Quattro anni fa recensivamo Predator: Hunting Grounds e il titolo di IllFonic non riuscì a convincerci fino in fondo. Anzi, nonostante la filosofia di base condivisibile, interessante e in tutto e per tutto consona agli standard di ogni multiplayer asimmetrico che si rispetti, il gioco dedicato al protagonista dei celebri B-movie degli anni Ottanta in realtà non ci aveva convinti affatto. Colpa di tutta una serie di difetti strutturali, legati al gameplay, e culminati in un comparto grafico-tecnico davvero difficile da digerire all'epoca, in cui certo la next gen era ancora al di là da venire, ma dove PlayStation 4, Xbox One e compagnia avevano già dato prova di poter gestire molto di più con molte meno risorse.
Eppure, rieccoci qui. È davvero difficile sottrarsi a un cacciatore pericoloso come quello del notissimo franchise, che in almeno due spinoff cinematografici (non canonici) ha dato parecchio filo da torcere persino agli xenomorfi. Cos'è cambiato da allora? Grossomodo l'aspetto esteriore, ve lo anticipiamo: Predator: Hunting Grounds su PlayStation 5 e Xbox Series X|S non è né una remaster né un remake, bensì un aggiornamento generazionale - discreto, ma pur sempre un aggiornamento. Siamo tornati tra boschi insidiosi e basi militari appositamente per voi, riconfermando buona parte dei difetti della prima versione, ma anche una certa dose di accorgimenti della quale bisogna pur tenere conto.
Predator: Hunting Grounds, nuovo lancio e nuovi contenuti
Riportando Predator: Hunting Grounds sulle console di attuale generazione, IllFonic si pone chiaramente l'obiettivo di attirare una nuova fetta di utenza: quella che quattro anni fa, per un motivo o per un altro, avevano del tutto trascurato (o presto dimenticato) il primo arrivo del cacciatore alieno su PlayStation 4 e su PC. Le modalità della riproposizione difficilmente faranno contenti, però, i fan di vecchia data, dal momento che questi ultimi - ammesso che abbiano continuato per quattro anni ad entrare in partita in compagnia di altri tre amici online - si ritroveranno costretti a riacquistare nuovamente lo stesso titolo a 19.90 euro. È pur vero che la "vecchia" versione resta disponibile, ma anche solo simbolicamente non sarebbe poi stato così difficile accontentare i possessori della licenza su console.
Tanto più che tra le novità che accompagnano il lancio di Predator: Hunting Grounds su console di nuova generazione vi è ufficialmente il cross-play tra tutte le piattaforme, probabilmente anche per rimediare la scarsità di giocatori su singola piattaforma. Ancora, una serie di contenuti inediti vorrebbe arricchire ulteriormente l'esperienza di gioco: tra questi ultimi va segnalata la presenza di un nuovo alieno, preso di peso dal "recente" film Prey, il quale - a differenza del Predator standard - può utilizzare in battaglia uno scudo energetico e, come arma, delle frecce molto particolari. Prima di strapparvi i capelli sappiate che questo era un contenuto aggiuntivo per chi aveva deciso tempo fa di effettuare il preordine della nuova versione di gioco; dunque, se tanto ci dà tanto, resterà un contenuto a pagamento. Abbiamo avuto modo, comunque, di valutare in partita l'efficacia del nuovo personaggio, e non abbiamo rilevato particolari sbilanciamenti all'esperienza di gioco.
Le modalità di gioco restano fondamentalmente le solite, come d'altra parte è rimasto inalterato tutto il resto, coi suoi pregi e i suoi difetti. Nella modalità standard, quattro giocatori umani devono completare una serie di missioni all'interno di una mappa, minacciati costantemente dal pericoloso Predator (controllato da un quinto giocatore); nella modalità secondaria, due squadre da quattro giocatori umani si scontrano per il controllo dell'area, e rispettando determinate condizioni un membro del team può trasformarsi in alieno per fare strage dei nemici. La filosofia del multiplayer online asimmetrico può piacere o non piacere, ma di certo come esperienza in sé Predator: Hunting Grounds non ha dal punto di vista teorico nulla da invidiare a tanti altri titoli simili, mentre a livello di mappa di gioco e varietà è rimasto, negli anni, molto carente.
Le prestazioni su console di attuale generazione
I contenuti aggiuntivi e un minimo innovativi di Predator: Hunting Grounds, rispetto al passato, si riducono a quanto già indicato e a pochi nuovi collezionabili sbloccabili in partita. La vera "novità" consiste, com'è ovvio, nelle rinnovate prestazioni su console di attuale generazione: chi si approccia oggi al titolo di IllFonic, rispetto al 2020, si aspetta nuovamente che qualcosa sia cambiato, anche dal punto di vista visivo. Ed è così, infatti; anzi, forse il vero e proprio punto di rottura rispetto al passato consiste proprio nel rinnovato comparto grafico-tecnico dell'intera produzione. Per contro, da valutare c'è poco altro, e in quattro anni di tempo ce ne sarebbe stato in abbondanza per insistere su alcuni aspetti (limitati) del gameplay, sui quali forse non è il caso di tornare ad infierire.
Dal punto di vista delle prestazioni, nel corso della nostra esperienza col titolo su PlayStation 5 abbiamo riscontrato innanzitutto un framerate notevolmente migliorato (contro i cali di quattro anni fa), se non granitici comunque stabilissimi a 60 FPS in tutte le situazioni. Il dettaglio grafico e la definizione di ogni singolo elemento di gioco è stato inoltre potenziato, mentre al tempo stesso sono scomparsi tutti quegli effetti di aliasing, caricamento in ritardo delle texture e in generale tempi di caricamento eccessivi tra un filmato e la sessione di gioco, o viceversa. Ora, insomma, si può fruire di Predator: Hunting Grounds al massimo delle sue prestazioni, anche su console, e visivamente parlando è difficile non rimanere soddisfatti, soprattutto considerando che si tratta di un titolo online dalla mappa discretamente ampia.
Bisogna però considerare che dal punto di vista dell'espirazione e della mole di dettagli a schermo, in generale, Predator: Hunting Grounds era carente all'epoca ed è carente ancora oggi. I personaggi presenti, nonostante le personalizzazioni, sono tutti simili, che si tratti dei soldati dei "buoni" o dei Predator "cattivi"; senza considerare che i nemici umani sono distinguibili appena per la presenza di un armatura corazzata che differenzia i soldati semplici da quelli specializzati, salvo poi ricordare che l'intelligenza artificiale di entrambi è semplicemente demenziale e non è stata rivista in alcun modo. Insomma, l'esperienza di gioco è stata sì snellita, ottimizzata e un minimo raffinata nella sua fruibilità, ma alcuni elementi strutturali (gunplay, varietà nelle missioni, intelligenza dei nemici) sono invece rimasti fermi al 2020, e non se ne capisce il motivo.
Conclusioni
Predator: Hunting Grounds torna su console di attuale generazione dopo essersi rifatto il look, aver migliorato le prestazioni generali e introdotto una manciata di contenuti aggiuntivi, la maggior parte dei quali a pagamento. È poco per giustificare l'acquisto ex novo dello stesso gioco di quattro anni fa, ancor meno per ambire a qualcosa di più della mera sufficienza, che comunque questa volta ci sentiamo in grado di assegnare. Il motivo è semplice: dopo gli accorgimenti grafici, tecnici e minime rifiniture alla fruibilità del gameplay, finalmente Predator: Hunting Grounds si mostra almeno soddisfacente per coloro che vogliano investire 20 euro e vestire i panni del proprio cacciatore intergalattico preferito. Tutti gli altri, comunque, possono ancora una volta passare oltre senza grandi rimpianti. Anzi: senza alcun rimpianto.
PRO
- Prestazioni e grafica molto migliorate
- Come multiplayer asimmetrico funziona bene
- Il nuovo Predator varia un minimo le partite
CONTRO
- I nuovi contenuti sono a pagamento
- Le mappe e le modalità di gioco sono ancora pochissime
- Senza amici diventa ripetitivo dopo una decina di partite