"Scusa, mi passi il luminol?"
Ma trasliamoci direttamente sulla scena del crimine. Innanzitutto, da segnalare che il gioco si può affrontare con l’ausilio o meno di determinati aiuti. Di default ci si trova ad analizzare dei fondali a tre dimensioni dove il movimento non è libero, ma limitato alle possibilità predefinite di rotazione, zoom e poco altro. Ogni qualvolta si possono effettuare le suddette azioni l’indicatore diventa verde consentendoci una migliore analisi. Quando si intravede qualche cosa di singolare o importante si può puntare con l’indicatore e, se l’oggetto è attivo, compare una “cassetta degli attrezzi” verde. A questo punto non ci rimane che selezionare il giusto strumento di analisi. Questi sono quelli a cui ormai la saga ci ha abituati: luminol, macchine fotografiche, varie polveri per la raccolta di impronte, gesso per i calchi, torce, ma anche semplici pinzette e guanti di lattice per raccogliere oggetti. Ovviamente disattivando gli aiuti non ci sono più i cursori che diventano verdi e tutto rimane più difficile, ma anche forse meno intuitivo e dispersivo. Il consiglio è quindi di lasciare attivi tali aiuti anche per non perdere il filo tra i molti elementi messi sul piatto. Una volta raccolte tutte le prove, cosa per altro non troppo difficile, si passa in laboratorio per analizzarle. Qui si possono confrontare e cercare impronte digitali nei database, usare un microscopio elettronico, cercare il dna e fare i dovuti paragoni, vedere video e sentire registrazioni, analizzare i dati di computer, ricostruire oggetti, fare prove balistiche ecc. Tutte le azioni si svolgono attraverso basilari azioni, tipo mettere assieme parti limitate di impronte digitali o unire le striature su un proiettile, o semplicissimi minigiochi, come il ricomporre i vari puzzle tridimensionali. Tutto decisamente limitato… Non resta che interrogare i vari sospettati/protagonisti. Questo è forse l’aspetto più noioso del titolo poiché consiste nell’ascoltare o leggere –il titolo è ottimamente sottotitolato in italiano, ma mediocremente doppiato in inglese- una serie di lunghissimi e prolissi dialoghi. Da un lato servono a creare la storia, dall’altro sono veramente troppo lunghi… Per concludere compaiono l’immancabile obitorio dove vengono fornite le informazioni sui cadaveri rinvenuti, l’ufficio di Brass dove si possono richiedere i mandati e un garage dove esaminare eventuali veicoli attraverso le solite modalità.
Togliamoci subito un dente, il titolo è appena mediocre. Però ha comunque dei punti di forza da non disprezzare e che valgono più di una prova per chi è appassionato della serie. Molto altalenante è il comparto tecnico minato in ogni dove da vistosissimi scatti sia nell’audio che nei pochi movimenti di camera. I personaggi sono appena decenti con alcuni casi, lo stesso Grissom, in cui la somiglianza è abbastanza discutibile. Realizzati con modelli poligonali molto scarsi e con pochissime animazioni, non fanno una bella impressione neppure durante i dialoghi con occhi e sguardi vuoti e animazioni labiali appena accennate. Gli scenari per canto loro sono a volte ricchi di dettagli e ben fatti a volte poveri e dozzinali. Scandaloso il riutilizzo di alcuni sfondi nei vari casi –si ricorda che ci sono appena cinque episodi- come di alcuni modelli come, ad esempio, la metà inferiore di tutti i cadaveri con addirittura la linea di giunzione con la parte superiore ben in vista… Pessime, infine, le digitalizzazioni delle vedute aeree tipiche della serie veramente a bassissima definizione. Le musiche non riescono neppure minimamente a raggiungere quelle delle pellicole oltre ad essere noiosette e pochine. Ma quello che rende intrigante e degno di nota il titolo è la sceneggiatura dei casi. Questi non sfigurano con quanto visto nelle serate televisive e sanno sempre intrigare e lasciare con il fiato sospeso fino alla conclusione. Non mancano storie bislacche e strane, odi reciproci, gemelli, mogli cieche, rock band e musei strani! Cambi di scena repentini, ottima costruzione, e una sapiente immissione di nuovi elementi che conducono alla verità fanno passare in secondo piano difetti come scarsa interattività e eccessiva linearità. Dato che il gioco si basa su questi cinque casi –che non sono pochi dato che occorrono circa dodici ore per concluderli tutti- il giudizio non può che riprendere quota.
Commento
Se si voleva ricreare lo spirito dell’originale CSI in un videogioco indubbiamente l’obiettivo è stato centrato. L’atmosfera c’è, i personaggi ci sono, i casi complessi e al limite del credibile anche. Non manca quindi l’illusione di esserci. Tutto questo e le belle trame e sceneggiature riescono a far raggiungere e di poco superare la sufficienza al titolo. Peccato per una realizzazione tecnica così altalenante e piena di rallentamenti. Resta comunque l’amaro in bocca, perché con un po’ più di complessità, qualche minigioco ben fatto per raccogliere ed analizzare le prove e l’eliminazione di dialoghi lunghi e noiosi si sarebbe realizzato un titolo di indubbio spessore e valore.
Pro
- Ottima aderenza ai Telefilm
- Le trame dei casi sono veramente belle
- Piacevole da giocare
- Realizzazione tecnica da rivedere
- Dialoghi troppo verbosi e noiosi
- Troppo semplicistico e semplificato