Tramite le pagine del PlayStation Blog, Jim Ryan di Sony ha annunciato che PS5 ha superato il traguardo delle 40 milioni di unità vendute. Un risultato davvero ottimo se pensiamo che alla fine dello scorso dicembre la console era arrivata a quota 30 milioni. Insomma, la strategia di Sony, di cui le esclusive first party hanno un ruolo di grande importanza, si conferma vincente anche in questa generazione, al punto che viene da chiedersi se la decisione di virare con decisione nel mercato dei live service, con tutte le incognite del caso, non sia una scelta avventata o addirittura sbagliata.
Come dicevamo, 40 milioni di console vendute è un risultato indubbiamente notevole se pensiamo che PS5 ha raggiunto questo traguardo con solo due mesi di ritardo rispetto a PS4, nonostante le console di nuova generazione abbiano dovuto fare per due anni i conti con il Covid-19 e ritmi di produzione ridotti in modo drastico. Ora che questi problemi sono quasi del tutto dei brutti ricordi le vendite di PS5 hanno registrato un'impennata importante e non sembrerebbero destinate a calare nel prossimo futuro. Sicuramente in parte è merito della campagna marketing colossale avviata a inizio anno, ma anche a un'offerta solida che ispira fiducia nei consumatori, sia dal punto di vista dei servizi, grazie al rinnovato PlayStation Plus, che da quello delle esclusive console dei PlayStation Studios, generalmente di alta qualità e apprezzate da critica e pubblico.
Ecco proprio le esclusive sono storicamente un elemento su cui la compagnia punta sempre molto e che ha sempre ripagato gli sforzi. Nelle ultime due generazioni abbiamo visto i PlayStation Studios fondamentalmente specializzarsi e definire gli standard delle avventure single player. Serie come quelle di God of War, Uncharted, The Last of Us e Marvel's Spider-Man sono sinonimo di qualità, note a praticamente a tutti i giocatori e immediatamente riconducibili a PlayStation, rafforzando dunque la forza del brand.
Eppure nonostante questa strategia abbia pagato in passato e stia pagando tutt'ora, Sony sembrerebbe pronta a cambiare le carte in tavola, addentrandosi nel panorama dei giochi live service, di cui ce ne sono almeno 12 in sviluppo presso i PlayStation Studios. Chiaramente questo non significa abbandonare le produzioni single player, sarebbe folle anche solo pensarlo, ma è chiaro non sarà più l'unico focus della compagnia giapponese e per forza di cose è plausibile pensare che ne vedremo di meno in futuro.
Puntare sui live service è la mossa giusta?
Visto il successo di PS5 e le decine e decine di milioni di copie vendute delle esclusive singleplayer, era davvero necessaria una svolta simile? La risposta in realtà è sottintesa: se Sony nonostante il successo dei suoi giochi singleplayer ha scelto di investire grandi somme nei live service è perché evidentemente crede che il modello dei giochi AAA tradizionali non sia più sostenibile e/o perché vede nei Gaas delle esperienze con il potenziale per attirare un pubblico differente.
Del resto è cosa nota che i tempi di sviluppo e i costi stanno lievitando di generazione in generazione, una crescita che purtroppo non è proporzionale a quella del bacino di utenza e dei ricavi. Di conseguenza le nuove IP di grosso spessore scarseggiano e il rischio che uno studio chiuda i battenti al primo passo falso è sempre più alto. Il che tra l'altro è anche uno dei motivi per cui negli ultimi anni sempre più studi e puslisher trovino allettante l'idea di farsi acquisire da una realtà più grande.
Insomma, qualcosa deve pur cambiare e tra le varie opzioni disponibili Sony ha scelto quella di diversificare il suo portfolio di esclusive puntando sui GaaS. Ora bisogna capire se darà i suoi frutti. Giochi come Fortnite, Apex Legends, Warzone, Genshin Impact e così via dimostrano che un live service di successo può generare introiti stellari, quasi impossibili da eguagliare con i tripla A tradizionali. Tuttavia si tratta anche di un mercato spietato e per ogni titolo di successo abbiamo visto di contro decine di altri progetti naufragare nel giro di pochi mesi.
Ne sa qualcosa Ubisoft. La compagnia francese negli ultimi anni ci sta provando davvero in tutti i modi per sfondare in questo settore, ma finora abbiamo visto pochi successi e tanti buchi nell'acqua, il che di conseguenza ha indebolito le finanze e l'immagine dell'azienda, che ora per compensare pare che stia puntando tutto su Assassin's Creed a discapito di altri progetti, come un seguito di Immortals Fenyx Rising. Chiaramente ci auguriamo che a Sony vada meglio.
Parliamone è una rubrica d'opinione quotidiana che propone uno spunto di discussione attorno alla notizia del giorno, un piccolo editoriale scritto da un membro della redazione ma che non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.