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Bloodstained: Curse of the Moon 2, la recensione

La recensione di Bloodstained: Curse of the Moon 2, il seguito di quello che doveva essere soltanto un contenuto bonus ma che ha raggiunto uno status inatteso

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   16/07/2020
Bloodstained: Curse of the Moon 2
Bloodstained: Curse of the Moon 2
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Bloodstained: Curse of the Moon 2 è tanto più stupefacente quanto se ne esaminino le origini, che non possiamo ignorare nella recensione. Il primo capitolo nacque come bonus dato ai backer della campagna Kickstarter di Bloodstained: Ritual of the Night. Nelle intenzioni di Koji Igarashi doveva servire ad arricchire un po' la mitologia del gioco, mentre lui ultimava lo sviluppo dell'erede spirituale di Castlevania: Symphony of the Night, il capitolo principale della nuova proprietà intellettuale.

L'idea alla base di Curse of the Moon era quella di creare un seguito ideale dei primi capitoli della serie Castlevania, quelli usciti su NES, riprendendone l'aspetto, soprattutto nella paletta cromatica e negli sprite, quasi da voler rendere il pedigree del nuovo franchise comparabile a quello di partenza. Inti Creates, studio formato da ex-Capcom, fece un lavoro sorprendente, tanto da far conquistare al gioco una sua autonomia identitaria agli occhi del pubblico. Vendette centinaia di migliaia di copie. Dato il successo, perché non ripetere? Si saranno detti gli sviluppatori che, per il seguito, hanno però voluto puntare più in alto, pur lasciando intatta la patina nostalgico celebrativa dell'intera operazione.

Così lì dove Bloodstained: Curse of the Moon era concepito come un antipasto leggero, con un livello di difficoltà abbordabilissimo, Bloodstained: Curse of the Moon 2 ha imboccato la strada opposta e non fa che prendere a sberle il giocatore sin dall'inizio, avvicinandosi così molto di più ai primi Castlevania.

Meccaniche di gioco

Il gioco racconta una nuova avventura del samurai Zangetsu, questa volta impegnato a raggiungere e distruggere una rocca demoniaca. Ci saranno ben sei personaggi supplementari ad accompagnarlo, tre già visti in Curse of the Moon e tre inediti, tutti da sbloccare completando i livelli di gioco. La storia è divisa in tre capitoli (in realtà quattro, ma non sveliamo troppo) ed è sostanzialmente un ricco canovaccio architettato per giustificare uno dei migliori Castlevania degli ultimi anni, con delle trovate di gameplay davvero notevoli. La più rilevante è la possibilità di cambiare personaggio in tempo reale durante l'azione, potendo così sfruttare di concerto i poteri di tutti. Si tratta di un espediente che all'inizio strania un po', ma che poi si capisce essere stato sfruttato in modo eccellente dagli sviluppatori per proporre dei livelli dal design vario e molto elastico. Sostanzialmente non è mai possibile esplorare tutte le mappe con un solo personaggio, ma bisogna per forza alternarli.

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Solo così è possibile raggiungere determinati oggetti o vedere tutte le diramazioni di una singola mappa (rigiocandola più volte). Meglio ancora, solo così ci si riesce a trarre d'impaccio da alcune situazioni apparentemente disperate.

Sì, perché anche il posizionamento dei nemici e delle trappole è stato studiato per favorire di volta in volta l'uno o l'altro personaggio, con il giocatore che viene invitato a capire chi sia meglio usato e chi no. Per fare qualche esempio diretto, l'esorcista Dominique può usare la sua lancia per saltellare sui nemici, così da raggiungere le piattaforme più elevate e, in alcuni casi, non toccare terra, mentre il cane Hachi può far volare il suo robot sopra i baratri più larghi oppure spezzare dei letali spuntoni, camminandoci sopra. Le mappe sono quindi molto più dinamiche di quanto l'apparente linearità non faccia intendere a uno sguardo superficiale. Se vogliamo questo è anche un modo originale per introdurre con successo degli elementi da metroidvania in una formula ancorata a un passato molto più remoto, senza snaturarla.

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Gameplay

Il colpo d'occhio iniziale di Bloodstained: Curse of the Moon 2 è quello di un titolo per NES, tra sprite piccoli, contorni dei personaggi netti, pixel molto grossi e un feeling generale da videogioco casalingo degli anni '80 che regge fino alla fine dell'avventura. Nonostante ciò Inti Creates ha svolto un lavoro eccellente nella caratterizzazione delle ambientazioni e nel disegno e nelle animazioni di nemici e boss, dimostrando di padroneggiare la pixel art in modo perfetto. Certo, l'immaginario del franchise non fa mezzo passo in avanti, ma non era certo questo l'obiettivo del gioco.

Come accennavamo, ci troviamo di fronte a un titolo che offre una grossa sfida (selezionando la difficoltà Veterano), dove nemmeno il primo livello va via liscio se non si presta la dovuta attenzione a ciò che si sta facendo. Già dal secondo però tutto si complica, con alcuni passaggi che sono spietatissimo con il giocatore. Dopo l'ennesima morte ci si rende finalmente conto che i livelli sono costruiti per essere più bastardi possibili, molto più che nel primo capitolo, tra trappole letali e baratri che spuntano ovunque, piattaforme semoventi che è facilissimo mancare, pozze di lava, nemici che appaiono quando uno meno se lo aspetta e quant'altro.

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Peggio ancora i boss, descrivibili come dei grossi bestioni dai pattern d'attacco complicati, che richiedono uno studio attentissimo prima di essere sconfitti, in particolare dalla terza mappa in poi.

Abilità e difetti

Ad aiutarci c'è la già descritta possibilità di usare più personaggi e ci sono vari oggetti da raccogliere. Come in ogni simil-Castlevania che si rispetti, anche in Bloodstained: Curse of the Moon 2 ci sono torce da rompere per ottenere oggetti di ogni tipo, come delle boccette che ricaricano l'energia degli attacchi speciali, dei cuori curativi, dei sacchetti che vanno ad aumentare le vite generali del gruppo, più alcuni oggetti speciali. Ogni personaggio, a parte Hachi, ha un certo numero di abilità a sua disposizione. Ad esempio Zangetsu può usare la frusta per colpire verso l'alto, oppure può attorniarsi di un'aura che potenzia i suoi colpi; Dominique può creare delle piante curative o creare tifoni; Hachi può diventare invincibile e così via. Ogni personaggio può portare un potere speciale alla volta, costringendo il giocatore a scegliere in continuazione quale sia il più utile in una data situazione. Come avrete capito, nonostante sia una platform, Bloodstained: Curse of the Moon 2 chiede continuamente al giocatore di fare valutazioni e di elaborare strategie per usare nel modo più efficace possibile le risorse a sua disposizione.

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L'unico vero difetto di Bloodstained: Curse of the Moon 2 è il suo essere fin troppo nostalgico, che lo porta a distaccarsi pochissimo dalla formula standard del genere. Magari si poteva fare uno sforzo maggiore in tal senso, anche se non è propriamente giusto chiedere a una produzione così piccola, venduta oltretutto a prezzo budget, di fare qualcosa che nemmeno gli editori più grossi si permettono di fare. Il titolo di Inti Creates è pensato per un pubblico molto specifico con delle aspettative precise. Perché deluderlo?

Conclusioni

Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store, Nintendo eShop
Prezzo 14,99 €
Multiplayer.it
8.8
Lettori (7)
8.5
Il tuo voto

Bloodstained: Curse of the Moon 2 non può mancare nella collezione di chi ha apprezzato il primo capitolo, di cui rappresenta un'evoluzione complessiva davvero riuscita, e di chi ama la serie classica di Castlevania (di cui Konami ci ha reso orfani da ormai troppi anni). In effetti forse è meglio iniziare a salutare i Bloodstained come i veri eredi di quell'esperienza, senza stare ad aspettare la grazia di un publisher ormai completamente disinteressato a un mercato in cui non trova più da anni le soddisfazioni economiche che cerca. La sostanza è che Bloodstained: Curse of the Moon 2 oltre a essere un ottimo titolo in sé, è anche parte di un progetto che va supportato nel suo complesso, se si ama un certo tipo di giochi.

PRO

  • Design dei livelli davvero riuscito
  • I personaggi sono usati in modo molto più creativo che nel primo episodio
  • Il miglior Castlevania degli ultimi anni

CONTRO

  • A tratti troppo nostalgico
  • Poche innovazioni