Six Days In Fallujah ha già una storia piuttosto controversa, nonostante finora sia rimasto allo stato di progetto, e a quanto pare le polemiche sono nuovamente pronte ad esplodere ora che il titolo è stato riesumato dal limbo e verrà proposto dal publisher Victura, che tanto per mettere le mani avanti ha già affermato che il gioco non sarà usato per reclutare soldati da arruolare nell'esercito americano.
Il titolo in questione è tornato a mostrarsi proprio in queste ore con il trailer d'annuncio che ha segnato ufficialmente il suo ritorno in attività dopo la cancellazione effettuata da Konami nel 2009 della prima versione del progetto. Affidato stavolta a Highwire Games, Six Days In Fallujah si propone di essere uno sparatutto in prima persona ad ambientazione bellica caratterizzato da un'ambientazione particolarmente realistica, legata a un episodio particolare della guerra in Iraq del 2004.
Proprio questo riferimento realistico e storico preciso ha causato la sua cancellazione iniziale, perché la scelta di mettere in scena un episodio così crudo e riprodotto in maniera realistica all'interno di un videogioco non era ben vista dall'opinione pubblica. Forse confidando nella maggiore quantità di tempo passata dall'episodio storico, che risale al novembre-dicembre del 2004, Victura ha riproposto il titolo in queste ore ma sono già sorti diversi dubbi al riguardo.
Anche per questo motivo, il publisher ha chiarito subito alcuni aspetti del progetto: "Il governo USA non è coinvolto nello sviluppo del gioco, né esistono piani di utilizzarlo per il reclutamento di soldati", ha riferito Victura già nelle FAQ ufficiali del gioco. L'interrogativo è emerso anche per il coinvolgimento di veterani e militari come consulenti nello sviluppo, cosa che è confermata dal publisher ma con alcune precisazioni.
"I marines, i soldati e i civili iracheni che ci hanno aiutato nel lavoro l'hanno fatto in qualità di privati cittadini e il gioco è stato finanziato in maniera indipendente", dunque senza collegamenti con il governo USA o l'esercito.
Tuttavia, un collegamento con la realtà si ritrova anche nell'utilizzo del denaro proveniente dalle vendite: "Una porzione dei ricavati dalle vendite di Six Days In Fallujah verrà donato alle organizzazioni che supportano i membri della coalizione in servizio che sono stati più colpiti dalla guerra al terrorismo", si legge nella comunicazione.