Attenzione: questa che state per leggere è la recensione del quinto e ultimo episodio della seconda stagione di The Walking Dead. Se non avete mai sentito parlare del videogioco di The Walking Dead, vi consigliamo di leggere la recensione del primo episodio della seconda stagione. Infine, se siete tra quelli che non tollerano rivelazioni sulla trama di una storia, saltate la recensione e leggete direttamente il commento finale.
The Walking Dead è un gioco narrativo che fa leva sulle emozioni e il senso di coinvolgimento del giocatore, perciò ognuno ne ricava un'esperienza diversa. C'è chi rimpiange Lee dalla prima stagione, e chi si è innamorato dell'evoluzione di Clementine nella seconda. Se prendiamo le due stagioni e le guardiamo in prospettiva, comunque, si nota che in realtà compongono un solo blocco narrativo.
La vera protagonista, adesso, ci sembra che sia sempre stata Clementine. Il fatto che alla luce degli sviluppi recenti si guardi il passato in maniera differente, trovando nuovi significati agli eventi già vissuti, è un successo di questa seconda stagione, perché significa che abbiamo davvero sperimentato dentro di noi l'evoluzione emotiva e psicologica di un personaggio. Siamo cresciuti, siamo cambiati. Soprattutto, come accade nella vita, reinterpretiamo quanto ci è accaduto in precedenza. Anche questa è solo una delle letture possibili, ne siamo consapevoli, ma quel flashback struggente, geniale nella sua imprevidibilità, ci ha convinti che la nostra sia una lettura legittima. Clementine ha concluso il suo viaggio, ma per come si sono messe le cose, qualunque sia la combinazione di scelte fatte alla fine, si apre per lei una nuova strada. Ora si trova infatti nei panni di Lee: non più bambina da proteggere ma adulta responsabile di un'altra vita. Se questa vicenda rimarrà nella nostra immaginazione o meno non lo sappiamo. Molto probabilmente Telltale vorrà continuare a battere la strada che gli ha fruttato un grosso e meritato successo commerciale, ma non è detto che Clementine sarà ancora al centro della narrazione. In ogni caso, qualcosa è stato consumato fino in fondo. Se all'orizzonte ci sono altre storie di sopravvissuti in un mondo di zombie, ci vorrà qualcosa di diverso per convincerci a sedere ancora intorno al fuoco e vuotare insieme una nuova bottiglia di rum.
Il finale chiude con il presente e il passato di The Walking Dead, ma lascia una porta aperta al futuro
Un palco per due
Quando si parla di un episodio prima di avere visto il finale di stagione si finisce per dire cose che poi a volte bisogna rimangiarsi. Come per esempio tutta la tirata che abbiamo fatto sulla repentina uscita di scena di Jane, che torna a sorpresa in questo episodio. Ci ha fatto piacere rivederla, ma ci siamo sentiti un po' raggirati.
La sua presenza serve soprattutto agli autori per avere un personaggio con il quale forzare la mano a Clementine, tanto è vero che le motivazioni del suo rientro ci sono parse poco verosimili per come si era sviluppato il personaggio. D'altronde tutto il cast di comprimari soffre in questa seconda stagione. Ci sono tante voci e poco tempo per ascoltarle, così che diventa difficile legarsi a qualcuno, e le morti sembrano distanti da noi come quelle raccontate nei telegiornali. Qualcuno ha più pensato a Sarita, o alla figlia di Carlos, per esempio? Perfino quando muore Luke i personaggi sembrano poco impressionati, ma più per esigenze di copione che per una reale insensibilità causata dai troppi traumi subiti. Questo è dovuto soprattutto al fatto che, una volta entrato in scena Kenny, l'attenzione si è focalizzata sul rapporto fra lui e Clementine. Ci sono quindi queste due figure molto carismatiche, e poi tutti gli altri, che all'occorrenza tolgono il disturbo. Comunque sia, al di là delle forzature, che diventano evidenti soprattutto ora che sappiamo dove voleva andare a parare la storia, No Going Back ci lascia alla fine la possibilità di prendere decisioni importanti e irreversibili. Così significative da definire una volta per tutte chi è Clementine. Ci è stato chiesto in più di un episodio di pazientare seguendo i binari, ma alla fine siamo stati ripagati.
Quello che resta
Di questa seconda stagione ricorderemo sicuramente Clementine e Kenny, un povero disgraziato che cerca disperatamente di ricomporre i pezzi di se stesso. Ma ci porteremo dentro anche frammenti di intimità, e questo non ce l'aspettavamo. L'orrore sì, lo abbiamo sperimentato nei videogiochi, anche la paura, o la sofferenza, ma qualcosa di così sfuggente e difficile da cogliere come il momento in cui due persone si aprono l'una con l'altra è forse una frontiera mai esplorata prima.
Probabilmente le scene di intimità sono anche quelle che hanno fatto perdere il ritmo alla storia, perché sebbene siano necessari dei rallentamenti per fare esplodere il conflitto, non sempre Telltale è riuscita a cucire fra loro con eleganza le sequenze, dilungandosi talvolta più del necessario. Questi alti e bassi sono più presenti in questa stagione che in quella precedente, ma siamo convinti che nella seconda serie Telltale abbia osato di più. Anche nella rappresentazione visiva della violenza. Quello che invece ci ha stancati sono i passaggi ormai stucchevoli nei quali dobbiamo per esempio premere una sequenza di pulsanti per mettere in moto un auto. O peggio ancora le micro passeggiate dentro una singola schermata per fare una chiacchierata con tutti i personaggi, sparsi ai quattro angoli come statuine del presepe. Sembra un paradosso, ma è proprio quando The Walking Dead cerca di essere più simile a un videogioco tradizionale che smette di funzionare a dovere. Questo per dire che la strada percorsa da Telltale negli ultimi anni è quella giusta, ma non può rimanere a lungo una linea retta.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7 2600
- 8 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
Requisiti minimi
- Processore Core 2 Duo 2 GHz o equivalente
- RAM 3 GB
- Scheda video ATI o NVidia con 512 MB RAM
- Direct X 9.0c
- Sistema operativo Windows XP SP3
Conclusioni
La prima e la seconda stagione di The Walking Dead formano un unico blocco narrativo che accompagna Clementine dall'infanzia alla maturità. La seconda stagione offre emozioni forti senza trattenersi, e non serve cercare un vincitore fra le due serie. Sono lo stesso gioco, e ogni giudizio è soggettivo. Vi consigliamo di giocare a The Walking Dead 1 o 2 che sia, non c'è dubbio, ma siccome il finale di No Going Back lascia aperta una porta bella ampia a una terza stagione, speriamo anche che gli sviluppatori riescano a trovare nuova ispirazione. Da qui in avanti qualcosa deve cambiare.
PRO
- Finale viscerale
- Oltre all'orrore, riesce a farci vivere anche l'intimità
- Clementine e Kenny indimenticabili
CONTRO
- Il tipo di scelte, il sistema di gioco: è ora di provare nuove strade
- Fili in sospeso rendono la conclusione meno netta rispetto a quella della prima stagione