catalogo storico agli utenti, soprattutto perché la compagnia si è ormai ritagliata il ruolo di nemica giurata di tale tipo di software e soprattutto della distribuzione delle rom online. Tuttavia, non è affatto sorprendente: Nintendo ha sempre utilizzato emulatori nella sua virtual console di Wii e Wii U, nella distribuzione dei giochi classici attraverso Nintendo Switch Online e anche all'interno delle mini-console NES e SNES uscite sul mercato, dunque il rapporto tra la casa di Kyoto e l'emulazione non è proprio così conflittuale come si potrebbe pensare a prima vista.
Di fatto, Nintendo è contro gli emulatori quando questi non sono sotto il suo completo controllo, e soprattutto è contraria alla distribuzione di ROM online, considerando l'attenzione che ripone sempre nella gestione delle sue proprietà intellettuali. Si può ovviamente polemizzare sul modo in cui la compagnia agisce per affermare i suoi diritti, spesso ostentando la propria forza in maniera assolutamente sproporzionata rispetto alla rilevanza o alla capacità di difendersi legalmente degli individui ed enti presi come bersaglio, ma questo è fondamentalmente un altro discorso. Si potrebbe però partire da qui per provare a pensare a come un'emulazione controllata e legale possa risultare l'unica soluzione effettivamente funzionante per la preservazione dei videogiochi, e il museo di Nintendo lo dimostra chiaramente.
Alcuni spunti di discussione sono interessanti
Quello su cui si può polemizzare è allora la relativa ristrettezza di visione dimostrata da Nintendo, come anche da altre compagnie videoludiche, che ammettono l'uso dell'emulazione solo quando di fatto consente loro di guadagnarci sopra, mentre ancora risulta impossibile trovare un terreno comune su cui accordarsi per creare un sistema di preservazione condiviso e standardizzato che possa consentire di mantenere i videogiochi in digitale a disposizione per tutti, al di fuori delle singole iniziative di portata limitata.
In questo senso hanno senso le critiche al comportamento della compagnia, perché per il resto è naturale che Nintendo usi degli emulatori nel proprio museo, semplificando in maniera esponenziale la gestione di hardware e software a disposizione del pubblico.
Un altro discorso che si potrebbe fare è sulla fedeltà all'esperienza originale nell'utilizzo di postazioni con PC ed emulatori in un museo dedicato alla storia di Nintendo: la compagnia probabilmente non ha problemi di disponibilità di vecchie macchine, e mettere a disposizione controller e hardware originali su schermi CRT garantirebbe l'esperienza migliore e più fedele dei videogiochi classici, ma possiamo capire che l'uso di emulatori e display moderni sia indubbiamente più semplice da gestire. Trattandosi dell'unico museo Nintendo previsto in tutto il mondo, è però comprensibile che chi arriva fino a Kyoto per poter immergersi nella storia della compagnia possa non prendere benissimo il fatto di ritrovarsi con giochi emulati su PC, come una sorta di sacrilegio in un tempo dedicato ai grandi classici Nintendo.