Ieri abbiamo riportato di come il principe Harry abbia attaccato frontalmente Fortnite, accusandolo di essere un gioco che causa dipendenza e chiedendone il bando. La notizia per alcuni non andava nemmeno riportata, ma in realtà è più rilevante di quanto possa sembrare a una prima occhiata, e non in senso positivo.
Precisiamo: comunque la si pensi su Fortnite, il principe Harry ha detto delle banalità. Di fatto ha espresso la classica opinione da bar su di un argomento che evidentemente conosce in modo generico. Poco male, verrebbe da dire, in fondo sono in molti a pensarla allo stesso modo. Eppure un problema c'è, e nemmeno troppo piccolo.
Tra ieri e oggi praticamente tutti i siti d'informazione hanno ripreso le parole di Harry lanciando il solito allarme anti videogiochi. Ad esempio Il Messaggero ha titolato: 'Il principe Harry contro il videogioco Fornite: Crea forte dipendenza, va vietato.' Leggiamo invece dal sito dell'Ansa: 'Il principe Harry contro Fortnite, va bandito. 'Il Giornale segue la stessa linea: 'Il principe Harry contro Fortnite: Un videogioco da vietare'. La notizia è finita anche sulla carta stampata. Ad esempio il giornale gratuito Leggo l'ha riporta addirittura in prima pagina con un titolo breve, ma di grande effetto: 'Principe Harry, guerra a Fortnite'.
In linea generale, tutti gli articoli sono scritti nello stesso modo e si limitano sostanzialmente a riportare le parole di Harry, quindi è impossibile accusarli di particolari scorrettezze. Il problema in questo caso è un altro: l'opinione di Harry, per superficiale che sia, va a rinforzare tutta una serie di pregiudizi relativi al medium videoludico, già molto diffusi in alcune fasce della popolazione. Harry è un personaggio di primo piano del mondo del gossip: è fotografato e raccontato di continuo. Insomma, è un'icona per una certa fetta di popolazione, che dà alle sue parole una grande importanza. Per rendersene conto basti notare come dell'intero convegno siano emerse solo le sue parole, non certo quelle di psichiatri o esperti del settore.
Per qualcuno la nostra potrebbe sembrare l'ennesima intemerata contro la stampa cattiva che ce l'ha con i videogiochi e contro il principe Harry che parla a sproposito. Invece il nostro obiettivo è completamente diverso ed è quello di chiederci come mai i videogiochi emergano soprattutto per casi simili, ossia come mai nonostante gli anni sulle spalle dell'industria e la sua forza economica ancora se ne parli in termini di oggetti tecnologici per scemi, incapaci di controllarsi? In questo caso la colpa non è però di chi racconta i videogiochi da fuori, ma dell'industria videoludica stessa, che sembra disinteressata a farsi comprendere e a comunicare con l'esterno. Insomma, se tutto quello che molti sanno del mondo dei videogiochi è ciò che ne dice l'Harry di turno è anche perché al mondo dei videogiochi non sembra importare molto di presentarsi come qualcosa di diverso da un parco giochi ultratecnologico e pieno di giocattoli scintillanti, quanto superficiali. Insomma, se non ci curiamo noi di definire bene ciò che siamo, perché dovrebbero farlo gli altri? Per gli Harry di questo mondo sarà sempre facilissimo sparare banalità e trovare il plauso generale, finché dall'altra parte troveranno il nulla vestito di niente.