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Project Zero: Maiden of Black Water, la recensione della remaster di Fatal Frame

Realizzata per celebrare i 20 anni di Fatal Frame, la remaster dell'ultimo capitolo approda anche su PS5: la recensione di Project Zero: Maiden of Black Water.

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   27/10/2021
Project Zero: Maiden of Black Water
Project Zero: Maiden of Black Water
News Video Immagini

Nato nel 2001, il franchise di Fatal Frame partiva da un presupposto affascinante, andando a esplorare il legame tra i fantasmi e la capacità delle macchine fotografiche di imprimerne l'immagine su pellicola. Ponendosi quindi una domanda: se ci fosse una macchina in grado non solo di consentire alle persone di vedere gli spiriti, ma anche eventualmente di sottrargli energia a ogni scatto?

Questo concetto ha trovato nel 2014 su Wii U una sorta di consacrazione, sviluppando ulteriormente le meccaniche viste su Wii e 3DS un paio di anni prima e sfruttando il GamePad della console per simulare appunto l'uso di una fotocamera. In occasione del ventennale della serie, proprio quest'ultimo episodio è stato scelto per una remaster celebrativa, ed ecco la recensione di Project Zero: Maiden of Black Water.

Storia

Project Zero: Maiden of Black Water, la protagonista Yuri Kozukata
Project Zero: Maiden of Black Water, la protagonista Yuri Kozukata

La storia di Project Zero: Maiden of Black Water si ispira a fatti reali, traendo spunto dai drammatici eventi che coinvolgono la cosiddetta "foresta dei suicidi" di Aokigahara e, in generale, la tematica delle persone che decidono di togliersi la vita, da sempre di grande attualità in Giappone. Le vicende del gioco ruotano in questo caso attorno al misterioso Monte Hikami: un luogo inquietante, che dopo il tramonto viene infestato dagli spiriti.

La protagonista dell'avventura è Yuri Kozukata, una ragazza che in passato stava appunto per togliersi la vita ma è stata salvata da Hisoka, la proprietaria di un negozio di antiquariato che possiede la leggendaria Camera Obscura: un'antica macchina fotografica che può percepire i fantasmi, fotografarli ed eventualmente danneggiarli per fare in modo che finalmente "passino oltre".

Yuri non è tuttavia l'unico personaggio che ci troveremo a controllare in Maiden of Black Water: nel corso della campagna, suddivisa in quindici capitoli chiamati "drop", gocce, potremo vestire i panni anche di Ren Hojo, uno scrittore che studia le leggende popolari legate al concetto di morte, e di Miu Hinasaki, una ragazzina che avremo modo di salvare durante le nostre spedizioni sul Monte Hikami.

La montagna è maledetta, non ci sono dubbi: le persone che lo visitano nottetempo senza fare ritorno vengono influenzate da fantasmi rancorosi, che prendono possesso del loro corpo spingendoli al suicidio. Yuri può percepire queste presenze grazie a una capacità innata che, in combinazione con la Camera Obscura, le servirà per far luce sulla scomparsa di una serie di ragazze e sulla misteriosa donna che sembra avere il controllo delle acque nere che scorrono nelle profondità della montagna.

Gameplay

Project Zero: Maiden of Black Water, Yuri esplora di notte il Monte Hikami
Project Zero: Maiden of Black Water, Yuri esplora di notte il Monte Hikami

Il gameplay di Project Zero: Maiden of Black Water è quello di un survival horror di stampo classico, per molti versi datato già ai tempi della pubblicazione originale. Il controllo del personaggio è relativo allo schermo e la visuale può essere regolata liberamente, ma c'è davvero tanta legnosità nei movimenti e capita dunque di sentirsi intrappolati e impotenti quando ci si trova un fantasma di fronte all'improvviso, incastrandosi nello scenario nel semplice tentativo di indietreggiare.

La meccanica che regola il sistema di combattimento, dunque l'uso della Camera Obscura, viene gestita su PS5 tramite una combinazione di controlli standard e giroscopio, quest'ultimo chiamato in causa per inclinare l'obiettivo e catturare nell'inquadratura due spiriti insieme oppure le loro manifestazioni volanti per poi scattare: un'operazione che accumula gradualmente l'energia necessaria a sferrare il Fatal Frame, ovverosia un poderoso attacco che spesso chiude lo scontro.

Project Zero: Maiden of Black Water, l'uso della Camera Obscura durante i combattimenti
Project Zero: Maiden of Black Water, l'uso della Camera Obscura durante i combattimenti

La fotocamera è insomma la nostra unica arma nel gioco, e come tale potremo potenziarla fra una missione e l'altra, utilizzando i punti guadagnati per acquistare pellicole più o meno potenti e più o meno veloci nella ricarica, ma anche montare lenti differenti e sfruttare manovre speciali spesso legate ai singoli personaggi, che consentono di rallentare i nemici, di scattargli varie foto in sequenza o di infliggere loro danni supplementari.

Chiaramente l'esperienza non si esaurisce nella semplice esplorazione di uno scenario e nell'affrontare i fantasmi legati a tale luogo. Ci sono ad esempio puzzle che vanno risolti trovando specifici oggetti e sfruttando i poteri della Camera Obscura per sbloccarne altri, ma le ambientazioni sono effettivamente poche e il backtracking, per quanto giustificato narrativamente, diventa ben presto una presenza ingombrante.

Project Zero: Maiden of Black Water, Miu e la Camera Obscura
Project Zero: Maiden of Black Water, Miu e la Camera Obscura

L'impianto di Maiden of Black Water può contare su alcune idee interessanti, sebbene implementate senza troppa convinzione. Immaginiamo ad esempio che la versione Nintendo Switch in modalità portatile possa sfruttare appieno la meccanica dell'uso reale della Camera Obscura, ma abbiamo espresso qualche perplessità in tal senso anche ai tempi della recensione dell'originale per Wii U: l'uso del giroscopio non è sufficientemente veloce e preciso e così negli scontri più difficili è d'obbligo ripiegare sugli stick analogici.

Il gioco vanta senza dubbio delle atmosfere notevoli e un senso di tensione costante che però non viene sfruttato a dovere per incutere terrore nel giocatore, a meno che non abbia lo spavento facile. Mancano praticamente del tutto i jumpscare, se non in una declinazione molto delicata, e il grado di sfida in generale si conferma permissivo, mettendoci a disposizione un'ampia quantità di pozioni curative e oggetti in grado di contrastare gli effetti dell'acqua maledetta del Monte Hikami.

Grafica e sonoro

Project Zero: Maiden of Black Water, Yuri sta per essere attaccata da uno spirito
Project Zero: Maiden of Black Water, Yuri sta per essere attaccata da uno spirito

Se in termini di gameplay e struttura Maiden of Black Water non è ovviamente cambiato rispetto al 2015, eravamo curiosi di capire quanto impegno fosse stato profuso nell'adeguamento tecnico del gioco rispetto agli standard odierni. Ebbene, purtroppo non c'è di che essere entusiasti e lo si capisce fin dalla sequenza introduttiva, troppo scura e sporca già ai tempi di Wii U e a maggior ragione inadeguata oggi.

I modelli poligonali dei personaggi sembrano di fatto l'unico elemento verso cui è stata prestata una certa attenzione, con un resampling delle texture e qualche modifica degli shader che, in combinazione con il passaggio a una risoluzione sostanzialmente più alta, hanno conservato la bellezza di Yuri anche sulle piattaforme next-gen come PlayStation 5, che possono peraltro godere di un frame rate portato a 60 fps.

Project Zero: Maiden of Black Water, il modello di Yuri appare molto curato nella remaster
Project Zero: Maiden of Black Water, il modello di Yuri appare molto curato nella remaster

Peccato che le geometrie siano rimaste inalterate, così come le animazioni: la buffa corsa della ragazza fa ancora sorridere. Il problema grosso sono però gli scenari, che in un horror game di questo tipo svolgono un ruolo fondamentale e che qui vediamo costantemente ricoperti di trame a bassa definizione, che danno il peggio nelle inquadrature più ravvicinate e confermano come in tal senso non sia stato fatto praticamente nulla.

Il comparto sonoro è un mix di suoni e versi inquietanti, in grado di contribuire in maniera importante al tono generale dell'avventura, e questa edizione consente di ascoltare i dialoghi in inglese o in giapponese, senza però dei sottotitoli in italiano. Gli extra, infine, sono rappresentati unicamente da un tradizionale photo mode e da una certa quantità di costumi sbloccabili per i personaggi.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 5
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store, Nintendo eShop
Prezzo 39,99 €
Multiplayer.it
6.8
Lettori (13)
7.2
Il tuo voto

Project Zero: Maiden of Black Water celebra i venti anni di Fatal Frame con una remaster che cura l'aspetto dei personaggi, aumenta la risoluzione e raddoppia il frame rate ma non va ad agire sulla qualità degli scenari, che presentano texture in bassissima definizione. Mancanze tecniche che si aggiungono a quelle del gioco originale del 2015, già di per sé datato sotto molti aspetti, ma non ne intaccano l'incredibile atmosfera e la direzione artistica. Sono proprio questi elementi a rendere ancora oggi affascinante l'ultimo episodio di Fatal Frame, pur con tutti i suoi evidenti limiti.

PRO

  • Grande atmosfera, ambientazione affascinante
  • Campagna discretamente lunga e con diversi finali
  • Personaggi ben curati e 60 fps

CONTRO

  • Scenari sporchi e poco definiti, texture in bassa risoluzione
  • Controlli macchinosi, tanto backtracking
  • Tradotto solo in inglese