La querelle tra Frogwares e Nacon, rispettivamente lo sviluppatore e l'editore di The Sinking City, sta assumendo toni sempre più grotteschi. Le due compagnie, infatti, sono da tempo in causa per i diritti di pubblicazione del gioco, ma nel frattempo le due compagnie non sembrano intenzionate ad aspettare i tempi della giustizia francese. In queste ore, infatti, Frogwares ha pubblicato un durissimo comunicato con tanto di video nel quale accusa Nacon di aver piratato il suo gioco e averlo pubblicato su Steam senza il suo consenso.
Il comunicato che abbiamo ricevuto, infatti, denota una situazione davvero preoccupante, dato che coinvolge realtà conosciute a livello mondiale e quotate in borsa che, se tutto fosse confermato, stanno lottando non solo per vie legali, ma anche con colpi bassi e scorrettezze. Secondo Frogwares, per esempio, la versione di The Sinking City pubblicata recentemente da Nacon è una versione piratata del gioco ripubblicata sotto l'etichetta francese e senza il consenso dello studio di sviluppo.
Lo studio a suo favore ha trovato grandi evidenze nel codice del gioco pubblicato che mostrerebbero come si sia semplicemente provveduto ad eliminare tutti i riferimenti a Frogwares prima di pubblicare il gioco. Un altra prova "schiacciante" per lo sviluppatore è che è stata pubblicata la versione deluxe del gioco e non quella normale. Questa versione conterrebbe missioni e correzioni non concordate con Nacon e quindi il publisher non avrebbe nessun diritto a pubblicarle.
Lo studio accusa il presidente di Nacon Alain Falc di aver forzosamente pubblicato un gioco che non aveva il diritto di pubblicare e Filip Hautekeete, Founder and Managing Director di Neopica, lo studio belga dietro a Hunting Simulator 1 & 2 e FIA Euro Truck Racing Championship, ora di proprietà di Nacon, di aver eseguito le operazioni tecniche per piratare il gioco.
La vicenda è ancora nella mani dei giudici francesi che ora dovranno gestire una situazione ancora più scottante. Per la legge francese, infatti, colui che ruba delle proprietà intellettuali rischia fino a 7 anni di prigione e 750mila euro di multa.