Honjo, l'ambientazione di questo gioco, è la zona meridionale della moderna città di Sumida, distretto di Tokyo, ed è oggi un'area densamente popolata nell'enorme megalopoli giapponese, tra curati quartieri residenziali e infrastrutture all'avanguardia, ma non è sempre stata così. Nell'antichità, questa zona era sostanzialmente una palude, finché a metà del periodo Edo non si iniziò una costruzione sistematica, a partire dal grande ponte Ryogoku che collegava la parte centrale di Edo all'area ancora selvaggia. La bonifica comportò la costruzione di numerosi canali, i quali progressivamente vennero tombati per far spazio a ulteriori edifici e strade, fino a che l'aspetto originario di palude ricca di acqua e vegetazione non venne completamente perso.
Qualcosa però è rimasto: quell'idea di una regione posta sul confine tra la città e i misteri della selva, le acque scure, stagnanti e malsane che ospitano creature misteriose e oscure, hanno stimolato nei secoli storie di spiriti e maledizioni, rimanendo impresse nell'immaginario comune ed evolvendosi in leggende metropolitane che resistono fino ai giorni nostri. Proprio queste sono alla base della strana avventura costruita da Square Enix che esaminiamo nella recensione di Paranormasight: The Seven Mysteries of Honjo. I Sette Misteri di Honjo (che spesso diventano dieci o anche di più, a seconda delle versioni raccontate di bocca in bocca) sono una raccolta delle leggende più diffuse che circolano sulla zona in questione, ognuno collegato a una specifica maledizione e intrecciati tra loro a costituire un altro affascinante mistero: il Rituale della Resurrezione.
Il racconto interattivo si sviluppa in maniera corale, seguendo diversi punti di vista di vari personaggi, tutti coinvolti in qualche modo con i Sette Misteri e nella ricerca del Rituale, vittime o carnefici di una spietata lotta tra i portatori delle maledizioni. "Fin dove ti spingeresti per riportare in vita qualcuno?" È una sorta di motto che presenta Paranormasight, e sebbene possa sembrare una premessa non troppo originale trova degli sviluppi inaspettati in un gioco che si scopre in grado di sorprendere e coinvolgere anche oltre le aspettative.
Racconti maledetti
Paranormasight: The Seven Mysteries of Honjo è a tutti gli effetti una visual novel, con alcuni elementi d'avventura che riguardano l'interazione con oggetti dello scenario e personaggi oltre a decisioni da prendere per influire sul corso della storia. Questa si svolge nel corso di una notte più oscura di altre, intorno agli anni '80 del secolo scorso: vari personaggi disparati si ritrovano in possesso delle maledizioni legate ai misteri di Honjo e coinvolti nella ricerca del Rituale della Resurrezione. Sono persone molto differenti, ognuna spinta dal desiderio di ritrovare qualcuno perduto per sempre ma che, sotto alcune condizioni, potrebbe tornare: c'è una madre che non si rassegna alla morte del figlio, una studentessa che vuole vederci chiaro nell'apparente suicidio di un'amica, un normale impiegato che si infatua di una ragazza dedita all'occultismo e rimane coinvolto in un'inquietante situazione, un detective specializzato in casi paranormali che indaga sull'uccisione di un collega. Tutti questi si ritrovano di fronte alla possibilità di far tornare qualcuno dalla morte, ma per farlo sono costretti a uccidere per ottenere il potere attraverso la raccolta di "soul dregs", in uno scontro totale tra portatori di maledizione.
Gli eventi seguono diversi archi narrativi collegati, disposti lungo una vera e propria "carta della storia" con bivi e intrecci, che consente di riprovare anche singoli episodi e sperimentare soluzioni diverse, in modo da trovare nuovi sbocchi per il racconto. Possiamo passare da un protagonista all'altro, in certi casi in maniera forzata perché l'avanzamento di una linea narrativa comporta lo sblocco anche delle altre, oppure per tentare scelte diverse e vedere le conseguenze anche sulle storie parallele e incrociate.
Quello che stupisce, in Paranormasight, è la qualità della narrazione: impostare un gioco su delle leggende metropolitane può sembrare una scelta banale, ma gli autori qui sono riusciti a costruirci intorno degli scenari interessanti per ogni singolo personaggio, che riescono a coinvolgerci nella lettura senza mai un calo di ritmo. È vero che il tono horror viene stemperato dall'aspetto generale e dalla stessa struttura del gioco, ma alcuni temi trattati e alcune scelte che ci troviamo a intraprendere possono rimanere alquanto impressi. A questo proposito, bisogna segnalare che il gioco non ha dialoghi parlati e i testi sono esclusivamente in inglese o giapponese, cosa che potrebbe rappresentare un ostacolo alla fruizione.
Narrazione interattiva
Il "gameplay" si incentra sull'esplorazione a 360 gradi di schermate statiche, muovendo un cursore che consente di interagire con gli oggetti e i personaggi presenti nelle varie ambientazioni che fanno da sfondo ai singoli episodi delle storie. È un'interazione basilare che d'altra parte non si sviluppa in una grande quantità di enigmi, a dire il vero: sostanzialmente si tratta di trovare l'oggetto o il personaggio che fa avanzare la storia, principalmente attraverso i dialoghi che sono il vero elemento portante di tutta la struttura di gioco. Nonostante ci sia una sorta di inventario e i personaggi possano portare alcuni oggetti, la possibilità di agire sugli scenari è limitata, facendo solo scaturire descrizioni e pensieri da parte del protagonista su quanto lo circonda, lasciando agli scambi diretti con gli altri personaggi i momenti di "azione" vera e propria. Questa riguarda soprattutto la scelta sugli argomenti da discutere, le risposte da dare e in generale l'atteggiamento da assumere con gli altri, che può determinare conseguenze importanti nello sviluppo della storia.
Considerando che lo scontro diretto tra i "portatori di maledizione" è un elemento centrale di Paranormasight, i momenti più intensi sono indubbiamente quelli che riguardano la scelta sull'utilizzo o meno delle maledizioni, perché queste possono portare alla morte dei personaggi e dunque a situazioni di importanza capitale nello sviluppo della trama.
Quando i protagonisti entrano in possesso delle varie pietre del potere, ottengono una specifica abilità legata a ognuno dei sette misteri di Honjo, che consente di uccidere l'interlocutore una volta raggiunte certe condizioni (fare in modo che ci dia le spalle, che ci menta, che ascolti una musica per un certo periodo di tempo e altre particolari richieste). La meccanica più interessante del gioco è dunque il fatto di mettere l'interlocutore nella situazione ideale per poter subire la nostra maledizione, al contempo cercando anche di intuire quale sia il potere dell'avversario ed evitare di cadere nella sua trappola.
Queste situazioni comportano anche alcuni dei migliori enigmi presenti nel gioco, che purtroppo sono anche piuttosto rari. Ci si ritrova in pochi secondi a decidere come agire e, in alcuni casi, la soluzione al puzzle che ci salva da morte certa non è facile da intravedere alla prima: certi momenti sono genuinamente sorprendenti, in quanto costringono a pensare fuori dagli schemi di una normale avventura. Peccato che queste fasi siano così poco frequenti e tendano ad essere concentrate in una prima parte del gioco che risulta molto più ritmata, anche se forse meno interessante sul fronte narrativo rispetto a quelle successive.
Un'atmosfera particolare
Data la sua natura prettamente narrativa, Paranormasight: The Seven Mysteries of Honjo richiama da vicino la tradizione del manga, presentandosi come una sorta di graphic novel nipponica interattiva. La grafica, in 2D, mischia rappresentazioni realistiche degli scenari, che si rifanno ad ambientazioni reali della zona di Sumida, con personaggi disegnati in maniera più stilizzata, ma caratterizzati in maniera notevole. Il tutto contribuisce a creare una particolare atmosfera che pervade il gioco, in grado di caratterizzare fortemente questa esperienza, anche al di là dei molti horror di matrice nipponica presenti sul mercato. Al di là della qualità della scrittura e della costruzione dei vari personaggi, quello che emerge in Paranormasight è la sua capacità di fondere il metafisico con il quotidiano e la mitologia antica con il moderno, in un sincretismo che è tipico della cultura nipponica e trova qui un'ottima espressione. Non a caso, il direttore creativo è Gen Kobayashi, che ha già esplorato tematiche simili in The World Ends with You.
La scelta di ambientare gli eventi negli anni '80 contribuisce a costruire questa situazione, riflettendo un elemento tipico del periodo Shōwa in Giappone: giocando anche sulla tendenza all'occultismo che emerse in tale periodo, diventa ancora più evidente il contrasto tra un'era tutta proiettata al futuro e certe tradizioni folkloristiche che continuano a sopravvivere, latenti ma profondamente radicate. Tokyo si scopre così costruita su fondamenta che richiamano tradizioni locali oscure, che possono emergere in maniera inquietante in una tranquilla notte metropolitana, alimentate dalle ossessioni di persone comuni. Tutto questo non è solo una digressione ma è parte integrante dell'esperienza di Paranormasight, che ha elementi quasi documentaristici: il gioco ci spinge a consultare spesso una sorta di compendio che raccoglie informazioni su ambientazioni e personaggi, assorbendoci in un'enorme quantità di dettagli che vanno dalle leggende classiche del Giappone feudale a descrizioni storiche e culturali sui luoghi che esploriamo, le quali si fondono perfettamente con le ricostruzioni delle biografie dei personaggi e degli eventi di cronaca di cui sono protagonisti.
Conclusioni
C'è qualcosa di davvero speciale in Paranormasight: The Seven Mysteries of Honjo. Nonostante si presenti come una visual novel horror come se ne sono viste tante, è in grado di stabilire subito un'atmosfera molto particolare data dalla fusione tra antiche leggende e ambientazione moderna, in un sincretismo che rientra in pieno nel Giappone del periodo Shōwa che fa da sfondo agli eventi. La narrazione si basa su una buona scrittura e procede a un ritmo notevole, tenendoci incollati dall'inizio alla fine anche grazie all'ottima costruzione dei personaggi, che gioca su alcuni stereotipi ma riuscendo anche a uscire dagli schemi. Le fasi di confronto diretto tra i portatori di maledizione riescono a far emergere una tensione davvero rara per un gioco fondato essenzialmente sul testo scritto, mettendo in scena dei momenti memorabili. Peccato solo che di veri e propri enigmi ce ne siano pochi e concentrati soprattutto nella fase iniziale, lasciando poi spazio soprattutto all'ottima narrazione ramificata.
PRO
- I racconti sono molto interessanti e coinvolgenti
- Gli scontri fra portatori di maledizione presentano alcuni momenti memorabili
- Ambientazione ben studiata e confezionata
CONTRO
- Gli enigmi veri e propri sono pochi e mal distribuiti
- L'interfaccia con cursore non è l'ideale su console