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Potion Permit, la recensione del life sim che guarda a Stardew Valley

La recensione di Potion Permit ci consente di vestire i panni di un farmacista che deve barcamenarsi in un life sim che guarda a Stardew Valley.

RECENSIONE di Giulia Martino   —   22/09/2022
Potion Permit
Potion Permit
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Lo studio indipendente indonesiano MassHive Media - già autore del RPG a turni Azure Saga: Pathfinder, pubblicato quattro anni fa - è stato tra i protagonisti dello scorso Wholesome Direct 2022 con il trailer di Potion Permit. Azzeccatissimo per i toni rilassati dell'evento, Potion Permit ci aveva da subito interessati grazie alla sua deliziosa pixel art e al suo tema non banale: protagonista è una farmacista in erba e per proseguire nella nostra carriera dovremo combattere mostri, trovare la giusta cura per i malati e guadagnarci la fiducia degli abitanti di Moonbury.

Dopo molte ore in compagnia del titolo sviluppato da MassHive Media, siamo pronti a dirvi cosa ne pensiamo nella nostra recensione di Potion Permit.

Moonbury, arriviamo!

L'immagine di copertina di Potion Permit
L'immagine di copertina di Potion Permit

Capita spesso di curare i protagonisti dei nostri videogiochi preferiti con intrugli di vario genere e pozioni medicamentose, ma vi siete mai chiesti come questi vengano prodotti? Certamente c'è dietro la sapiente mano di un farmacista, esperto conoscitore dei prodotti del mondo naturale e delle loro proprietà. Potion Permit guarda all'arte farmacologica dei secoli passati, quando il farmacista era anche medico, botanico, e magari mago e alchimista, detentore di una conoscenza a tutto tondo.

Dopo un breve editor per costruire l'estetica del nostro personaggio, assistiamo alla conversazione tra il capo della Medical Association della capitale di un mondo di fantasia con la protagonista, inviata nella lontana isola di Moonbury per rappresentare l'associazione. Quando il treno giunge in stazione, incontriamo il sindaco, la moglie e gli altri abitanti del luogo, tutti riuniti nel pub locale per darci il benvenuto. Non tutti sono felici del nostro arrivo: emerge subito uno dei temi che ci seguiranno per il corso dell'intera avventura - completabile in una ventina di ore - ossia l'esigenza di guadagnare la fiducia e il rispetto dei cittadini dell'isola. Sì, perché ci sono dei segreti oscuri nel passato operato della Medical Association a Moonbury.

Esplorando le verdi distese isolane alla ricerca di ingredienti per le pozioni, scopriremo che alcune piante si sono estinte, e troveremo degli strani crateri che rigurgitano un misterioso liquido viola. È evidente che sia accaduto un vero e proprio disastro, e questa è la ragione per cui le conversazioni iniziali con gli abitanti sono spesso fredde e distaccate: sull'isola si respira una forte diffidenza nei confronti di chiunque provenga dalla capitale. Bisogna rimboccarsi le maniche e dimostrare il nostro valore, cominciando con Rue, la figlia del sindaco, malata e bisognosa di cure.

Abbiamo seguito con interesse le vicende dei cittadini di Moonbury e gli sviluppi dei loro rapporti con la protagonista, complice un buon livello di scrittura e un character design che riesce a regalare vita e brio a tutti i comprimari dell'avventura. Tuttavia, una volta esaurite le vicende della piccola cittadina ci siamo sentiti poco invogliati a continuare con il lavoro da farmacista.

Basta un poco di zucchero e la pozione va giù

L'arte farmacologica è al centro di Potion Permit
L'arte farmacologica è al centro di Potion Permit

Dicevamo che l'arte farmacologica è centrale in Potion Permit: tutto ruota intorno allo studio di nuove ricette e al reperimento degli ingredienti negli ecosistemi dell'isola, per poi applicare le nostre conoscenze alla diagnosi dei pazienti e, infine, alla loro cura. Si viene introdotti a queste meccaniche - cuore pulsante del gameplay - tramite Rue, malata da mesi, che non ha beneficiato delle cure proposte dallo stregone Matheo, ostile a tutto ciò che è vagamente attinente al mondo della scienza.

Il primo passo nell'approccio al paziente è la diagnosi: in base a quanto dichiarato dal malato, ci concentriamo sull'esame di una parte del corpo dolorante per scoprire cosa c'è che non va. Il tutto si svolge tramite minigiochi davvero molto semplici, come premere i pulsanti a tempo, oppure ripetere una determinata sequenza di tasti. Ecco, un primo neo di Potion Permit sta proprio qui: i minigiochi risultano presto ripetitivi e banali, non in grado di proporre un seppur minimo grado di sfida, ed è un vero peccato. Una volta terminata questa fase, la farmacista riuscirà a individuare una cura, e a questo punto entra in gioco il nostro fido calderone.

Uno dei minigiochi di Potion Permit
Uno dei minigiochi di Potion Permit

Contrariamente ai minigiochi di diagnosi, il simil-Tetris mirato a "costruire" le pozioni può dirsi davvero ben riuscito, divertente e stimolante. Bisogna utilizzare gli ingredienti - erbe, funghi, ma anche sassi e pelli di orso - tenendo conto della forma loro assegnata ai fini della composizione degli intrugli, rispettando un massimo di elementi utilizzabili e facendo attenzione a coprire esattamente i contorni della pozione in questione. Un gioco di incastri, dunque, che nella sua semplicità riesce però a coinvolgere il giocatore, soprattutto nel caso delle pozioni più avanzate. Una volta terminato il lavoro, si può tornare nella clinica per applicare la cura adatta al paziente.

Svolgere questi passaggi in maniera impeccabile ci consentirà di guarirlo e di aumentare la fiducia degli abitanti di Moonbury nei nostri confronti, permettendoci di scoprire di più sul loro conto, di intraprendere missioni da loro assegnate e così proseguire nella trama di Potion Permit. Lasciare i malati al loro destino significherà perdere prestigio agli occhi della comunità, che si troverà costretta a rivolgersi a Matheo, sempre felice di strapparci qualche paziente: la strategia migliore è dedicarsi ai malati nelle prime ore della giornata e renderli la nostra priorità, compito facilitato dalla prossimità della clinica all'abitazione della farmacista.

Una farmacista avventurosa

Un momento di incontro coi personaggi di Potion Permit
Un momento di incontro coi personaggi di Potion Permit

Si fa presto a pensare che Potion Permit sia tutto qui: diagnosi, elaborazione della pozione adatta, cura del paziente. Non è così: come avviene anche in Stardew Valley - seppur con una spinta più immaginifica e dai forti risvolti fantasy - anche nel titolo firmato da MassHive Media sono presenti sessioni di esplorazione e combattimento, finalizzate al reperimento di risorse e materiali sempre nuovi per le nostre pozioni.

Vi è una coincidenza (funzionale, certo, ma sulle prime un po' curiosa) tra gli strumenti di raccolta e quelli offensivi: martello, falcetto e ascia vanno utilizzati a seconda delle situazioni per spaccare rocce, tagliare steli di basilico e trarre legna dagli alberi, ma sono anche strumenti di morte per le povere bestie che troveremo sul nostro cammino. Diciamo "povere" perché l'IA dei nemici non è certo delle più brillanti, e l'economicità delle cure a nostra disposizione - cibi acquistabili presso il pub locale - unita a livelli spesso bassi di HP degli avversari li renderà carne da cannone da sterminare senza pietà. In un videogioco che parla di valori come il rispetto della natura e guarda con preoccupazione al suo sfruttamento sregolato da parte dell'uomo, ammazzare senza pietà centinaia di animali selvatici con lo stesso falcetto con cui raccogliamo le erbe selvatiche ingenera nel giocatore, alla lunga, un certo senso di perplessità.

L'esplorazione di Potion Permit
L'esplorazione di Potion Permit

Inoltre, le sessioni di raccolta dei materiali si trasformano presto in una vera e propria fatica, complice la richiesta di immense quantità di denaro, legna e rocce per potenziare i propri attrezzi e per scoprire nuove aree del mondo di gioco. Tra i tre il più semplice da guadagnare è senz'altro il denaro: basta dedicarsi a semplici minigiochi (molto ripetitivi, come quelli di diagnosi) per dare una mano all'ufficio postale, in chiesa oppure nella stazione di polizia ed essere ricompensati giornalmente per il nostro "duro" lavoro. Quanto a legna e rocce, dovremo abbattere un'infinità di alberi e dare martellate a destra e manca, e un senso di forte ripetitività sarà inevitabile.

È un peccato, perché il gameplay loop di Potion Permit è efficace e piacevole, capace di generare una spirale di piacevoli attività, inframmezzate da gradevoli interazioni con gli abitanti di Moonbury, che ci ha ricordato da vicino Stardew Valley. Come accennato, però, Stardew Valley traeva linfa e vivacità da elementi fantasy e soprannaturali, mentre Potion Permit resta, alla lunga, troppo prosaico e ancorato a necessità pressanti e concrete - cerca il gelsomino, spacca legna, uccidi l'orso - per spiccare il volo.

Gioia di vivere in pixel art

La direzione artistica di Potion Permit riserva qualche sorpresa
La direzione artistica di Potion Permit riserva qualche sorpresa

E dire che la direzione artistica ce la mette proprio tutta per trasmettere un senso di bellezza: dal lavoro di MassHive Media traspare una profonda conoscenza della pixel art e uno spiccato talento per costruire un mondo coerente da un punto di vista artistico. In questo senso, le scelte di design di Potion Permit ci hanno ricordato Eastward, altro titolo di produzione orientale, tra i più brillanti dello scorso anno sotto il profilo estetico.

Dal punto di vista tecnico, non abbiamo avuto alcun problema con la configurazione di prova: Potion Permit non è esigente e i requisiti minimi di sistema sono piuttosto accomodanti. Nel periodo precedente all'uscita del gioco, il team ha rilasciato diversi aggiornamenti a correzione di alcuni bug di cui non abbiamo avuto esperienza diretta. Abbiamo apprezzato il sound design, capace di fare da piacevole contrappunto all'avventura, con alcuni temi orecchiabili (e fischiettabili nel tempo libero!). Consigliamo, se possibile, di usare le cuffie per un effetto avvolgente; peccato per alcune brusche transizioni negli effetti sonori in alcune scene d'intermezzo e situazioni di gioco.

Potion Permit non è localizzato in italiano
Potion Permit non è localizzato in italiano

Infine, vi ricordiamo che Potion Permit non è al momento munito di una traduzione in lingua italiana: per apprezzare al meglio i particolari della storia, leggere le interessanti descrizioni di pozioni, ingredienti e abitanti di Moonbury - sbloccabili guadagnando la loro fiducia e svolgendo missioni per loro - sarà necessario avere una buona conoscenza della lingua inglese.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Multiplayer.it
7.2
Lettori (2)
8.4
Il tuo voto

Lo studio indonesiano MassHive Media brilla nel costruire una storia e dei personaggi convincenti, e l'idea di vivere la vita di una farmacista in erba - senz'altro originale nel panorama videoludico - si rivela vincente e stimolante per i giocatori. Peccato per un gameplay loop che alla lunga non riesce a sfuggire alla ripetitività, ma si tratta di un titolo che sarà certamente apprezzato dagli appassionati di life sim non convenzionali.

PRO

  • Originale l'idea di interpretare una farmacista
  • Fantastica direzione artistica
  • Storia interessante e personaggi ben scritti

CONTRO

  • Il grinding dei materiali diventa alla lunga una sofferenza
  • Scontri ripetitivi e pessima IA dei nemici
  • Minigiochi davvero troppo semplici