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Google perde il processo antitrust sulla pubblicità online: ecco cosa significa davvero

Il Dipartimento di Giustizia USA ha vinto il caso contro Google, accusata di mantenere un monopolio nei mercati della pubblicità display open-web

NOTIZIA di Simone Lelli   —   22/04/2025
Google

Il governo degli Stati Uniti ha ottenuto una storica vittoria legale contro Google, riconosciuta colpevole di pratiche anticoncorrenziali nel settore delle tecnologie pubblicitarie. Il verdetto, emesso dalla giudice Leonie Brinkema del distretto della Virginia, stabilisce che Google ha esercitato in modo deliberato e continuativo una serie di azioni monopolistiche che hanno danneggiato editori, inserzionisti e utenti per oltre un decennio. Secondo il tribunale, la società ha illegalmente collegato i propri strumenti per la pubblicità dei publisher ai propri sistemi di scambio annunci, consolidando così un dominio incontrastato in due mercati chiave: quello dei server pubblicitari per editori e quello degli ad exchange.

Cosa ha stabilito la sentenza e quali sono le conseguenze

Il tribunale ha ritenuto Google responsabile ai sensi delle Sezioni 1 e 2 dello Sherman Act, la storica legge antitrust americana, per le sue condotte nei settori degli strumenti pubblicitari per editori e degli ad exchange. Tuttavia, è stata respinta l'accusa che riguardava un presunto monopolio nel mercato delle ad network. Questa decisione rappresenta un duro colpo per l'immagine e il modello di business di Google, ma non è priva di sfumature. L'azienda ha infatti accolto con favore il fatto che il giudice non abbia rilevato condotte illecite nell'uso degli strumenti per inserzionisti né nell'acquisizione di DoubleClick, storica piattaforma pubblicitaria acquistata da Google nel 2007.

Google ha annunciato di voler ricorrere in appello contro la parte della sentenza che riguarda gli strumenti per editori. In una nota ufficiale, Lee-Anne Mulholland, vicepresidente per gli affari normativi, ha ribadito che "gli editori scelgono Google perché i nostri strumenti pubblicitari sono semplici, accessibili ed efficaci". L'azienda contesta quindi la visione del tribunale, sottolineando che il mercato della pubblicità è competitivo e che le sue tecnologie aiutano sia chi pubblica che chi investe in annunci a ottenere migliori risultati. Secondo Mountain View, il governo sta tentando di riscrivere le regole del mercato imponendo limitazioni ingiustificate.

Chat cancellate e mancanza di trasparenza interna

Durante il processo, il Dipartimento di Giustizia ha sollevato anche dubbi sulla trasparenza delle comunicazioni interne di Google. La giudice Brinkema ha criticato il fatto che l'azienda non abbia conservato importanti conversazioni tra dipendenti, citando in particolare l'uso di un'app interna per la messaggistica che avrebbe eliminato automaticamente alcune chat. Sebbene il comportamento possa potenzialmente essere sanzionabile, il tribunale ha comunque raggiunto la sua decisione basandosi su altre prove documentali e testimonianze.

La sconfitta nel processo sulla pubblicità arriva in un momento cruciale per Google, che si prepara ad affrontare la fase dei rimedi nel processo antitrust parallelo sul mercato della ricerca online. In quel caso, il governo ha già proposto misure drastiche come la separazione del browser Chrome e l'obbligo per Google di distribuire i propri risultati di ricerca ad altri motori. Le pressioni nei confronti del colosso tech non accennano quindi a diminuire, considerate anche quelle provenienti dall'Europa, e l'esito finale di queste battaglie legali potrebbe ridefinire profondamente l'equilibrio del web nei prossimi anni.