Il dibattito sui videogiochi violenti e su quanto questi possano stimolare o influenzare comportamenti violenti nella vita reale è sempre attivo, praticamente dagli anni 90 ad oggi, ma si registra un'altra prova a favore della teoria sulla mancanza di collegamenti tra una e l'altra cosa con un nuovo studio da parte dell'American Psychological Association.
La presidentessa Sanda Shullman dell'APA ha sostanzialmente ribadito la posizione già emersa dagli studi precedenti da parte dell'associazione: "Attribuire comportamenti violenti all'uso di videogiochi non ha base scientifica e distrae l'attenzione da altri fattori, come casi di violenza precedente collegati ai soggetti, che sappiamo essere invece delle prove molto più sostanziali per prevedere violenze future".
Insomma, secondo la portavoce dell'American Psychological Association il fatto di dare la colpa ai videogiochi violenti per spiegare i comportamenti violenti reali deriva soltanto dalla ricerca di un facile capro espiatorio. Il collegamento tra videogiochi e violenza reale non solo non avrebbe fondamento scientifico in alcuno studio effettuato (almeno dall'associazione in questione), ma avrebbe anche riflessi negativi, in quanto maschera la questione reale e distoglie l'attenzione su ciò che andrebbe realmente indagato e preso in considerazione anche per prevenire violenze future: ovvero gli episodi di violenza precedenti a cui i soggetti sono stati sottoposti, che hanno subito o di cui sono stati testimoni.
L'APA, tuttavia, trova anche dei possibili collegamenti tra videogiochi e violenza reale, ma l'entità di questa è diversa da quella considerata normalmente: la competizione e il coinvolgimento nei giochi multiplayer, ad esempio, può portare a comportamenti animosi come "accessi di aggressività, urla e spinte", almeno per quanto riguarda il multiplayer in presenza, ovviamente.
Il dibattito sulla violenza dei videogiochi che genera violenza nella realtà è stato peraltro nuovamente alimentato di recente, con il presidente USA Trump che ha accusato apertamente i videogiochi violenti per le sparatorie negli USA, portando peraltro a curiosi paradossi come Walmart che ha smesso di pubblicizzarli pur continuando tranquillamente a vendere armi.