Che strano scrivere la recensione di Persona 4: Golden oggi. Il gioco Atlus, per certi aspetti così moderno, debutta nel lontanissimo 2008, addirittura su PlayStation 2. Nonostante quindici anni non siano affatto pochi, questo straordinario gioco di ruolo non sfigurerebbe davanti a un'ultima uscita.
Se è vero che la grafica è oramai datata, quel che non riesce a fare poligonalmente Persona 4 lo fa attraverso disegni di una bellezza sconfinata e, appunto, senza tempo. Fondamentale anche la colonna sonora: non ce ne voglia la bellissima soundtrack di Persona 5, ma è da qui che il tocco di Shoiji Meguro è divenuto fondamentale, fondendosi alla perfezione allo stile visivo dal quale non si può più separare. Il colpo di grazia lo danno il cast e l'ambientazione: rispetto all'illustre sequel, Persona 4 è più intimo, più caldo e, una volta finito, si sovrappone ai nostri personali ricordi come se quell'anno passato nella piccola cittadina di Inaba, che fa da sfondo agli eventi narrati nel gioco, lo avessimo vissuto realmente.
Serial Killer
Esistono giochi dotati di una magia particolare, un quid invisibile creato a volte inconsapevolmente da un team particolarmente ispirato. Persona 4 è senza alcun dubbio uno di questi giochi. Se con Persona 3, giunto anch'esso in questi giorni su questi lidi, il team di sviluppo reinventava la serie per portarla al passo con i tempi, Persona 4 è il capitolo che Atlus ha utilizzato per perfezionarla. Qui troverete tutte le caratteristiche che hanno reso grande Persona 5: i social link che trasformano le amicizie in esperienza e nuovi poteri, il veloce e divertente combattimento a turni, il soffice beat di sottofondo e naturalmente questo altroquando mefistofelico che ispirato dal David Lynch più cupo, unito allo shintoismo più pop, ci porterà sulle tracce del serial killer che sta minacciando la città.
Guardiano del mondo parallelo di Persona 4, al quale si accede attraverso la TV, è come sempre il dinoccolato Igor, ovvero una dei pochi personaggi ad essere presenti in ogni gioco della serie. La mascotte ufficiale del gioco, il personaggio che fa troverete insomma al posto di Morgana del quinto capitolo, è invece l'amatissimo nonché irresistibile Teddie. Ma in generale si fatica davvero a trovare un personaggio che non sia di altissimo livello: a partire dal protagonista fino ad arrivare al rude Kanji Tatsumi, passando per tutte le ragazze del gruppo, ma senza dimenticare la dolcissima Nanako (che ora intonerebbe un "Tutti i giorni sono speciali da Junes!"), quello di Persona 4 è cast tanto variegato quanto affiato.
Nel cast però non può non finirci anche Inaba, questa città rurale colpita dalla stessa crisi economica che ha desertificato tanti centri abitati nostrani, dove i giovani sono così impegnati a sognare metropoli lontane da non comprendere quanto importante è ciò che sta lentamente svanendo attorno a loro: il piccolo tempio con le sue altrettanto piccole e antiche leggende, il caratteristico fiume dove andare a pescare e naturalmente la Shichiri Beach, la spiaggia che nella versione Golden qui riproposta farà da sfondo a emozionanti viaggi estivi in motorino che porteranno i protagonisti verso la loro età adulta. Come tutti i Persona anche il quarto è una storia di formazione, dislocata lungo un anno che solo alla fine si rivelerà essere il più importante di una vita intera.
A rendere più calorosa la città ci penseranno gli appartamenti Dojima, dove il protagonista si trasferirà all'inizio del gioco, dopo che i genitori saranno partiti per un lungo viaggio di lavoro lontano dal Giappone. Anche se più piccola e meno elaborata della soffitta del Café Leblanc, il nostro rifugio in Persona 4 è molto più accogliente, quasi un vero e proprio nido che ci proteggerà dai crimini sempre più efferati che andranno a minacciare l'ingenuità cittadina. Infine eccoci davanti alla Yasogami High School che da regola rappresenterà il collante che unirà i protagonisti in un invincibile team di combattenti.
Cameriere, il solito...
Come caratteristiche di gioco, Persona 4 è quasi indistinguibile dal suo famoso seguito a eccezione dei dungeon. Nel quinto gioco questi sono divisi tra procedurali, ambientati nella metropolitana, e principali, la cui forma è prestabilita, mentre in Persona 4: Golden sono tutti procedurali e quindi privi di quella caratterizzazione che li avrebbe resi più elaborati ed interessanti. È l'unico neo, poi sapientemente risolto nel gioco successivo, di un'avventura che funziona e procede come un orologio, finalmente affrancata da quella difficoltà vecchio stile che in Persona 3, dopo uno sbaglio, ti rimandava indietro all'ultimo, spesso troppo lontano, salvataggio.
In questa nuova versione troviamo una grafica più morbida, ma non più dettagliata e alcune migliorie che renderanno le nostre scorribande più comode tra cui un sistema di quick save e la possibilità di selezionare il livello di difficoltà, in modo da rendere le cose più difficili dell'ultima volta che avete giocato a Persona 4 o per azzerare la sfida proposta dai combattimenti, ottima cosa per chi vorrà godersi soltanto la trama.
Un piccolo e apprezzato sforzo da parte di Atlus che però per certi versi è anche il minimo indispensabile. Non ci è stato promesso tanto di più, questo è vero, ma il risultato è l'ennesima versione di Persona 4 Golden, e non quell'edizione definitiva e davvero aggiornata agli standard di oggi che questo gioco forse meriterebbe.
Conclusioni
Persona 4: Golden è un capolavoro con un po' troppi anni sulle spalle. Il rinnovamento grafico è una lama a doppio taglio che rende contemporaneamente l'immagine più piacevole ma anche leggermente sfocata, effetto che verrà però totalmente azzerato se deciderete di giocare in modalità portatile per la quale del resto Persona 4: Golden è stato originariamente pensato, visto che come ricorderete nasce inizialmente come esclusiva PlayStation Vita. In soldoni: il gioco resta da 9, ma questa conversione è stata fatta per buona parte col pilota automatico.
PRO
- Persona 4: Golden è... oro!
- La musica, il cast e la storia sono indimenticabili
- Finalmente in italiano
CONTRO
- Conversione senza particolari guizzi
- La grafica è più morbida, ma sul grande schermo ben lontana dalla nitidezza sperata