Kratos è diventato un ipocrita. Non è maturato davvero e non si è pentito di nulla. Nel God of War del 2018 lo si poteva intuire, ma in God of War Ragnarok il vero volto del personaggio, represso sotto chili di autocommiserazione, è ancora più evidente. Non è vero che non è più quello di God of War 3, quello che picchiava a tal punto Zeus da riempire lo schermo di sangue, quello che non esitava a sacrificare il genere umano per compiere la sua vendetta. Era un folle omicida che massacrava tutto quello che si frapponeva tra lui e il suo obiettivo di distruggere delle divinità irredimibili.
Ci è piaciuto credere che non fosse più così, che fosse cambiato. Ma poi perché? Ci sentivamo in colpa come lui per averlo guidato? Per aver goduto di quelle stragi? Per non averle considerate eccessive sul momento, tanto da portarci a spegnere la console? Eppure era così sincero nella sua furia che non ammetteva mediazioni. Era un adolescente liberato da ogni vincolo sociale e con il potere di fare dell'universo quello che voleva. Un anti eroe tragico che, rimasto solo, non poteva che suicidarsi, non tanto per redimersi, quanto per dare un senso alla sua impresa e al nulla che si era lasciato alle spalle. Era nichilismo incarnato.
Quando è tornato tra noi non poteva che pretendere di essere un altro. Eppure i momenti in cui lo sentiamo più vero non sono quelli in cui blatera con suo figlio e con gli dei nordici, ma quelli in cui impugna le armi e fa a fette i nemici. Lo fa perché costretto? Ce lo siamo raccontato la prima volta, ma ormai alla seconda sappiamo bene che non è così. A Kratos piace ancora uccidere. Non ne può fare a meno. Sa che tutte le sue avventure finiranno in un massacro per il semplice fatto che non dispone di altre interazioni che di quelle di morte. E il giocatore, che segue le sue vicende con il controller in mano, annuisce divertito di fronte ai dialoghi finto profondi per poi tornare a dilettarsi con asce e incantesimi.
Perché il desiderio che ha nutrito per anni per God of War Ragnarok non era dettato dal poter redimere Kratos, ma dal tornare a sentirsi onnipotente impugnando armi eccezionali con cui devastare ogni cosa. L'obiettivo è il bottino. Il Kratos di prima non accumulava tesori, distruggeva e basta. Quello di adesso ha sublimato la sua violenza nella pratica dell'accumulo fine a se stesso. È diventato un capitalista della violenza, un'ipocrita in barba e cravatta che confeziona i suoi istinti nell'etica, ma che spera sempre ci sia un qualche motivo per tornare a sfogarli, sia esso la difesa di suo figlio o la raccolta di un qualche artefatto particolarmente appetibile.
Parliamone è una rubrica d'opinione quotidiana che propone uno spunto di discussione attorno alla notizia del giorno, un piccolo editoriale scritto da un membro della redazione ma che non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.