Un tuffo nel passato
Di certo, Nintendo non ha voluto stravolgere o modificare pesantemente la struttura originale di Verde e Rosso: sostanzialmente, è lo stesso gioco. Almeno inizialmente, nulla cambia: voi siete un allenatore di Pokémon e il vostro compito e catturarli tutti. Si comincia come nel 1995, con il buon Professor Oak che ci permette di scegliere il nostro monster iniziale tra Charmander, Bulbasaur e Squirtle, e con il nostro rivale, nipote dello scienziato, che metterà le sue manacce su un altro, diventando la nostra spina nel fianco fin dalle prime battute. Poi, è tutto come una volta: si parte dalla nostra città natale, in viaggio verso l'avventura. I centri abitati e i percorsi sono la pedissequa copia di quelli visti anni fa, stessa posizione degli degli edifici e degli steccati, degli elementi dello scenario o delle zone selvatiche dove incontreremo i pokémon catturabili. Anche la quest principale è rimasta la stessa: l'ordine dei Capi Palestra che dovremo sconfiggere per ottenere le varie Medaglie e procedere nell'avventura (permetteranno, infatti, di utilizzare particolari abilità dei Pokémon per farci strada nel continente di Indigo) è il medesimo, e vecchie conoscenze come Brock, Misty o Koga sono ancora lì, nelle loro palestre, pronti a darci battaglia. Quindi nulla sembra essere cambiato, perfino la disposizione dei 151 Pokémon nella vastissima area di gioco è la stessa e ancora è di grande importanza l'addestramento delle creature catturate, che si traduce nell'infinito numero di combattimenti che dovremo vincere per aumentare il livello della nostra squadra di mostriciattoli. Ma è davvero tutto qui? Beh, no. A cominciare dalla piccola guida che è possibile richiamare in qualsiasi momento premendo i dorsali o dal riassunto che apre ogni nuovo caricamento dei salvataggi. Elementi di Rubino e Zaffiro si affacciano insistemente sulla scena, dai combattimenti "due contro due" agli allenatori casuali pronti a combatterci di nuovo, per esempio. Ma non sono tanto questi elementi a rendere Pokémon VerdeFoglia e RossoFuoco un'esperienza "inedita" per chi giocò le versioni storiche quasi dieci anni fa: c'è un buon 25% di gioco del tutto nuovo, che permette di catturare pokémon che ancora neanche esistevano in Rosso, Blu e Verde e di mettere le mani su mostri altresì imprendibili, al fine di completare il nuovo PokéDex che elenca ben 353 Pocket Monsters; è infatti possibile collegare VerdeFoglia e RossoFuoco a Pokémon Colosseum o Rubino e Zaffiro, e scaricare i pokémon faticosamente catturati e addestrati in passato. Ma non è questo l'elemento più innovativo, c'è anche il Wireless Adapter, un sistema del tutto inedito per collegare i Game Boy Advance: invece di sfruttare il canonico link-cable, Nintendo ha incluso nella confezione un piccolo trasmettitore radio tramite il quale è possibile scambiare i pokémon con altri giocatori, sfidarli a duello o semplicemente chiacchierarci tramite un semplice sistema di chat. Benchè da perfezionare (il lag è frequente e fastidioso), il Wireless Adapter è un'idea eccellente e davvero interessante, che sfruttata a dovere potrebbe diventare un must nelle future produzioni per il portatile della grande N.
Due epoche a confronto
In campo tecnico, VerdeFoglia e RossoFuoco non sono altro che la rielaborazione in versione Rubino e Zaffiro degli originali per Game Boy monocromatico. Come si è già detto, perfino la disposizione degli elementi nelle varie locazioni è rimasta invariata: a Celadon City troverete il casinò esattamente dove l'avevate lasciato anni fa: pochi percorsi nuovi sono stati introdotti, più che altro collegati alla quest inedita. Anche i Pokémon non sono cambiati: quelli apparsi in Rubino e Zaffiro presentano i medesimi sprite, per esempio. L'intero campo degli effetti visivi è stato riciclato dalla precedente versione Advance e, insomma, ci troviamo di fronte a un prodotto assolutamente identico e per questo ancora estremamente convincente dal punto di vista grafico, benchè di certo non si tratti di nulla che faccia gridare al miracolo. Per quanto riguarda il sonoro, sono stati remixati tutti i vecchi temi e i jingle presenti negli originali: il risultato è convincente, e benchè l'audio del Game Boy Advance sia tristemente noto per le sue scarse performance, in questo caso abbiamo di fronte un lavoro certosino che ci permette di ascoltare dei motivetti piacevoli e mai noiosi.
Commento
Pokémon VerdeFoglia e RossoFuoco riescono in un difficile compito: appassionare i neofiti della serie e convincere coloro che hanno già amato gli originali. Senza dubbio, ci troviamo di fronte a un'operazione commerciale davvero sfacciata, ma è la cura con la quale è stata realizzata che ci permette di perdonare la grande N per le rivoluzioni che tutti i Pokémon-fan chiedono a gran voce e che continua a non arrivare. RossoFuoco e VerdeFoglia sono un tuffo nel passato, un'occasione per rivivere una delle più belle avventure videoludiche di sempre in un 2004 al quale il monocromatismo sta' stretto. Certo, il tutto sarebbe stato perfetto con il ritorno di alcuni tra gli elementi più convincenti di Rubino e Zaffiro (come le gare di bellezza e il giardinaggio) ma la nuova quest aggiuntiva non fa rimpiangere il prequel. Infine, la "nuova" generazione di Pokémon presenta una longevità incredibile: un'avventura principale di almeno 40 ore, un PokéDex da completare con ben 353 creature (davvero un'impresa titanica) e le possibilità offerte dal gioco in link, adesso impreziosito dal Wireless Adapater. Un remake in grande stile, anche se con un pizzico di amarezza.
- Pro:
- Meccanica ultra collaudata
- Aggiunte apprezzabili al gioco originale
- Il collegamento wireless è un bel passo avanti
- Contro:
- Evidente operazione commerciale
- La rivoluzione è ancora lontana
Tutti conoscono ormai la storia dei Pokémon. Come sono nati, perchè decretarono il successo del Game Boy monocromatico, come sono diventati un fenomeno multimediale mondiale. Sono fatti che ogni videogiocatori che si rispetti ha ben presente, a prescindere dal fatto che apprezzi o meno i mostri tascabili di Nintendo. Semplicemente, i Pokémon sono una fetta di storia del videogioco di fondamentale importanza, sotto molti aspetti e senza conoscerli non è possibile capire, nella maggior parte dei casi, il mercato videoludico com'è adesso. D'altra parte, un elemento che è parte integrante del fenomeno Pokémon è anche quello del "riciclaggio": ogni nuova generazione di videogiochi dedicati a Pokémon ha sempre introdotto elementi inediti nel gameplay della serie, ma ha anche trascinato con se le caratteristiche dei prequel, in un continuo deja-vue ormai fin troppo evidente. Questo ci porta proprio a RossoFuoco e VerdeFoglia, la seconda generazione di Pokémon per Game Boy Advance. Bizzarra iniziativa, invero: RossoFuoco e VerdeFoglia non sono altro che i remake delle storiche versioni Rossa e Verde (in realtà, la versione Verde uscì soltanto in Giappone: in Occidente giunse la versione Blu), aggiornati al 2004 secondo gli schemi tecnico-ludici di Pokémon Rubino e Zaffiro. Ma se nel 1995 Pokémon era un prodotto fresco e innovativo, in grado di decretare il successo del handheld Nintendo, ha senso oggi proporre un remake di un titolo che nulla aggiunge a quelli che abbiamo giocato l'anno scorso?