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The Callisto Protocol e crunch: altro che passione, non sarebbe il caso di imparare da Insomniac?

Le dichiarazioni di Glen Schofield sul crunch frutto di passione e resosi necessario per chiudere il gioco ha riaperto il dibattito sull'argomento.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   05/09/2022

Pochi giorni fa Glen Schofield, il director di The Callisto Protocol, ha spiegato che per chiudere il gioco nei tempi previsti è stato necessario ricorrere al crunch, ossia a dei periodi di lavoro straordinario in cui il team di sviluppo è stato costretto a turni di 12-15 ore per 6-7 giorni a settimana.

Schofield, invece di impegnarsi a migliorare l'organizzazione del suo studio per ridurre il crunch per i prossimi progetti, ha fatto il Briatore della situazione e ha tirato in ballo la passione, blandendo la classica retorica del duro lavoro, che di solito fa comodo a chi ci guadagna, e sfoderando alcune frasi francamente discutibili:

"Stiamo lavorando 6 - 7 giorni alla settimana, nessuno ci sta forzando. Esaurimento, stanchezza, Covid, ma stiamo lavorando. Giorni da 12 - 15 ore. Questo è il gaming. Duro lavoro. Lo fai perché lo ami."

Ora, se non ci fossero studi di sviluppo come Insomniac che, a fronte di progetti mastodontici, riescono a gestirli senza crunch e se non ci fossero esempi virtuosi di passi indietro, come quelli di Naughty Dog o Rockstar Games, i cui livelli produttivi sono tra i più grandi dell'industria (tanto per fare due nomi), che negli ultimi anni hanno messo un grosso impegno nella riorganizzazione del lavoro proprio per evitare certi eccessi, il discorso di Schofield avrebbe anche potuto attecchire un po' di più.

Purtroppo per lui questo modo per giustificare quello che è semplicemente uno sfruttamento abnorme delle risorse umane e che negli anni ha causato grossi problemi all'industria, bruciando talenti su talenti che hanno preferito migrare altrove pur di non dover sviluppare un altro videogioco con turni massacranti, è sempre meno recepibile.

Non si risolve il problema dalla mattina alla sera, sicuramente, ma continuare a esaltarlo parlando di passione, quando la maggior parte degli sviluppatori è semplicemente un dipendente di una realtà più grande, un pezzetto di una produzione gigantesca che gli frutterà lo stipendio e basta, appare quantomeno fuori luogo, quando non errato. Del resto, che ne sa Schofield della passione dei suoi collaboratori? Davvero può dare per scontato che tutte le centinaia di persone che hanno lavorato a The Callisto Protocol siano talmente appassionate del progetto da aver sopportato con gioia certe privazioni, spesso deleterie per la vita privata e per la salute personale, solo per arrivare al lancio per tempo? Non è più probabile che in tantissimi abbiano inghiottito il boccone amaro e tirato avanti, come successo in moltissimi altri casi simili?

Parliamone è una rubrica d'opinione quotidiana che propone uno spunto di discussione attorno alla notizia del giorno, un piccolo editoriale scritto da un membro della redazione ma che non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.