Come saprete l'industria dei videogiochi sta vivendo un momento di forte crisi, tra licenziamenti di massa e chiusure di interi studi. Giusto negli ultimi giorni abbiamo avuto notizia della chiusura di Pisces Interactive, lo studio di Alone in the Dark, e di Galvainc Games, lo studio di Wizard With a Gun. Negli ultimi dodici mesi hanno perso il posto di lavoro più di 10.000 sviluppatori, nonostante le grandi compagnie del settore continuino a dichiarare ricavi altissimi.
Electronic Arts è uno degli editori che ha licenziato di più, con quasi settecento sviluppatori tagliati dall'inizio dell'anno, nonostante i profitti record garantiti dai suoi live service, in particolare la serie EA Sports FC. Pare però che la crisi non abbia colpito i dirigenti, che complessivamente si sono portati a casa 60 milioni di dollari di stipendi nell'ultimo anno fiscale, con il CEO Andrew Wilson che ha intascato ben 25 milioni di dollari.
Stipendio da favola
Lo stipendio di Wilson è composto da 1,3 milioni di dollari di stipendio base, 20 milioni di dollari in stock option, 3,44 milioni di dollari da un piano di incentivi non azionari e 500.000 dollari di "benefit per la sicurezza personale".
Pensate che quest'anno ha guadagnato 5 milioni di dollari in più rispetto all'anno scorso perché, secondo quanto scoperto da Game Developer leggendo i rapporti finanziari della compagnia, ha raggiunto tutti i suoi "obiettivi strategici e operativi chiave" e ha supervisionato con successo il lancio del marchio EA Sports FC, dopo aver abbandonato la licenza FIFA.
Insomma, Electronic Arts sta andando davvero bene e magari Wilson quei soldi li merita anche, ma il dato stride moltissimo con quello dei 670 licenziamenti. Lo stipendio medio dei dipendenti di EA l'anno scorso è stato di 148.704 dollari, naturalmente alterato dalle paghe dei dirigenti (i normali dipendenti prendono molto meno). Nonostante ciò Wilson ha preso una cifra 20 volte superiore. Non male, davvero, perché in fondo il capitalismo è anche questo: i successi sono sempre i tuoi, mentre i disastri sono sempre degli altri.