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Prezzi dei giochi, perché far pagare gli aggiornamenti per le versioni next-gen sembra una vera e propria estorsione

Cerchiamo di capire perché far pagare gli aggiornamenti alle versioni next-gen dei giochi sembra una vera e propria forma di estorsione.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   12/07/2021

Far pagare gli aggiornamenti alle versioni next-gen dei giochi già lanciati o lanciati in contemporanea su piattaforme di vecchia generazione sembra sempre più una vera e propria forma di estorsione. L'unico caso in cui sono giustificati, ma nemmeno troppo, è quando la nuova versione ha più contenuti della vecchia. Se però "next-gen" si traduce solo in grafica migliore, è evidente che c'è un problema di fondo, che nasce proprio da come i videogiochi vengono sviluppati.

Attualmente i videogiochi non vengono più creati per le singole piattaforme come se fossero uniche. Non c'è quindi la "versione PS4" o la versione "Xbox Series X", ma c'è il gioco XYZ che viene sviluppato e poi viene ottimizzato per le singole piattaforme su cui sarà venduto. Certo, sicuramente c'è un hardware di riferimento di cui si tiene conto quando si mettono insieme i pezzi, ma solitamente in ambito tripla A l'ottimizzazione per ogni sistema è affidata a dei team interni dedicati e a volte a team terzi (ad esempio spesso la versione PC viene data a software house specializzate, visto che è una piattaforma molto complessa da gestire).

Questo che vuole dire? Che non esiste una versione PS5 o una Xbox Series X di FIFA 22, tanto per fare un nome, ma esiste un FIFA 22 che viene ottimizzato per PS5 e Xbox Series X. Quindi il costo di sviluppo delle versioni PS5, PS4, Xbox Series X, Xbox One e PC è sostanzialmente lo stesso. Magari le versioni next-gen hanno asset di risoluzione maggiore o qualche effetto in più, ma i costi di sviluppo, soprattutto per un titolo il cui budget è speso per la gran parte sulle licenze, sono simili su tutte le piattaforme. Può far aumentare i costi avere una piattaforma in più da ottimizzare, come Stadia, perché sei costretto a dedicargli delle risorse economiche, ma è tutto qui.

Ora, la situazione andrebbe valutata caso per caso. Ad esempio immaginiamo che Rockstar Games per le versioni PS5 e Xbox Series X di GTA V stia facendo un grosso lavoro di restauro e potenziamento del lato grafico (come fatto per le versioni PS4, Xbox One e PC, del resto), ma nella maggior parte dei casi non funziona così, soprattutto per i titoli annuali che vengono messi su molto di corsa e introducono innovazioni minime a ogni nuova iterazione.

Paradossalmente se tutte le versioni di un singolo titolo costassero quei dieci euro in più, non ci sarebbero grossi problemi. L'aumento di prezzo lo puoi giustificare in molti modi: aumento generale dei costi di sviluppo, inflazione, bonus miliardari da pagare ai dirigenti perché lo champagne costa e quant'altro. Ma fare distinzioni simili sui multipiattaforma, costringendo a pagare un balzello extra per passare da una versione all'altra, è davvero irritante, nonché ingiustificato e macchinoso per i giocatori.

Naturalmente in questi casi a decidere non sono i produttori hardware, ma i singoli publisher. Ad esempio è noto come Microsoft comprenda le versioni PC e Xbox negli acquisti dei suoi giochi e consenta di passare dall'una all'altra senza pagare mezzo euro in più. Tanto per fare un altro esempio, anche Ubisoft, finora, non ha chiesto niente per i passaggi di versione. Purtroppo altri editori hanno scelto diversamente e preferiscono far pagare il pizzo next-gen ai loro clienti, per massimizzare i profitti in questa fase di ricambio generazionale.