"Hi-Fi Rush potrebbe arrivare su altre console", poi "Starfield arriva su PS5", forse anche Halo, anzi praticamente tutti i giochi Microsoft su PS5, "Microsoft multipiattaforma" fino a "Xbox chiuderà a breve": stiamo assistendo a un'escalation di voci di corridoio sul destino di Xbox come raramente se ne sono viste, in un ambito che pure ha sempre avuto molto a che fare con rumor, hype ed effetto "telefono senza fili". Da una parte c'è l'emotività tipica del pubblico videoludico, che è guidato dalla passione per i giochi e tende a non ragionare con grande freddezza, lasciandosi trasportare dall'impeto, ma dall'altra c'è effettivamente un qualche problema comunicativo da parte di Microsoft, che spesso non riesce ad essere chiara sui propri intenti.
Un possibile superamento parziale del concetto di esclusive assolute, da parte di Microsoft, non dovrebbe spaventare più di tanto: molti titoli della compagnia, in effetti, sono già multipiattaforma, dunque la cosa andrebbe presa con più filosofia. Tuttavia, le ansie e gli psicodrammi degli utenti hanno un certo fondamento se si pensa a come il rapporto di fiducia con Xbox possa essere minato da anni di incertezze come risultati sul mercato. Windows Central ha pubblicato un interessante approfondimento sul fatto che la Microsoft di Satya Nadella, pur tra tanti successi e una crescita esponenziale che l'ha fatta arrivare a tre bilioni di dollari, in qualche modo abbia difficoltà a stabilire una connessione solida con gli utenti. Per cui l'idea che il management possa irrompere nella gestione di Xbox e chiudere la produzione hardware da un momento all'altro diventa un rischio quasi reale, che genera timore non tanto per l'affezione al brand quanto per gli investimenti che magari sono stati fatti sul fronte delle librerie digitali.
Tra catastrofi e cambiamenti marginali
Alla luce di questo, il fatto che Phil Spencer si sia preso una settimana di tempo per rispondere, invece di piazzare subito un messaggio distensivo, incrementa comprensibilmente le angosce di un pubblico che - ricordiamo ancora una volta - spesso non ragiona con calma e si fa prendere facilmente da disperazione ed entusiasmi. Questa tattica temporeggiatrice è poco comprensibile e lascia spazio a interpretazioni catastrofiche per ogni minimo presunto indizio. Un esempio l'abbiamo visto anche oggi, quanto all'improvviso qualcuno (soprrattuto gli utenti Twitter più vicini alla fazione PlayStation) si è accorto di alcune variazioni effettuate nella grafica dell'Xbox Store già alcuni mesi fa, vedendole come chiari segni di - nell'ordine - l'apertura delle esclusive ad altre piattaforme, il depotenziamento del Game Pass senza più first party al lancio e infine, immancabilmente, la chiusura di Xbox o quasi.
È solo un esempio dei tanti sensazionalismi che spuntano regolarmente ogni giorno in questa lunghissima settimana di attesa per le dichiarazioni di Phil Spencer sul futuro di Xbox e Microsoft Gaming. La discussione è ovviamente limitata ai circoletti degli appassionati di videogiochi ma non fa certo bene alla percezione del brand e la scelta del silenzio radio ha aspetti inquietanti, perché ci vorrebbe poco a smentire almeno certi costrutti più arditi. Tuttavia, è probabile che Microsoft voglia semplicemente evitare di incappare in ulteriori battaglie dialettiche e interpretative, scoprendo le carte in tavola tutte insieme in una volta sola.
Sebbene il raziocinio ci porti facilmente a non seguire i catastrofismi più truci, questa incertezza ci lascia nella strana situazione del non poter escludere a priori l'idea dei cambiamenti più grandi e contemporaneamente pensare che possa trattarsi anche di variazioni relativamente contenute, che renderebbero i grandi drammi di questi giorni piuttosto ridicoli. Una cosa è certa: in un periodo forse non ricchissimo di grandi uscite e argomenti di discussione, ora c'è sicuramente qualcosa di cui parlare.