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La recensione di The X-Files: Deep State

Con il ritorno in TV, accogliamo con piacere anche il videogioco mobile di X-Files

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   01/03/2018
The X-Files: Deep State
The X-Files: Deep State
Video Immagini

"La verità è là fuori", diceva l'appassionato Fox Moulder alla scettica Dana Scully negli anni 90, quando X-Files portava sui nostri schermi un notevole terremoto di emozioni e scelte di sceneggiatura e regia a cui, in quell'epoca, non si era poi così abituati. Portando avanti la sana tradizione di Twilight Zone, la creatura di Chris Carter ha avuto un impatto notevole in quegli anni ed è rimasta indelebile nella memoria di chi l'ha vissuta in diretta. Anche per questo motivo, fa un po' specie che il nuovo videogioco ufficiale sulla serie (tornata in TV di recente con una nuova stagione, dopo il revival dell'anno scorso) sia un mobile game free-to-play dotato di tutte le classiche trappole di questo modello di business, ma dobbiamo essere come Moulder e andare a fondo nell'indagine senza fermarci alle apparenze, perché "vogliamo credere" nella potenza di questo brand.

La recensione di The X-Files: Deep State


X-Files: Deep State è una sorta di avventura grafica che mischia diverse meccaniche di gioco, presentandosi principalmente come un classico hidden object ma con l'integrazione di una serie di mini-game a impostazione investigativa che, inaspettatamente, funzionano tutti piuttosto bene mischiati insieme, nonostante l'esperienza di gioco ne risulti ovviamente alquanto spezzettata. La storia viene raccontata con scene d'intermezzo e dialoghi in una struttura simile a quella del telefilm, dunque con antefatto, evento traumatico ed entrata in scena degli agenti, che in questo caso non sono Moulder e Scully (comunque presenti all'interno della storia, ovviamente) bensì un "novellino" alle prese con i primi casi nell'FBI e il suo cinico e ben poco fantasioso compagno. Con un'idea particolarmente azzeccata, il gioco concede agli utenti di scegliere l'approccio da seguire in ogni caso tra "credente" e "scettico", o fra "empatico" e "razionale", attraverso una serie di opzioni nel corso dei dialoghi e soprattutto una definitiva scelta finale alla conclusione di ogni caso, che determina una netta demarcazione nella conclusione delle storie.

Trust No1

La meccanica di base è quella dell'hidden object, ovvero si è chiamati ad esaminare diversi scenari cercando di individuare un certo numero di oggetti all'interno di un dato limite di tempo, ma scoprendo elementi probanti e frammenti delle storie per ricostruire i casi si sbloccano ulteriori mini-game di taglio investigativo. Ci si trova allora a cercare impronte digitale, ricostruire immagini scomposte, risolvere basilari puzzle a base di figure e numeri o prendere parte a sezioni esplorative che possono sfociare anche in situazioni tendenzialmente action, anche se si tratta sempre di brevi e semplici assaggi di gameplay alquanto destrutturati. C'è poi da prendere in considerazione il consueto sistema di trappole legate al modello free-to-play: per avanzare tra le fasi fondamentali dei casi è necessario un certo numero di stelle, che possono essere acquisite ritornando sulle sessioni di hidden object, cosa che a sua volta consuma una barra d'energia che può essere ricaricata col tempo o attraverso le immancabili microtransazioni.

La recensione di The X-Files: Deep State


L'inghippo non sta tanto nel rischio di dover spendere continuamente, bensì in questo dover tornare continuamente sulle stesse schermate a cercare più o meno gli stessi oggetti, che fortunatamente vengono ogni volta smistati e mascherati in maniere diverse ma non abbastanza da evitare una certa stanchezza dopo qualche ora di gioco. Fortunatamente la natura ibrida e spezzettata del gameplay riesce quantomeno a variare l'esperienza anche se il gioco non arriva mai ad essere effettivamente divertente o coinvolgente su questo fronte. Sono presenti, inoltre, delle pause imposte che possono arrivare a un'ora di attesa e possono essere evitate soltanto pagando. C'è comunque una buona scrittura dietro e dei casi interessanti da seguire, nei quali le tipiche vibrazioni da X-Files si scorgono in sottofondo, anche al di là degli ovvi rimandi al cast e agli argomenti ricorrenti della serie originale.

La recensione di The X-Files: Deep State

Conclusioni

Versione testata Android, iPad 2.0.20
Digital Delivery App Store, Google Play
Prezzo Gratis
Multiplayer.it
6.5
Lettori (3)
6.9
Il tuo voto

The X-Files: Deep State è un collage di mini-game che non funzionano più di tanto presi singolarmente ma che insieme possono, quantomeno, mascherare il tedio che deriva dalla ripetizione ossessiva richiesta per schivare le ovvie micro-transazioni. L'impressione è che si tratti di una produzione alquanto "cheap" rispetto a quanto potrebbe essere fatto con un brand di questa portata come base di partenza, ma se non altro le sceneggiature rientrano abbastanza nel clima di X-Files e alcune trovate, come le scelte nei dialoghi e le opzioni finali per la conclusione dei casi, sono indubbiamente interessanti.

PRO

  • Storie interessanti e piuttosto in linea con X-Files
  • Scelte nei dialoghi e nella soluzione dei casi
  • Varie soluzioni di gioco

CONTRO

  • Nessun mini-game risulta particolarmente convincente
  • La ripetizione ossessiva annoia
  • Non sono richieste grandi abilità deduttive