Il primo Lone Echo, uscito nell'ormai lontana estate del 2017, ha segnato l'esordio di Ready at Dawn nel mercato della realtà virtuale dopo che lo sviluppatore si era fatto un nome, volente o nolente, con The Order: 1886, la discussa esclusiva per PlayStation 4. Nel caso del gioco VR invece, critica e pubblico si sono ritrovati uniti nel giudicare molto positivamente il titolo: un'avventura fantascientifica ricca di puzzle e di esplorazione, affrontabile attraverso una visuale in prima persona con una mobilità resa famosa dagli spostamenti a gravità zero. Talmente famosa che la software house costruì intorno a questa tipologia di movimento una sorta di spin-off esclusivamente multiplayer: Echo Combat.
Ora, a distanza di 4 anni, Ready at Dawn è finalmente pronta per distribuire sul mercato un sequel ufficiale per la sua avventura in solitaria: Lone Echo 2, un successore che si configura in tutto e per tutto come un more of the same familiare e rassicurante; perfetto per chi ha completato il titolo originale a suo tempo, ma che potrebbe risultare appetibile anche a chi è entrato soltanto di recente nel mercato della VR e vuole focalizzarsi sulle novità prima di recuperare i giochi migliori del passato.
Cercheremo quindi di spiegarvi nella recensione di Lone Echo 2 quali sono i punti di forza e di debolezza di questo nuovo capitolo che, vi ricordiamo, al momento è disponibile unicamente su PC e solo per tutti i possessori di un visore targato Oculus, trattandosi di un'esclusiva prodotta dagli Oculus Studios di cui Ready at Dawn fa parte ormai da più di un anno.
La storia di Lone Echo 2
Come dicevamo in apertura di recensione, Lone Echo 2 è un seguito diretto del titolo originale: l'avventura riparte esattamente dove l'avevamo lasciata nel primo capitolo, con il robot Jack e l'astronauta Liv catapultati 400 anni nel futuro a causa di un'anomalia spaziale, e ora indaffarati nel trovare un modo per ritornare a casa, prima di scoprire che la biomassa che li aveva perseguitati secoli prima, ha preso il sopravvento nel sistema solare, si è evoluta e rappresenta ora una minaccia ancora peggiore che in passato.
Attraverso un paio di escamotage narrativi, lo sviluppatore ha cercato di andare incontro a chi si avvicina alla serie per la prima volta proprio con questo episodio, offrendo sia una sorta di sintesi degli avvenimenti direttamente integrata nella narrazione, sia un tutorial particolarmente furbo e ben congegnato che permette al giocatore neofita di scoprire tutte le funzioni di Jack, il robot impersonato, ma che può essere facilmente aggirato nel caso in cui i ricordi siano ancora belli freschi, avendo magari affrontato di recente il primo Lone Echo.
In ogni caso le vicende sono narrate in modo estremamente simile a quanto visto capitolo originale: l'ossatura della narrazione è composta dai lunghissimi dialoghi tra il nostro alter ego Jack e l'astronauta a cui siamo fortemente legati Liv. Nel corso dell'avventura ci interfacceremo anche con altri personaggi, in particolare un altro umano sopravvissuto e una serie d'intelligenze artificiali, ma il succo non cambia: Lone Echo 2, in diversi frangenti, è più una visual novel interattiva che un'avventura d'azione visto che non mancheranno lunghe sequenze in cui dovremo limitarci ad ascoltare per minuti e minuti i racconti dei nostri compagni di viaggio, oppure dovremo sorbirci logorroiche spiegazioni riguardanti gli elementi dello scenario con cui dobbiamo interagire.
Nel titolo di Ready at Dawn infatti, l'analisi dell'ambiente e talvolta l'interazione con i punti d'interesse è soggetta a un dialogo con qualche co-protagonista che andrà ascoltato prima che si possa concretamente agire generando delle "interruzioni" al normale flusso esplorativo. Per intenderci, in alcune occasioni non sarà possibile aprire un portellone oppure esplorare una certa stanza se prima non avremo parlato con chi di dovere generando situazioni limitanti, visto che il punto d'interazione si sbloccherà solo dopo aver completato quel dialogo. Spesso obbligandoci a rimanere imbambolati per moltissimo tempo in attesa che la chiacchiera finisca.
Oltre alla trama principale, indubbiamente affascinante e carica di emozioni in alcuni passaggi, Lone Echo 2 offre una manciata di attività secondarie che potremmo quasi considerare quest: attività esplorative basilari e alcuni puzzle ambientali molto elementari. Considerate che nella nostra sessione di recensione abbiamo impiegato poco più di 12 ore a completare la storia dedicandoci per diverse ore a queste fasi accessorie.
Ma che tipo di gioco è Lone Echo 2?
Potrebbe ancora non essere perfettamente chiaro quindi cercheremo, in questo paragrafo, di entrare nel dettaglio del gameplay di Lone Echo 2. Il gioco di Ready at Dawn si configura come un adventure di esplorazione esclusivamente single player e con visuale in prima persona, ricco di elementi puzzle e con qualche sporadica sequenza leggermente più action. Il titolo inoltre, può essere sperimentato solo in realtà virtuale. Noi lo abbiamo giocato con un visore Oculus Quest 2 collegato tramite Air Link al PC, quindi in modalità wireless, ma può essere affrontato con qualsiasi caschetto prodotto dalla compagnia di Meta, ex Facebook, essendo un'esclusiva prodotta da Oculus Studio.
La peculiarità di questo prodotto, che è poi l'elemento che ha reso famoso il capitolo originale e che qui ritroviamo ulteriormente potenziato, è il movimento a gravità zero su cui si basa tutta l'interazione con il mondo di gioco. Nei panni di Jack dovremo continuamente e letteralmente aggrapparci alle superfici, per poterci spostare sfruttando una fisica incredibilmente realistica che si basa sull'assenza di una forza di attrazione e quindi sull'interazione tra corpi con pesi e resistenze diverse.
Aprire un cassetto o un portellone, così come lanciare un oggetto o utilizzare determinati gadget che prevedono un rinculo, andrà sempre adeguatamente studiato e valutato tenendo conto dell'assenza di attrito e questo ci obbligherà a gestire a dovere le varie superfici di appoggio. In realtà avremo a disposizione fin da subito 2 piccoli jetpack da polso che ci permetteranno di fare piccole correzioni di fino e spostarci molto lentamente negli ambienti, senza dover fare continuamente affidamento sullo scenario; mentre più avanti nel gioco il nostro robot verrà equipaggiato anche con dei propulsori più potenti in grado di farci muovere con maggiore velocità e anche di farci rallentare fino allo stop completo.
Il gameplay però non si risolve intorno a un loop fatto di spostamenti, esplorazioni e dialoghi lunghissimi, ma il focus di Lone Echo 2, esattamente come del suo predecessore, è la risoluzione di tutta una serie di puzzle ambientali elementari, ma comunque molto soddisfacenti grazie all'immedesimazione nell'ambiente VR e alla grande precisione con cui dovremo sfruttare i controller, ovvero le nostre mani virtuali. Jack avrà a disposizione fin da subito una fiamma ossidrica al plasma per aprire condotti di emergenza e pannelli elettrici, ma ben presto potremo equipaggiare scanner per analizzare oggetti e droni, raggi a impulso per spostare dalla distanza piccoli detriti e oggetti, ma anche degli utensili più avanzati con cui imbrigliare e inibire fonti di energia e la biomassa che ritorna anche in questo sequel come unica minaccia al nostro movimento libero nello scenario.
In Lone Echo 2 dovremo infatti fare i conti con un unico nemico: una sostanza che si nutre di qualsiasi fonte di energia artificiale e organica e che porterà alla nostra morte in caso di contatto prolungato. Rispetto al titolo originale, la biomassa ora presenta delle forme più minacciose a causa dell'evoluzione avvenuta nei 400 anni che dividono i 2 episodi: non si limiterà quindi soltanto a rivestire delle pareti ma sarà presente anche sottoforma di sfere tentacolari, i Tick, in grado di muoversi nell'ambiente e di attaccarsi a una fonte di energia limitrofa. Più avanti incontreremo altre mutazioni di biomassa che ci obbligheranno a gestire adeguatamente i nuovi gadget o a interagire in modo inediti con l'ambiente ma, di fondo, il nemico comporta sempre un unico loop di gameplay: si analizza l'ambiente e si cerca il punto d'interazione fondamentale alla risoluzione del puzzle per poter andare avanti, stando attenti a non toccare o a non avvicinarsi troppo alla biomassa.
Non c'è mai un vero senso di progressione in questa sfida, tantomeno ci sono nemici capaci di affrontarci con intelligenza oppure obbligandoci a fughe o a un'azione più frenetica: Lone Echo 2 è un'avventura riflessiva e ingegnosa che presenta una varietà di puzzle abbastanza ridotta e tendenzialmente ripetitiva. Nonostante in alcuni punti il gioco trasmetta inquietudine o si provi un grande senso di solitudine durante le passeggiate nella vastità spaziale, sono assenti fasi dove contano mira e rapidità di esecuzione, se si escludono un paio di brevissimi passaggi in prossimità dell'epilogo.
Graficamente ineccepibile
Da un punto di vista squisitamente tecnico, Lone Echo 2 è semplicemente straordinario, soprattutto se rapportato alle altre esperienze che è possibile vivere in VR. Probabilmente insieme ad Half-Life Alyx è il meglio che la realtà virtuale possa offrire quest'oggi, soprattutto se si tiene conto della qualità dei personaggi ricreati su schermo, delle loro animazioni e della vastità degli scenari.
Le fasi in cui vi ritroverete a spostarvi liberamente tra le varie strutture che compongono la stazione orbitante di Saturno, vi lasceranno senza fiato in quanto a credibilità e senso di immedesimazione. Fluttuare attraverso il pulviscolo che compone gli anelli del pianeta galleggiando nel vuoto assoluto in una pura inerzia che ci farebbe proseguire virtualmente all'infinito, è un'esperienza che merita sicuramente di essere provata.
Il tutto è poi adeguatamente supportato da un ottimo comparto audio con pochissime musiche ambientali di sottofondo e un'ottima resa acustica di voci e suoni che si diffondono tenendo conto della conformazione dello scenario pur con le dovute libertà artistiche in funzione di un maggiore grado di immedesimazione. Attenzione però: Lone Echo 2 è esclusivamente in inglese, sottotitoli compresi, e questo potrebbe rappresentare un grandissimo limite se non masticate la lingua di Albione considerato l'enorme focus del gioco sulla narrazione.
Ci sono tuttavia svariati problemi di gestione dello streaming delle texture che risultano particolarmente vistosi nelle sequenze più ariose e, talvolta, anche all'interno di scenari ristretti con fastidiosi fenomeni di errata gestione del level of detail: capiterà molto spesso di vedere texture a bassissima risoluzione su moltissimi elementi dello scenario che, all'improvviso, cambiano di qualità indipendentemente dalla nostra distanza. C'è anche molto aliasing e durante gli spostamenti nello spazio aperto potrà capitare anche d'imbattersi in rapidissimi caricamenti probabilmente legati alla necessità di posizionare in memoria alcune sezioni per tentare di tenere a bada, non sempre in modo adeguato, il pop up degli elementi su schermo.
Lone Echo 2 non richiede molto spazio intorno a sé per essere giocato e si può affrontare anche nella modalità stazionaria, da seduti. In quest'ultimo caso è preferibile però avere una sedia girevole visto che il movimento a 360 gradi è parte integrante dell'esperienza ludica.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: AMD Ryzen 5800X
- Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 3080
- RAM: 32 GB
- Sistema operativo: Windows 11
Requisiti minimi
- Processore: Intel i7-6000 o equivalente
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 1080 o equivalente
- RAM: 16 GB
- Spazio su disco: 21 GB
- Sistema operativo: Windows 10
- È richiesto un visore Oculus/Meta
Conclusioni
Ready at Dawn ha voluto rimanere all'interno della sua comfort zone con Lone Echo 2: in termini d'innovazioni e introduzioni questo gioco può essere infatti considerato più un'espansione del primo titolo che un vero e proprio sequel. Chi ha adorato il gioco originale potrà andare sul sicuro acquistando il nuovo episodio, ma chi si avvicinerà per la prima volta al franchise con il successore dovrà assolutamente tenere conto del ritmo della sua narrazione, a tratti fin troppo logorroica, e di una certa assenza di progressione nella sfida proposta al giocatore. Una volta accettata questa doverosa avvertenza e tenuto conto dell'assenza dell'italiano tra le lingue supportate, vi troverete davanti un'avventura coinvolgente e tecnicamente splendida.
PRO
- Tecnicamente una tra le esperienze migliori giocabili in VR
- Il senso d'immersione nello spazio è davvero incredibile
- La gestione della fisica è semplicemente perfetta
CONTRO
- Troppo spesso si rimane immobili a sorbirsi lunghissimi dialoghi
- Mancando un vero e proprio nemico, non si percepisce il senso di progressione
- Evidenti problemi con la gestione del level of detail delle texture