No Man's Sky è stato protagonista di una straordinaria storia di riscatto che produce risultati ancora oggi, a ben otto anni dal lancio della prima versione dell'ambizioso titolo di Hello Games: pensate che l'ultimo aggiornamento ha fatto segnare un picco dei giocatori contemporanei su Steam, il più alto da parecchio tempo a questa parte.
Eppure all'inizio la situazione sembrava drammatica: presentato come una sorta di miracolo della tecnica grazie a un innovativo motore procedurale in grado di creare infiniti mondi differenti, No Man's Sky si è rivelato in realtà il frutto acerbo di una campagna promozionale che Sean Murray e i suoi colleghi non erano riusciti a gestire, sotto l'enorme peso delle aspettative da loro stessi generate.
Probabilmente qualsiasi altro team di sviluppo si sarebbe arreso di fronte all'evidenza di un prodotto che non era minimamente in grado di reggere il confronto con quella che era la sua visione originale; e il silenzio stampa che Hello Games ha mantenuto per troppo tempo si è ritorto contro lo studio, accusato di aver ingannato gli utenti presentando loro un'esperienza molto diversa da quella che è poi approdata su PS4 nel 2016.
La lunga strada verso la redenzione
Anziché disperarsi, gli sviluppatori di No Man's Sky si sono rimboccati le maniche: forti delle vendite che il gioco aveva comunque registrato, Murray e i suoi colleghi non si sono persi in chiacchiere e hanno subito cominciato a lavorare a una serie di aggiornamenti migliorativi, pensando già a una lunga roadmap di contenuti aggiuntivi.
Il percorso ha avuto inizio alla fine del 2016 con il Foundation Update, che ha introdotto la possibilità di costruirsi una base, migliorato le meccaniche di looting e aggiunto al pacchetto due nuove modalità; dopodiché nel marzo del 2017 è stata la volta del Path Finder Update, che ha sperimentato con il concetto di morte permanente lavorando al contempo a funzionalità di condivisione con gli altri utenti.
Nell'estate del 2017 Hello Games è riuscita finalmente ad arricchire la campagna con l'aggiornamento Atlas Rises, capace di aggiungere qualcosa come trenta ore di contenuti, missioni procedurali extra, portali per gli spostamenti rapidi e una modalità cooperativa inedita per sedici partecipanti. Da lì in poi lo studio ha cominciato davvero a prenderci gusto e a dilagare, trasformando letteralmente l'esperienza di No Man's Sky.
In concomitanza con il lancio su Xbox One, nel luglio del 2018, è arrivato infatti No Man's Sky Next: un aggiornamento fondamentale per il gioco, che ha visto finalmente l'introduzione di quelle meccaniche e di quelle funzionalità che gli autori avevano immaginato in origine per il loro progetto, incluso un maggiore focus sul multiplayer. Contemporaneamente il motore grafico è stato potenziato e con esso tutto il comparto visivo.
Dopodiché il supporto post-lancio di No Man's Sky si è trasformato in una sorta di esperimento, un modo per tastare i limiti del progetto e della sua base d'utenza, facendo assumere al gioco connotati simili a quelli di un live service ma senza adottare lo stesso genere di struttura né le sue ben chiare limitazioni.
Di versione in versione, siamo arrivati oggi con l'aggiornamento Worlds Part I, che introduce un'altra mandata di novità e addirittura attinge alle soluzioni e alle tecnologie che Hello Games sta mettendo a punto per il suo prossimo titolo, Light no Fire: anche questo un approccio inedito, frutto della voglia dello studio di provare cose nuove.
Cosa ci dice l'esperienza di No Man's Sky? Da una parte è ben chiaro l'insegnamento relativo alla fase promozionale, al non creare false aspettative e a mantenere una comunicazione che sia il più possibile onesta e sincera nei confronti degli utenti. Allo stesso tempo, però, questo lungo percorso dimostra che con la voglia, la determinazione e le risorse necessarie è possibile trasformare una delusione in un gioiello che brilla fra le stelle di un universo infinito. Procedurale, naturalmente.
Come avete vissuto l'epopea di No Man's Sky? Parliamone.