L’evoluzione della specie?
Il secondo e il terzo capitolo della produzione Namco hanno invece rivelato una volontà da parte dei programmatori di rimanere fedeli, se non fedelissimi, ai tratti fissati col primo episodio, limitando così i progressi a piccoli miglioramenti e all’ampliamento delle modalità disponibili. Superati i problemi grafici legati ai primi kit di sviluppo e perfezionati i controlli tramite dual shock, gli utenti hanno infatti ottenuto grossomodo sempre lo stesso gioco, con una meccanica però destinata a sentire il peso degli anni in maniera sempre più marcata. A tale aspetto si è aggiunto il debutto sul mercato della omonima serie di Climax per Xbox che, specialmente con Moto Gp 2, ha segnato una evidente superiorità rispetto al prodotto Namco sotto ogni punto di vista. Con il terzo episodio ormai alle porte ci si aspettava quindi dalla casa nipponica una risposta forte, un segno tangibile della volontà di rispondere colpo su colpo al “rivale” di THQ, basato su un distacco dal passato condito perlomeno da un motore grafico riscritto e da routine fisiche rivedute e corrette. Al contrario Moto Gp 4 è il solito Moto Gp di Namco, con tutti i pro e tutti i contro del caso. In realtà la recensione si potrebbe già chiudere qui, con un invito all’acquisto per chi ha apprezzato la serie in questione in passato, e un monito a starne alla larga a coloro che vi hanno invece preferito il corrispettivo realizzato da Climax. La novità principale di quest’anno è rappresentata dall’inclusione delle classi minori, 125 e 250, ovviamente accompagnate dalle licenze ufficiali; che, lo ricordiamo, sono comunque in ogni caso aggiornate alla stagione scorsa. Questa scelta dei programmatori, benchè vada a costituire una modalità carriera più corposa e credibile, non rappresenta una valida aggiunta ai fini del gameplay. Semplicemente, le classi minori sono troppo lente; il che, aggiunto ad una meccanica studiata appositamente per le moto gp fin dall’inizio della serie, rende le gare delle 125 e 250 drammaticamente noiose. Gradevole invece il ritorno del challenge mode, con oltre un centinaio di sfide da affrontare per sbloccare extra e bonus vari; si tratta senza dubbio del miglior punto di forza del titolo Namco per quanto riguarda la longevità complessiva.
In piega senza pietà
Come già detto, Moto Gp 4 si differenzia dai predecessori solo per qualche modalità aggiuntiva e una generale leggera limatura e correzione qua e là. Il sistema di controllo e lo schema di gioco adottato è quindi sempre lo stesso, smaccatamente arcade; ed è proprio in questa modalità che il gioco Namco trova la sua ragione di esistere, ovvero proponendo un titolo motociclistico immediato e senza nessuna velleità simulativa. Chiunque sia al contrario alla ricerca di un maggiore profondità nel modello di guida troverà purtroppo, anche nel simulation mode, una fin troppo cospicua serie di aspetti poco convincenti per poter considerare davvero Moto Gp 4 un’alternativa al corrispettivo su Xbox. Vedere il pilota ciondolare da una piega a sinistra a una a destra senza apparentemente curarsi della forza di gravità, o notare la presenza di un baricentro fissato in maniera perlomeno discutibile, o ancora osservare il poco credibile risultato di frenate e accelerazioni sono difetti pesanti da accettare. Dal punto di vista grafico, così come per tutti gli altri aspetti del gioco, Moto Gp 4 propone un quadro complessivo in grandissima parte mutuato dal predecessore, con solo alcune rifiniture comunque non particolarmente incisive. Il risultato complessivo è quindi piacevole, anche se distante dai limiti di Ps2. La fluidità è comunque garantita, a patto di non attivare la sciagurata opzione che permettere di mantenere l’intero gruppo di motociclisti compatto per tutta la durata della gara: provate a mettervi in coda al “biscione” per vedere uno slow motion davvero da ricordare. Discreta l’intelligenza artificiale: gli avversari seguono traiettorie comuni e prestabilite spesso anche in palese contrasto con ciò che sta avvenendo su pista, ma dimostrano comunque una buona aggressività impedendo così al giocatore di prendere il largo facendo il vuoto dietro di sè.
Commento
Moto Gp 4 non è niente di diverso dal Moto Gp 4 che ci si attendeva. Ormai fedele alla politica adottata per questa serie, Namco ha infatti deciso di limitarsi a qualche correzione qua e là, qualche limatura, lasciando però sostanzialmente del tutto intatto il gioco che conosciamo ormai da 5 anni a questa parte. La novità di maggior peso, ovvero l’inclusione di 125 e 250, non ha portato con sè i risultati sperati, offrendo una possibilità che verrà con ogni probabilità sfruttata davvero da una percentuale minima di acquirenti del gioco. Il risultato è quindi un prodotto piacevole, leggero, ma che ormai soffre il peso del tempo e soprattutto della concorrenza dell’omonimo titolo di Climax per Xbox.
- Pro:
- Modalità arcade immediata e accessibile
- Graficamente piacevole
- Longevità corposa
- Contro:
- Fondamentalmente è sempre lo stesso gioco
- Modalità simulativa inadeguata
- 125 e 250 poco stimolanti
La serie Moto Gp di Namco, al suo debutto su Ps2 tra la fine del 2000 e l’inizio del 2001, ha segnato un importante punto di svolta per quanto riguarda la presenza del motociclismo all’interno del mondo dei videogiochi. Un approccio arcade ma non piatto (grazie alla modalità simulazione), un aspetto grafico di primo piano nonostante le scalette e la licenza del mondiale e dei suoi protagonisti erano gli elementi fondamentali di un pacchetto complessivo davvero esaltante tanto per gli amanti dello sport in questione quanto per chi semplicemente era alla ricerca di un buon gioco. E in effetti Moto Gp era questo: un buon gioco, a tratti molto buono, nonchè un eccellente punto di partenza per una serie sulla carta capace di evolversi di anno in anno. Purtroppo le cose non sono andate esattamente in questo modo...