Il design di PS5 è stato protagonista ieri di un'interessante analisi realizzata dal giovane designer italiano Riccardo Breccia, che in un video ha esposto quelle che a suo avviso sono le mancanze estetiche della nuova console Sony, argomentando dettagliatamente ogni singolo appunto sulla base delle regole comunemente adottate per un buon product design.
L'intervento di Riccardo sulla console Sony non ha mancato di scatenare le polemiche, con numerosi fan di PlayStation 5 che hanno cercato di far sentire le proprie ragioni, utilizzando tuttavia un approccio non propriamente corretto: delegittimare l'autore del video mettendo in dubbio le sue competenze anziché controbattere le sue critiche con osservazioni altrettanto solide.
Mi sono trovato a riflettere per un po' sulla faccenda, cercando almeno un altro parere tecnico che mettesse in dubbio l'analisi di Riccardo, e alla fine l'ho trovato. Il video in questione, pubblicato qualche giorno fa dal ben poco noto canale YouTube Design Theory, non prova a giustificare le mancanza nell'estetica di PS5, ma quantomeno trova dei riferimenti precisi per le scelte effettuate in questa occasione dai designer Sony.
La parola chiave è neo futurismo, con particolare riferimento all'architettura. Avete presente quegli edifici dalle forme assurde e complesse, disegnati dalle cosiddette archistar di fama mondiale, che provano a collocare nel presente ipotetici palazzi provenienti dal futuro? Sembra che sia stato proprio questo movimento a ispirare le complesse e originali forme di PlayStation 5. Qui potete vedere l'analisi, molto interessante.
Il che ci porta alle verità difficili da ammettere, quelle a cui faccio riferimento nel titolo di questo editoriale. La prima è che molto probabilmente dietro il design così divisivo di PS5 c'era innanzitutto la volontà di creare un'estetica che rompesse gli schemi, un intento a suo modo pionieristico che Sony si può permettere di esprimere vista quella che è la sua storia di grandi successi, anche nel campo del design.
La seconda è che, ammettiamolo, la tradizione di PlayStation è costellata di console non proprio splendide. Passi l'originale, che con la sua forma giocattolosa e la parte centrale circolare voleva enfatizzare la straordinaria innovazione del disco ottico, ma ancora oggi fatichiamo a dare un senso all'estetica di PS2 e PS3.
Dopodiché c'è stata una parentesi diversa, minimale, inaugurata brevemente dal primo modello Slim di PlayStation 3 e poi da PlayStation 4, che come confermano le parole del designer Tetsu Sumii doveva essere "un semplice oggetto da salotto", dalle forme non esagerate, bello da vedere non solo in verticale ma anche in orizzontale.
Una filosofia che Sony evidentemente non ha voluto mantenere, scegliendo di tornare alle provocazioni di sempre. Tanto, si sa, alla fine saranno i giochi a far vendere la console. Giusto? Sbagliato? Parliamone.