Il rinvio di Halo Infinite è un grosso problema per Microsoft, non solo per le vendite di Xbox Series X, ma anche per l'immagine del brand Xbox.
Negli ultimi anni Phil Spencer e i suoi hanno fatto davvero tutto bene. Hanno lanciato un servizio eccezionale, l'Xbox Game Pass, che continua a crescere e, insieme a Project xCloud, appare sempre più come uno dei futuri possibili dei videogiochi. Hanno acquisito degli studi prestigiosi per compensare alla carenza di titoli first party degli scorsi anni. Hanno puntato su di una comunicazione più aperta con la comunità Xbox, anche al rischio di qualche gaffe. Hanno intrapreso iniziative lodevoli, come l'Xbox Adaptive Controller per le persone con disabilità, e hanno fatto tutta una serie di mosse pro consumatori che sono piaciute molto, creando una certa simpatia attorno al marchio.
Hanno anche promesso implicitamente che con la nuova generazione di macchine da gioco molto sarebbe cambiato. Tanti appassionati hanno accettato alcune carenze, come la già citata carestia di giochi first party, proprio credendo alla promessa di un un nuovo corso. A inaugurarlo doveva essere Halo Infinite, sia a livello di comunicazione, sia a livello di gioco vero e proprio. Molti, compreso chi scrive, credeva che l'effetto "Breath of the Wild", ossia avere anche solo un singolo gioco molto forte al lancio delle nuove Xbox, avrebbe potuto fare la differenza, facendo recuperare a Microsoft parte del terreno perso su Sony nel corso dell'ultima generazione. Invece a Redmond sono arrivati davanti alla porta, hanno smarcato il portiere e, invece di tirare, si sono messi a urinare sulla palla. Ne è venuto fuori Craig e il rinvio a data da destinarsi di Halo Infinite, probabilmente per potenziarlo dal punto di vista visivo dopo le asprissime critiche ricevute dal filmato di presentazione dell'evento di fine luglio.
Viene francamente da chiedersi come abbia fatto Microsoft a commettere un errore così marchiano con tutti gli anni che ha avuto per preparare questo rilancio. Chi scrive era tra quelli che credevano fortemente che la casa di Redmond avrebbe iniziato la next-gen con il botto, proprio per concretizzare gli sforzi fatti per salvarsi da Xbox One (errore di valutazione, mea culpa ndr). Invece nel giro di poche settimane è stata costretta a rimandare il suo gioco di punta e ha dovuto fare inversione a U sulla comunicazione, impeccabile fino a giugno, poi finita in un pozzo oscuro di cui solo ieri ha toccato il fondo. A questo punto può solo risalire, verrebbe da dire, ma intanto la concorrenza non starà certo a guardare e sfrutterà sicuramente questo momento di debolezza, pur non avendo apparentemente chissà quali carte da giocare.
Vero è che a Microsoft interessa più vendere abbonamenti che console, ma non nascondiamo la testa sotto la sabbia: situazioni del genere danneggiano l'intero marchio, quindi non solo la nuova console, ma tutti i prodotti a essa correlati, Xbox Game Pass compreso. Del resto quanti abbonamenti avrebbe permesso di vendere Halo Infinite? Tantissimi, immaginiamo. Invece è tutto rimandato, in attesa di tempi migliori.