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Xbox Game Pass, Microsoft e Activision sono davvero una minaccia per l’industria dei videogiochi?

Cerchiamo di capire perché non ha molto senso definire l'Xbox Game Pass, Microsoft e Activision delle minacce per il mondo dei videogiochi.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   07/02/2022

Xbox Game Pass, Microsoft e Activision sono davvero una minaccia per l'industria dei videogiochi? Un comico ha parlato e quando i comici parlano è sempre meglio ragionarci sopra, perché spesso si dimostrano più lucidi nei ragionamenti di molti presunti intellettuali o di tanti che si sentono eccessivamente intelligenti. Che poi continuare a considerarli come artisti di serie B fa molto querelle medieval rinascimentale e sarebbe anche ora di superarli certi pregiudizi idioti che si sperava il '900 avesse spazzato via e che invece sono ritornati prepotentemente in auge (chissà come mai).

Comunque sia, Adam Conove, comico noto per il programma Adam il Rompiscatole, che da noi non ha avuto praticamente alcuna risonanza (è stata trasmessa soltanto una stagione in TV, passata praticamente inosservata), ha definito una minaccia per l'intera industria dei videogiochi l'Xbox Game Pass e l'acquisizione di Activision da parte di Microsoft. Il motivo? "Gli immensi fondi della compagnia le consentirebbero di distribuire giochi ad un costo troppo inferiore agli standard. In sostanza, secondo Conover, Xbox Game Pass con i suoi 9,99 euro al mese propone un prezzo troppo basso rispetto ai costi di produzione richiesti dai giochi attuali ed è un sistema di distribuzione che può essere sostenuto solo da Microsoft perché è tranquillamente in grado di assorbirne le perdite. Tutto questo, secondo lui, strozzerebbe però la concorrenza perché rappresenterebbe un'offerta che gli altri non possono replicare."

Sostanzialmente ha guardato a quanto fatto da Amazon e ha applicato lo stesso modello al mondo dei videogiochi: "è talmente grande da permettersi di offrire costi molto minori rispetti ai concorrenti attraverso una procedura di "undercut" degli avversari, ovvero Sony e Nintendo, perché Microsoft non avrebbe bisogno di ricavare denaro da Xbox Game Pass al contrario degli altri, che invece devono continuare a vendere i giochi a 70 o 80 euro per fare fronte ai costi di produzione.". Ora, il suo ragionamento non è condivisibile per diversi motivi, primo fra tutti il fatto che è assurdo pensare che Microsoft possa tenere il suo servizio in perdita per sempre solo per danneggiare i concorrenti, opposizione che già gli è stata fatta da Tom Warren di The Verge, cui aggiungiamo soltanto che prima di fare accostamenti come quello tra Amazon e Xbox Game Pass bisognerebbe vedere le particolarità dei due mercati di riferimento e valutare i servizi nelle loro specificità, per trovare i possibili punti di convergenza e valutare quanto siano effettivamente comparabili. Tutto questo se vogliamo escludere le testimonianze positive per il servizio di molti sviluppatori, piccoli e grandi.

Detto questo va detto anche che la reazione dimostrata da molti videogiocatori è stata come al solito inadeguata (definiamola con gentilezza), soprattutto dal punto di vista argomentativo. Sarebbe ora che il settore imparasse a ragionare con tranquillità sulle possibili criticità di certi prodotti e di certe manovre di mercato, a prescindere dal proprio giudizio... e lo scrive chi ha difeso e continuerà a difendere l'Xbox Game Pass perché lo considera un servizio eccellente per diversi motivi. Riuscirà mai questo settore a crescere e ad affrontare un discorso in modo assennato?